M.Sperone
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SALITA AL M.SPERONE MT.1262
Il M.Sperone visto da Sud
Presso la croce di vetta del M.Sperone, a sx Ludovico ed a dx il panorama verso il Lago del Mis
Dalla vetta del M.Sperone: a dx la Roa Bianca, Prabello ed a sx cima di Picòla
Il M.Sperone si erge sulla dx orografica della valbelluna, a
confine con la val del Mis.
E' costituito da una lama di roccia molto ardita che si
impenna sopra Sospirolo.
E' accessibile da Sospirolo, mentre dalla val Pezzericola e
dalla costa dei Lares la salita e' ripidida ed ardua a causa
dei dissesti del terreno.
L'inizio del sentiero, che e' segnato in rosso (recente nel
1992) e' a case lovatel, la localita' e' raggiungibile da
Sospirolo prendendo come indicazioni la Chiesetta degli Alpini
e salendo per strada asfaltata e poi bianca, quindi ancora
asfaltata fino a quota mt. 813 dove vi e' uno spiazzo per
parcheggio ed una casera ben tenuta.
Qui' inizia la segnaletica in rosso.
Il sentiero passa a sinistra della casera e punta diritto
verso la montagna, salendo ben battuto e visibile. Con qualche
tornante subito prende quota e quindi traversa lungamente
verso nord-est, in direzione del Col del Dof ,ad un bivio
mantenere la destra. Si oltrepassa un ghiaione sottocroda.
Superato un punto panoramico dove sono stati formati dei
cumuli di pietre, probabilmente per pulire il pascolo,
oppure c'e' chi ipotizza il luogo di antichi confini dei pascoli, il
sentiero si inoltra nel bosco pressoche' in quota ed incrocia
un altro sentiero molto battuto ed incavato che proviene
anc'esso da Sospirolo, e qui' si gira in salita a sinistra,
verso la montagna.
Si perviene attraverso un bel sentiero scavato nella roccia
alla forcella pratosa "Al Pradel" che separa il Col del Dof
(mt. 1154) dal m.Sperone (mt.1262)
A nord di questa forcella, una traccia di sentiero scavato
nella roccia sembra aggirare il Col del Dof a nord, ma essa e'
attualmente inaccessibile senza mezzi alpinistici, in quanto
la parte nord della forcella presenta un salto di parecchie decine di metri.
Si diparte anche un sentiero ben largo verso nord (direzione
di forc.Zana) in leggera discesa; esso ben presto si
interrompe in corrispondenza di un salto di roccia. Si pensa
possa essere un sentiero ad uso forestale, senza sbocco nella sottostante
Costa dei Fagher. La traccia larga scende ma e' franata.
Dalla forcella di segue verso Nordest la dorsale erbosa per un
sentierino che ben presto diviene molto aereo, seguendo il
filo di cresta della lama di roccia che porta in vetta al monte.
Sulla vetta vi e' una croce alta circa quattro metri ed un
piccolo capitello di legno ove e' costudito il libro di vetta.
Ore 1.15 circa. Dislivello mt. 450 circa. Non c'e' acqua sul percorso.
L' affilata crestina di roccia che porta in vetta
Curiosita' storiche relative alla bassa val del Mis e M.Sperone
La nota storica piu' antica riguardante la Val del Mis ci viene dal Piloni, storico bellunese, il quale scrive:
.....Il decimo nono giorno di ottobre (nb.1499)
mandorno quattro suoi Cittadini al Castello Agordino, al loco di
Ruit, alle Cadene, et al Canalle de Misso: assegnandoli una
buona squadra de soldati per ognun di loro, accio' difendessero
quei passi dalle gente del Sforza, et d'altri che tentassero
dannificare el territorio Bellunese..."
Vi e' nel volume di G.Alvisi (Belluno e sua provincia, anno 1856) una lettera riportata integralmente , datata 1527, cosi' titolata: "Relatio viri nobilis Bernardi Balbi, reversi Potestatis et Capitanei Feltri praesentata Dominio die ultimo octobris MDXXVII" indirizzata al Principe Serenissimo di Venezia.
In questa interessantissima missiva, il B.Balbo discerne sui valichi strategici a difesa del territorio feltrino e tra l'altro scrive:
"....il septimo e' nominato Canal del Mis, qual die esser custodito da Feltrini et Bellunesi, per esser et spettar ad ambedue populi pro dimidio; et perche' per un loco chiamato Gosaldo, confinante con la Val de Primier, se pol descender in ditto Canal, per il qual discorre un fiume chiamato el Cordevole, e' consueto ad farsi un bastione in un cole dito Piera Mula posto in ditto canale verso il feltrino; perche' dalla parte del fiume li Bellunesi soleano fargen un altro, nelli quali cum fanti dusento per parte se pol impedir ogni exercito de fanteria, che venise ad dani de luno et laltro Territorio; per perche' ditto canal nol pol descender, se non fanti a piedi cum carnieri, etc....."
Si denota da queste poche righe, innanzitutto, che il Canal del Mis era la linea di demarcazione pacifica tra i territori feltrini e bellunesi, tant'e' vero che la difesa della valle spettava sia alle genti feltrine che a quelle bellunesi (pro dimidio...).
Salta subito all'occhio l'errore grossolano del B.Balbo che pone il fiume Cordevole nella Val del Mis, probabilmente l'errore era dovuto a conoscenza indiretta e riportata del luogo.
Dalla parte del Cordevole i Bellunesi presidiavano la valle alla localita' ancor oggi denominata "I Castei" dove vi era il Castel Agordino sito sul colle centrale della valle e riportato in buona evidenza anche nella cartografia sin dal sedicesimo secolo.
Una missiva intorno al 1600 di "Podestae Capitanio Francesco Soranzo" di Belluno indirizzata al Serenissimo Principe di Venezia (Alvisi-1856) scrivendo delle difese della zona amministrata dalla Cividal di Belluno, localizza i bastioni difensivi a nord di Belluno in luoghi ben precisi:
"... il paese da tutte le parti e' aperto. Solevano ben altre volte esservi cinque luoghi tenuti per fortezze, tre verso l'Alemagna, et altre due verso il Trevisano, et Friuli. Li primi sono la chiusa di sopra d'Agort, il secondo Castel Agordino, posto sul canale che va da Cividal in Agort, et il terzo la Gardona sul canale corrente che va verso il Cadore, gli altri due verso Serravalle chiamati Casamatta e l'altro San Boldo verso Valdemareno..."
In Val del Mis Il passaggio era angusto, talvolta sostenuto da ponticelli in legno e questo viene confermato dal Balbo che cita il percorso come pedonale.
Del resto anche A.Guernieri in una scrittura sul Bollettino della Sez. Cai di Agordo del 1875 (Le Vette Feltrine - pag.309-310) riporta
"...incominciai il canale (Na: Del Mis) discendendo per le Tranze, nome di una strada mulattiera che corre a destra e in alcuni luoghi quasi verticalmente al sottoposto torrente e congiunta fra roccia e roccia da qualche trave mal incassato. Varcate le Tranze, arrivai al sentiero della Falcina, cosi' chiamato dal rivo ch'esce dalla piccola valle d'equal nome e in cui un'erronea tradizione lascia detto rinvenirsi qualche pagliuccia d'oro... "
Il sentiero delle Tranze era evidentemente quello che percorreva la destra orografica della Val del Mis.
Ma i bastioni difensivi della Val del Mis potevano essere aggirati abbastanza agevolmente scavalcando il M. Sperone.
Infatti una larga mulattiera oggi in parte franata (sul versante nord del monte) consentiva questa possibilita'.
Salendo il M.Sperone da Sospirolo per sentiero segnato, effettivamente salta all'occhio qualcosa di insolito: la mulattiera che sale e' molto larga ed addirittura intagliata nella roccia e massicciata con una carreggiata sorprendente nei pressi del Pradel che separa il M.Sperone dal Col del Dof.
Ritaglio da Carta napoleonica militare del francese Bacler d'Albe del 1802
'Cartè gènerale du Thèatre de la guerre en Italie ...)
Da notare la traccia che da Cergnai (?) porta oltre la Val Falcina in Val del Mis
E' difficile pensare che per usi pastorali si sia fatto un tale lavoro, anche perche' il pascolo presente il loco e' ristretto e la costa prativa e' molto ripida.
La mulattiera, superata la sella del Pradel, cala diagonalmente a nord molto ampia (ma franata in parte) in direzione della Costa dei Lares e giu' a tornanti al Pian della Falcina.
E' evidente che questo percorso cosi' largo doveva essere una alternativa allo stretto percorso delle Tranze.
Si notano inoltre, sulla cresta erbosa che porta alla affilata cresta del M.Sperone due ripiani sicuramente fatti dall'uomo di dimensioni 3x5 mt. circa.
(Puo' darsi che siano dei ripiani ad uso teleferiche per trasportare verso valle il legname portato su dal versante nord del M.Sperone).
Oltre alla curiosita' sul fatto delle pagliuzze d'oro della Val Falcina, il S.Casara nel suo libro sulle "Dolomiti di Feltre" del 1969 ci riporta la notizia che nella Val Falcina sono state rinvenute delle ascie di bronzo catalogate come reperti romani. Si suppone che il metallo per la costruzione delle stesse venisse estratto dalle miniere della vicina Val Imperina.
Questo fatto sicuramente affascina e motiva ulteriormente chi voglia intraprendere la riscoperta di questi luoghi che oltre all'ambiente selvaggio ed incontaminato sono anche ricchi di storia da scoprire.