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Duranno-C.dei Preti - Piumovimento trekking dalle Dolomiti

(Sito parzialmente in costruzione)
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Duranno-C.dei Preti

Dolomiti > Dolom Friulane

(in lavorazione)


NB: questi appunti di cammino sono stati redatti alla buona dagli anni '70, alcune descrizioni potrebbero essere obsolete riguardo eventuali infissi metallici, agibilità di baite, frane su sentieri. Alcune foto sono d'epoca ('70-'80) digitalizzate e possono essere interessanti per stimare la diversità di vegetazione.

Le descrizioni e le ricerche sono di Gian Garzotto





   Anello della Val Zemola
                                                per Cas.Bedin, Rif. Maniago, Cas.Galvana

Si tratta di un percorso ad anello con stupendo panorama sul
gruppo del M. Duranno, del M.Borgà e frontalmente, a sud, sul Col Nudo.
Il percorso si svolge nel Parco Naturale delle Dolomiti Carniche.
Il giro può essere svolto in un giorno con un impegno di
circa otto ore escluse le soste, oppure in due mezze
giornate, con pernottamento al Rif.Maniago. Quest'ultima e' l'alternativa consigliata.
Il percorso non e' impegnativo, tuttavia richiede particolare
attenzione nel tratto tra il rif. Maniago e la Cas.Galvana,
in quanto il sentiero e' franato in piu' punti.


Avvicinamento

Percorrendo la statale che congiunge Longarone a Cimolais, ad
Erto per un bivio si seguono le indicazioni per la Val Zemola
e rif. Maniago e si sale dapprima per strada asfaltata
superando la chesetta di S.Liberale e poi per strada bianca,
inoltrandosi per la val Zemola alti e per stradina molto  ardita
ed esposta.(Molti parcheggiano l'auto al limite dell'asfalto, presso un
tornante, fuori dalla valle a m.975, inoltrandosi a piedi per
la val Zemola con un perditempo di circa mezz'ora.)
Si giunge al limite del Parco naturale delle Dolomiti
Carniche dove vi e' un parcheggio abbastanza capace.
Nei pressi, sopra ad un colle (fontana d'acqua) vi e' la Casera
di Mela.(m.1172) .(Da Belluno circa 40 minuti d'auto)


Descrizione del percorso

Dal parcheggio ci si dirige verso valle sino ad un bivio.
Si sale a dx verso la Casera di Mela (consigliabile
rifornimento  di acqua) e si segue la pista forestale che si inerpica
dapprima nel bosco e poi taglia diagonalmente in moderata
salita tutta la costa sottostante le cave di marmo.
Si supera m.1330 una caseretta con un vecchio verricello
arruginito e si prosegue lasciando a dx una pista che ci
raggiunge a tornanti e proviene sempre dal parcheggio della
Val Zemola, passando per Cas. Ferrera. (e' un'alternativa al
percorso descritto)
Si prosegue sempre diritti aggirando la costa boscosa e poi
tre tornanti ci fanno prendere quota (da un tornante si
scorge in alto la Cas. Bedin) e si sale il lungo rettifilo
che punta verso la galleria che porta alle cave.
La galleria non si raggiunge perche' bisogna seguire a dx un
sentiero (segnaletica) che ci fa invertire il cammino e
con qualche piccolo saliscendi ma sempre grossomodo alla
stessa quota ci porta al rivo d'acqua perenne che scende
dalle creste dal M.Citt\'e0. (Piano di Tamarie m.1717).
Oltrepassato il rivo in qualche minuto si raggiunge la casera
Bedin di sopra a m.1711.

NB: Circa ore 2.30  dal parcheggio di Val Zemola. Copertura
telefonica buona  a Cas. Bedin di sopra. La Casera Bedin
presenta vano notte con sei posti su tavolato, possibilita' di fare fuoco,
fontana d'acqua. Al 2002 Non vi sono stoviglie nè pentolame.

Si prosegue per buon sentiero che passa dinnanzi alla casera
verso nord e ci si inoltra in discesa per il bosco di pini e faggi.
Si perde quota per circa cinquanta metri e si attraversa per
una larga cengia sotto a rocce con un grande landro, esse si
aggirano pervenendo ad un rivo che cala da forc.Pagnac di fuori.
Si oltrepassa la valletta e subito si lascia a sinistra il
.sentiero che sale per il percorso Zandonella e si segue a dx
in leggera discesa il sentiero ben battuto che con molti
saliscendi, superata una fonte d'acqua , attraversa tutta la
 testata della valle, sempre tendenzialmente in leggera discesa.
Si superano due greti di  torrente e sulla dx orogr. di uno di essi
(in  alto la forc. della spalla) vi e' un bivio (segnaletica) che
consente di scendere a valle senza passare per il rif.
Maniago. (circa un'ora per ritornare al parcheggio)
Si prosegue nel bosco  sempre con saliscendi, il sentiero e'
sempre ben visibile e ben segnato, oltrepassato un altro
bivio si perviene al rifugio lateralmente ad esso, da ovest
in circa dieci minuti. (Mt. 1698)
Ore 1.45 circa dalla cas. Bedin di sopra.

NB: Il rifugio Maniago sorge sulle rovine della Cas. Bozzia,
e' gestito privatamente. Di fianco ad esso una chiesetta . A
dx una fontana. Una pista forestale vi ginge molto vicina.
(vi e' copertura telefonica cellulare)  

Si prosegue passando dinnanzi alla chiesetta e calando per un
sentierino  seguendo le indicazioni per casera Galvana.
Si oltrepassa una fonte d'acqua sotto alle rocce e poi il
sentiero prosegue superando una serie di vallette in discesa
ma anche con piccoli saliscendi.
Calati per un costone di faggi con molta foglia nel fondo, lo
si aggira e si perviene ad un ghiaione che andra' superato
diagonalmente (sentieri di bestie lo tagliano in piu' punti).
Si superano ancora molti canaloni (acqua) con continui
saliscendi e poi si supera un ultimo canale roccioso
sconvolto dalle alluvioni riprendendo aldil\'e0 la mulattiera
sommersa dalle foglie (parapetti in legno) .
La mulattiera compie dapprima punta verso la costa boscosa  
ma poi compie un tornante e sale verso la cima della costa
diagonalmente e poi per un canalino roccioso.
Si esce poi diagonalmente verso ovest sulla costa prativa
molto panoramica (panchina in legno ) dalla quale si gode un
bellissimo panorama sulla Val Zemola e sul Duranno. Da qui si
vede bene la casera Galvana al di la del vallone, verso sud.
Paletti con segnaletica sul terreno.

NB: questa costa e' discendibile senza salti od interruzioni
sino sulle ghiaie della Val Zemola. Naturalmente la discesa
e' piuttosto ripida e priva di segnaletica. E' possibile
calare giu' proprio dalla panchina di legno oppure aggirando
la testata del colle verso nord, per il sentiero appena salito.  

Si sale per il fio di cresta e poi con un passo in discesa si
riprende il sentiero  che in leggera discesa taglia la costa
boscosa e passando una ventina di metri sotto alla forcella
Forca, (Bivio per Val Zemola) raggiunge la casera Galvana a
mt. 1613. Ore 2.15 dal Rif.Maniago.

NB: La casera 'è in ottimo stato, vi e' un Larin, tavola ,
tavolato per pernottare. Legna da ardere. Non mi sembra vi
sia acqua nelle immediate vicinanze.

 Si ritorna al centro della valletta, sotto alla forcella dove
vi e' il bivio e si riprende il sentiero che cala a valle (segnaletica).
Si scende a stretti tornanti gi\'f9 per la valletta per sentiero
ben battuto e ben visibile. (La valle e' della Al b\'f9s de la Galvana)
Il sentiero poi  attraversa la valletta e si porta sulla
sinistra orografica ed e' qui molto ampio seppur coperto da fogliame.
Ripidamente la mulattiera cala sempre sulla sinistra
orografica , molto larga e ben visibile.
Quasi in fondo alla valle, si supera una radura  e poi il
sentiero si infila nuovamente nel bosco pervenendo sulle
ghiaie della Val Zemola  a mt.   1203. Ore 0.35 circa da Cas. Galvana.
Bisogna ora tagliare le ghiaie e superare il torrentello per
prendere la pista forestale che vi e' al di la, molto larga e
ben visibile, sul fondovalle.
In circa mezz'ora si perviene per pista forestale al
parcheggio di Cas. Mela, compiendo cos\'ec l'anello della Val Zemola.

               Ore complessive escluse le seste : 7-8
                 Rifornimenti di acqua : Cas.Mela
                         Pian di Tamarie-Cas.Bedin Rif.Maniago
                       Vallette sotto il M.Fortezza.
                       Bus della Galvana.    
                 Dislivello circa 1100 mt.




                                                             Giro ad anello lungo il
                                                   SENTIERO OSVALDO ZANDONELLA
                                                               (Per il rif.MANIAGO)

                                

 Ritaglio da:  carte Topografica: TABACCO 1:25000 Dolomiti di sin. Piave .UTM.GPS


     Giro ad anello dalla Val Zemola (Cas. di Conte)
E' una meravigliosa escursione di stile  natural-alpinistico,
       comprendente  tutti  i  tipi  di  terreno  dolomitici,  in un
       ambiente selvaggio e panoramico su valli incontaminate.
       La  parte centrale dell'itinerario e' parzialmente attrezzata
       e  si svolge in cresta, ora sul versante di Val Zemola ed ora
       sul versante di Valmontina e Val del Piave. Buona segnaletica.
       Il  giro  ad  anello richiede circa 8-9  ore ed e' adatto per
       alpinisti esperti ed allenati, se fatto in un giorno.
       E'  consigliabile  il  pernottamento  al  rif.Maniago volendo
       effettuare    il    giro  con  calma  e  lasciare  tempo  per
       osservazioni al binocolo e fotografie.
       E'  particolarmente  remunerativa  la  vista  della  alta val
       Montina, alta Val Rudita, Sasso di Mezzodi', Val Costamolin.

       Carte Topografiche: TABACCO 1:25000 Dolomiti di sin. Piave
                           IGM -   1:25000 Perarolo
                           IGM -   1:25000 Cimolais

       Dislivelli: circa 1200 metri in salita e discesa.
       Acqua: solamente al rif. Maniago e nei pressi di Cas.Bedin


AVVICINAMENTO
Da  Erto  si  salgono  i  tornanti asfaltati che risalgono il
        paese, seguendo la segnaletica per rif.Maniago.
        Si  sale  a tornanti per strada asfaltata oltre il paese, poi
        la  strada  diviene  sterrata  con  un  avviso  di transito a proprio rischio.
        Si   prosegue  su  pista  che  taglia  su  roccia  la  destra
        orografica  della  Val  Zemola  e  con un paio di tornanti si
        perviene  al  parcheggio  presso la casera di Conte ove vi e'
        il divieto di transito. (Km 3 circa da Erto).


     DESCRIZIONE DEL PERCORSO

Lasciato  il parcheggio, ci si inoltra per la pista forestale
        bassa,  la  piu' diretta, proseguendo in piano paralleli alla
        val Zemola. (Indicazioni, segni rossi, sent.374).
        Superate delle rocce gialle di conglomerato si perviene sulle
        ghiaie    del    fondovalle  (torrente)  che  vanno  superate
        (segnaletica  per  cas.Galvana  a  destra)  e  quindi si sale
        paralleli  al  torrente su per pista forestale che sale sulla
        sin. orografica, pervenendo ad una fontana in legno.(45 min).

        Si  sale  per mulattiera a destra immettendosi nel bellissimo
        bosco di pini e faggi che andra' risalito con larghi tornanti
        sino  a  pervenire ad un punto ove una frana sta divorando la
        montagna ed il sentiero e' obbligato ad un passo sottocosta.
        Superata  la  frana  che sta erodendo la costa da ambo i lati
        si  continua  per  bosco superando diritti la pista forestale
        che  proveniendo  da  cas.Pezze  cala  verso  la  Gravina del Duranno.
        Ancora  su  per bosco con qualche passo ripido sino a sbucare
        sulla  bella radura dove sorge il rifugio, con stupenda vista
        sul M.Duranno ed omonimo passo. (1.45 dal parcheggio)

       NB:  Il rifugio e' aperto nella stagione estiva, e' possibile
       pernottare  e  mangiare,  e'  dotato di telefono e si possono
       avere  informazioni  sullo  stato  attuale  degli infissi del
       percorso Osvaldo Zandonella.

       NB:  FARE  RIFORNIMENTO  DI ACQUA !  Il prossimo rifornimento
       sara' possibile solo a traversata finita (circa 6 ore).


        Dal  rif. Maniago, dal fianco ovest del rifugio, in salita si
        diparte  il  sentiero nr.382 per la Spalla ovest del Duranno;
        vi  e'  la  tabella  segnaletica  che  indica ore 1.15 per la
        forcella ed ore 2.30 per il Biv.Baroni.
        Il    sentiero    sale  in  mezzo  ai  baranci  ben  tagliati
        diagonalmente  verso  ovest ed aggira la costa baranciosa per
        poi inerpicarsi ripido su per un canalino.
        Giunge ad un punto panoramico dal quale e' possibile ammirare
        la  fascia  di  rocce  rossastre  sopra  alla  quale vi e' la
        forcella  della  spalla.  Si  puo'  scorgere  anche  il  cono
        detritico  che  andra' poi risalito con la cengia obliqua che
        verra' poi percorsa.


     Forcella della Spalla vista in invenale dai pressi del Rif. Maniago


        Il    sentiero   traversa  in  diagonale  con  pendenza  meno
        accentuata  puntando  verso  il  cono detritico ed erboso che
        porta alla cengia.
        La  cengia obliqua in salita da destra a sinistra ed e' molto
        larga  ma  molto  friabile.  La  si  risale  con  l'aiuto non
        indispensabile di una corda fissa di nylon ad anelli.
        Ala  fine  della  corda  va  fatta un po di attenzione per la
        friabilita'  del  terreno  e poi con un tornante su roccia ed
        un  breve  sentierino  ghiaioso si giunge alla forcella.
        (ore 1.15 - disl. 400 mt. quota mt. 2127)

        Dalla forcella della Spalla del Duranno e' possibile scorgere
        il  punto  trigonometrico  in legno sulla Cima della Spalla a
        mt.2234.  La  si  raggiunge per la ghiaiosa crestina in circa
        20 minuti di cammino. La segnaletica e' sempre presente.

NB:  Dalla Cima della Spalla e' possibile scendere nella alta
       val  di  BoscoNegro  costeggiando  ad  est le crode del Sasso
       delle  Dieci in discesa per ghiaie in direzione del Colle dei
       Tas.     Poi sottocroda alla cresta della spalla dirigersi in
       direzione del Bivacco Baroni in quota a circa 1800 mt.
per il biv.Baroni, comunque la va diretta più veloce è la breve
ferratina che cala direttamente adiacente alle rocce del M.Duranno.


Cadìn De Ru di Tia dalle Portelìne:  Costa dei Tass giù verso la Valmontina - sfondo la frana del M.Zucco


Dalle Portelìne di cresta:  Sass delle Dodici e Sass delle Undici , sotto il Cadìn de Ru di Tia

        Si prosegue seguendo i segni rossi verso il Sasso delle Dieci
        costeggiando  a  sud  le sue crode per bel sentierino battuto
        che scorre sul versante di Val Zemola.
        Giunti  alla  prima Portelìna (Forcella stretta che cala con
        un  ghiaione  nell'  alto Van di Ru di Tia) si cala giu' per il
        ghiaione circa cinquanta metri e poi si risale la Portelina
        seguente con altrettanti cinquanta metri di dislivello.
        Questo  scavalcamento  permette  di  evitare una strettissima
        cengia  e  nel  contempo offre un bellissimo panorama sul Van di Ru di Tia.
        Si  prosegue sul versante di Val Zemola in traversata (corda)
        poi si risale una forcellina erbosa per tracce quasi in cresta
        giungendo  poi  ad un pulpito dal quale bisogna discendere un
        bel caminetto attrezzato con corda metallica.


Il canalino roccioso attrezzato di circa 40 metri che porta alla forc. della Portellina

        Si  scendono i facili gradoni del caminetto con l'aiuto della
        corda  (attenti  alla  solidita'  dei  chiodi intermedi!) per
        circa  quaranta metri giungendo ad una terza portellina molto
        piu'  ampia delle precedenti la quale e' un agibile valico in
        ambo  i  lati  tra il Cadìn de  Ru di Tia e la Val Laugen che
        e' confluente della Val Zemola. E' la forcella di Ru di Tia.
        (Circa 1.15 ore dalla Cima della Spalla)

       NB:    verso  sud  la  forcella  e'  discesa  da  tracce  che
       inizialmente  calano  sottocroda  per la sinistra orografica,
       poi  si  portano sulla destra orografica e mano a mano che si
       scende    esse    divengono   sempre  piu'  evidenti  sino  a
       congiungersi  con  il  sentiero  nr.381  che collega la malga
       Bedin di Sopra con il rif.Maniago.
       Verso  nord  il ghiaione e' facilmente discendibile e collega
       la  forc. Cadìn di Ru di Tia, il fondovalle con sentiero n.399 ed
       il col dei Tas per cengia.
       Da questa  forcella  e'  facimente raggiungibile (calando per
       ghiaione  e poi traversando sottocroda al Sasso delle Undici)
       la  forcella  Van de Ruditia, che si apre sulla Val Pagnac di Dentro.
       Carte    topografiche  militari  datate  1948  presentano  un
       sentiero che sale la forcella da sud e tracce che lo scendono verso nord.

        Si  risale qualche metro sul versante della Cima di Rodisegre
        oltrepassando   un  bellissimo  landro squadrato e riparato e
        poi  il  sentierino  cala  giu'  diagonalmente  verso sud sul
        versante  di  Val Zemola (corde metalliche) e perviene ad uno
        stretto  intaglio roccioso a sud della Cima di Rodisegre dove
        il tracciato presenta due possibilita'.(Buona segnaletica)
        Si  puo'  continuare  sul  versante di Val Zemola calando per
        canalino  un  po'  friabile  oppure  (ed  e'  consigliato) si
        traversa  per cengia rocciosa a nord-ovest, alti a strapiombo
        sulla Val Pagnac di Dentro.


Il Bivio dove è possibile scendere a sud per canalino o traversare a nord  per aerea cengia attrezzata. Bellissimo panorama verso la Costamolin e Val Pagnàc di dentro.




 La splendida cengia nord attrezzata. Notare che la frana sullo sfondo è la stessa della
foto sopra.

        La  cengia  e'  stupenda: roccia sana, cengia pulita, qualche
        passo con corda metallica  e  sulla traversata  e  per calare
        circa  quattro  metri onde  riprendere  la cengia un po' piu'
        bassi. (3ø-4ø grado se non vi fosse la corda).
        I  chiodi  sono  ottimi  anche  se  non  cementati.  (sarebbe
        augurabile il fissaggio di spits).


Passaggi labirintici in cresta.

        La  cengia porta ad un pulpito mugoso, la sosta panoramica e'
        d'obbligo anche perche' le difficolta' sono terminate.
        Giu'  verso sud-ovest e' visibile il sentierino che risale la
        forcella  Pagnac  di  Dentro  e che poi dovremo percorrere in salita.
        Il  percorso  da  questo pulpito non scende giu' sul versante
        Val  Piave  ma  cala  sul  versante di Val Zemola (attenti ai
        segni!)    ricongiungendosi    subito    con    la   variante
        precedentemente menzionata.


Sopra e sotto il tracciato del sentiero in cresta nei pressi della forcella di Ruditia




        Si  prosegue calando diagonalmente per mughe, poi il sentiero
        passa  sotto  le  crode  gialle a sud della Cima di Rodisegre
        (ometti)  e  poi cala giu' ripidamente tra le mughe sino alla
        forcella Pagnac di Dentro, ma il tracciato rimane sottocresta
        qualche metro sul versante di Val Piave e continua in salita,
        non affacciandosi nemmeno alla forcella che e' agibile.

       NB:  le vecchie carte TABACCO riportano in modo diverso il
       tracciato del percorso, in quanto non si scavalca la forcella
       Pagnac  di  Dentro, bensi' una forcellina di cresta posta tra
       la Cima Pagnac e la forcella Pagnac di Dentro, a q.1970 mt.
       Praticamente circa 150 mt a sud-ovest, e piu' alti della forc.


  Il Sasso di Mezzodì


Dalla crestine di Pagnàc: Il Sasso di Mezodì con la Torre Ilario - a dx il sasso delle Undici

        Si continua sempre per il versante di Val Piave.(n.ovest)
        Si  risale  sottocroda  superando un landro e pervenendo alla
        forcellina  di  cresta  (bellissimo pulpito panoramico) posta
        a nord-est della Cima Pagnac, tra le mughe.
        Da  questo  sito e' possibile ammirare la zona circostante la
        casera Bedin di Sopra ed il sentiero che poi verra' percorso.
        (Circa 1.30 ore dalla forc. di Rudita)

        Scavalcata  la  forcellina  verso sud si cala un tornante per
        buon  sentiero  tra  le  mughe e poi il tracciato traversa in
        quota mandenendosi a sud sotto alla Cima Pagnac.
        Raggiunto  un canalino sassoso, il percorso cala giu' diritto
        per  il  rivo  (circa  centocinquanta metri di quota) che del
        resto  e' l'unica possibile via di calata nel mare di baranci
        che  ci  circonda.  Si  supera  anche qualche piccolo saltino
        mantenendosi ora a destra ed ora a sinistra ed aiutandoci con
        le mughe. (Segnaletica rada ma il percorso e' obbligato)
        Inaspettatamente  il  canalino  e'  tagliato  da  un sentiero
        (ometto)  e  bisogna seguirlo verso sud (destra) in quota tra
        le mughe.
        Dopo  aver attraversato qualche valletta ci si collega con il
        sentiero  che unisce il rif.Maniago con la Cas.Bedin di Sopra
        e   subito  dopo si oltrepassa un rivo che cala dalle Cime di
        Zita. (acqua)
        Il  sentiero  scorre  sotto  una fascia di crode e poi risale
        alla Casera Bedin di Sopra. (Privata- Chiusa)
        (circa 1.15 dalle creste di Pagnac)

        Si  prosegue  in quota per ottimo sentiero che oltrepassa una
        valle con acqua e bellissimi pascoli (Pian di Tamarie).

       Presso la valletta si stacca il percorso per la forc. di Zita
       che cala giu' verso Cas. Copada e Davestra in Val Piave

        Si  oltrepassano i pascoli scendendo verso la pista forestale
        sottostante  che  puo' essere raggiunta anche calando diritti
        per sentiero in mezzo al bosco (Si perviene ad un tornante).
        Si   segue  la  pista  forestale  tralasciando  dapprima  una
        diramazione  a  destra  verso  sud  presso  un tornante e poi
        un'altra  che  lascia  la pista in direzione opposta a quella di discesa.
        Si  supera  la  casera Valle a sin. (Grande blocco rotondo di
        cemento)  a  mt.1329  ed oltrepassatala di circa trenta metri
        bisogna  scendere per un sentiero che proviene dall'alto giu'
        dalle cave di marmo.
        Proseguendo diritti per la pista egualmente si giunge al par-
        cheggio, ma si percorre piu' strada.
        Si  perviene  nei pressi del trivio di piste forestali presso
        la Cas. di Conte, dove e' stata parcheggiata l'auto.
        (ore 1 circa dalla Cas. Bedin di Sopra)


Mi permetto di riportare:
    Il percorso alpinistico "Osvaldo Zandonella"
       (nel Gruppo del Duranno).
      descrizione di:    Italo Zandonella
            (Sez. Valcomelico e Montebelluna)

 Itinerario: traversata dal Biv.S.Baroni 1732m
o dal Rif. Maniago 1730 m. Alla Forc. Borga' per
Erto 1790 m passando per la Forc. della Spalla del
Duranno 2133 m, Cima della Spalln 2231m, Forc.
delle Portelline 2080-2056 m, Cresta di Rodisda-
gro 2100 m, Forc. Pagnac di Dentro 1950 m, Cas.
Bedin di Sopra 1710m, Forc. di Citta 1956m,
Cengione Ovest de La Palazza 1800-1500 m.
 Difficolta':tratti di I e II. Percorso alpinisti-
co. Corda per gli inesperti.
 Tempi: Dal Bivacco o dal Rifugio fino a Forc.
Borga', ore 9,30 circa (ore 11 per Erto).
 Dislivelli: in salita c. 1050 m (dal Biv. o dal
Rif. a Forc. Borga'); in discesa c. 1OOO m dal
Biv. o dal Rif. a Forc. Borga).
 Segnaletica: Inesistente dalla Spalla al Borga'
ed a Erto. Vari ometti. Il sentiero verra' presto
integralmente segnato.
 Ambiente: Estremamente severo e solitario, a
cavallo della Val del Piave e  del Vaiont. Grandi
Visuali sulle Dolomiti Bellunesi e sulle Carniche.
 Punti d'apoggio: Biv.S.Baroni, Rif. Maniago,
Cas. Bedin di Sopra. Il tratto Rif. Maniago-Forc.
della Spalla-Cas. Bedin, e' stato percorso in pri-
ma il 25-6-77 da Italo Zandonella, Diego Zan-
donella, Flavio Sartor, Bruno Capraro, mentre il
secondo tratto, Cas Bedin-Cengione-forc. Borga'
e'stato percorso il 31-8-75 da Italo Zandonella, solo.
 Relazione tecnica: dal Biv.S.Baroni in Val Bo-
sconero Alta 1732m (V.Montina, versante Piave)
o dal Rif. Maniago 1730m (V. Bozzia; versante
del Vajont) si raggiunge la Forc. della Spalla
del Duranno 2133m, per sentiero e tracce con
segni rossi. Circa ore 1,30 da entrambi i punti
d'appoggio. Si segue a Ovest la cresta sabbiosa
della Spalla fino alla cima omonima 2233 m.
Ore 0,30. Punto trigonometrico. Sempre sul filo di
cresta e per rocce rotte si scende (Nord-ovest)
a toccare una sella che divide la Spalla dalla di-
ramazione secondaria del Col dei Tass (ometto).
Bella veduta sul Duranno con l'intera catena a
nord, sulle Marmarole, Antelao, Bosconero, Cit-
ta-Palazza-Borga', Col Nudo, Vajont, ccc. Per le
debolissime tracce di camosci si traversano, qua-
si in quota e in versante Vajont, le ripide ghiaie
sotto le brevi pareti formanti la cresta spartiac-
que toccando, oltre una cengia ghiaiosa sopra una
paretina grigia, una piccola forcella (ometto).
Non scendere, ma traversare alla Forc. de Le
Portelline che ha un caratteristico torrione al
centro (ometto). Giu 'ora in versante Piave (Nord-
ovest) per circa 100 m di ghiaione, aggirare un
roccione e risalire in breve all'altra Forcellina,
di poco piu' bassa (si puo'anche, ma decisamen-
te piu' difficile, traversare in versante Vajont per
rocce e ripidi detriti). Dalla forcella, per cengia
rocciosa (passaggi di II), si tocca una zona er-
bosa con vicino landro. Sempre in traversata
mista a erba e roccia si giunge sopra una for-
cella erbosa fiancheggiata da rocce strapiomban-
ti. La si raggiunge scendendo per un camino di
40m in versante Piave (Ovest, II). Si risale per
rocce I'opposta parete (c. 20 m) e si continua a
traversare per cenge il versante Vajont fino ad
incontrare un altro bellissimo landro, regolare
e squadrato. Fuori da questo (pass. delicato evi-
tabile scendendo di alcuni metri) si prosegue
per  cengia baranciosa (ometti) fino a scendere
diagonalmente per entrare in una zona di roc-
ce, sovrastanti un intaglio di cresta. Lo si puo'
raggiungere direttamente dall'alto (alcuni metri
di IV), oppure arrampicando dalla cengia supe-
riore ad un'altra piu' bassa, piuttosto aerea, che
porta direttamente all'intaglio (passaggi di II).
Si continua ancora in quota per circa 100 m,
poi decisamente per canalino franoso (c. 100 m)
oltre il quale, per cengie e roccette, a una zona
erbosa terminante su una costola baranciosa a
destra della quale si apre un grande landro sot-
to le rocce gialle strapiombanti. Giu' per mughi
circa 50 m, poi per cengia (landro) ad una sella
baranciosa. La si scavalca divallando per tracce
di camosci in versante Piave, costeggiando la
cresta e risalendo brevemente a toccare la Forc.
Pagnac di Dentro 1938 m. Si segue tutta I'ampia
forc. verso Sud-ovest fino al suo termine, donde
si scende per erba e mughi (versante Vajont)
ad incontrare, nel mare di baranci, un canalino
sassoso che si segue ripidamente fino a delle
tracce che conducono alla Cas. Bedin di Sopra
1710m; ore 3,30-5,30. Da questa si raggiunge a
Ovest la soprastante Forc. di Citta 1956m, fra

da sx la forc. di Citta, il M. La Palazza, Buscada sino al Valòn de Buscada

il monte omonimo e La Palazza. Grande veduta
sulle Dolomiti del Piave. Tenendosi sulla sin. or.
si scende verso la V. Piave fino a q. 1800 c., pri-
ma per pascolo ripido, poi per canalone roc-
cioso, ad incontrare sulla sin. or., sotto gli stra-
piombi de La Palazza, una traccia che si inol-
tra a Sud. La si segue a lungo per baranci e bo-
sco rado, su cengia assai larga fino dove questa
muore sotto le pareti della Buscada. Costeggian-
dole si passa con cautela sulla cengia erbosa ripi-
dissima. Zona altamente suggestiva; non scen-
dere assolutamente; qualche difficolta'.Traver-
sando canali assai ripidi e friabili senza segni
di passaggio, con alcuni tratti resi delicati dal
pietrisco, si giunge all'ultima costola sopra il
Vallon di Buscada, che si raggiunge scendendo
per mughi, ed aiutandosi con questi, (utile un
cordino) proprio sotto un torrione isolato. Si ri-
sale ora il Vallon, incassato fra il Borga' e la
Buscada in ambiente molto tetro, tenendosi sot-
to le rocce, fino a giungere all'erbosa Forc. Bor-
ga' 1790m: ore 4-9,30.


                       Vallon de Buscada visto dalla forcella alta per Erto


Iscrizione sentiero O.Zandonella sita cento mt. sotto la forcella per Erto (vall. Buscada)


                  Dalla Forc. alta per Erto le pareti nord del M.Borgà


   Dalla forc. alta per Erto verso Bosconero e Sforgnoi

Discesa:
a) chi volesse raggiungere Davestra,
sul Piave, una volta terminato il cengione puo'
scendere direttamente per il Vallon di Buscada
in fondo al quale incontrera' un buon sentiero
che conduce ai ruderi di Cas. Copada, 865 m, e
quindi in Val del Piave. Oltre 2 ore dal Vallon.

b) Per raggiungere Erto dalla Forc. Borga' si se-
guono le tracce che divallano verso d. Il sentie-
ro diventa buono e conduce ripidamente al ro-
mito paese, c. ore 1,30.

c) Per tornare alla Cas. Bedin di Sopra si segue
il declivio prativo a Nord della Forc. Borga
passando sopra le cave di marmo e continuando, in
direzione del Duranno,
fino ad incontrare il sentiero che, per cen-
gia e poi per una lastra, tocca la Cas. e prose-
gue ancora fino al Rif. Maniago. Dalla Cas. un
discreto sentierino conduce in breve, direttamen-
te, in V. Zemola all'altezza della Cas. Ferrera.
Ore 2 dalla Forcella.
(Relazione di Italo Zandonella, Le Alpi Venete, 1977)




DAL  PASSO DI S.OSVALDO  A  FORCELLA  LODINA
                      (PER SENTIERO NR.374a)




 Il tracciato della mulattiera che sale alla Forc. Lodina dal Passo S.Osvaldo


 Da Forcella Lodina verso Sud-ovest, si noti la frana del M-Toc


 Da Forc.Lodina verso Nord-est il gruppo della Cima dei Preti

 Dai pressi della forcella Lodina il M.Duranno


Panorama verso il gruppo della Vacalizza dalla Forc. Lodina


  La forcella Lodina vista dalla zona della 'Garofala'

                          
                               Alla Garofala:  Assomiglia ad un famoso Mauro....



      Si  tratta  di  un  percorso  segnato dal CAI che si sviluppa
       dapprima  per larga mulattiera in bosco di faggio e quindi si
      snoda  per  una  dorsale  su  esile sentierino parallelo alla
      vecchia,  larga  ed  incassata mulattiera ormai coperta dalla
       vegetazione.  La parte alta del tracciato e' molto panoramica
       sia  sulla  piana  di  Cimolais  che  sulla zona Vajont, e si
      sviluppa  su  aperti  e  ripidi  prati sino ad incassarsi nel
      terreno  carsico  e mugoso della forcella. Il sentiero non e'
      per niente pericoloso e quindi adatto a tutti, sempre esposto
      a  sud  ed adatto per escursioni nella stagione invernale con
      poca  neve.  (Forte  pericolo di slavine sulla parte alta del percorso)
       Tutto  il  percorso  e'  visibile  dalla strada statale dalla
      localita' " Pra' de Tegn".
       Dislivello: circa 1000 mt.
        ore circa 3
        Non vi e' acqua sul percorso.

L'itinerario  si  stacca  dalla  strada statale che congiunge
        Erto   con  Cimolais,  presso  il  Passo  S.Osvaldo.
        Vi  sono  due  possibilita' di imboccare il sentiero nr. 374a e cioe':
1) parcheggiare l'auto circa duecento metri oltre il passo
        nel  versante di Cimolais e seguire il sentiero che si stacca
        evidente (segnaletica) in salita verso nord.
        Esso  sale con media pendenza molto ampio e taglia poco sopra
        la pista forestale. (segni bianco-rossi)

        2)parcheggiare  l'auto  presso  l'  ampia curva dove sorge la
        Colonia  Pontificia.  Si  attraversa  il Pra' de Tegn proprio
        dinnanzi  alla  Colonia  e risalita la scarpata per circa una
        ventina  di  metri  si segue la pista forestale che con dolce
        pendenza  verso est supera alta la muraglia. Poco piu' avanti
        si  infila  il sentiero segnato proveniente dalla statale che
        sale diagonalmente verso nord tagliando la pista forestale.

        La  mulattiera  sale  molto  larga tagliando per due volte la
        strada e poi la sfiora in corrispondenza di un tornante.
        La  mulattiera  sale  a tornanti e supera una fascia di rocce
        passando  rasente  ad  esse  sottocroda, da  est verso ovest.
        Le supera  diagonalmente   nell'unica grande cengia possibile
        e  perviene  ad  una  dorsale  dove la larga mulattiera viene
        abbandonata per salire direttamente la costa. (Loc. Alune)

       NB:  e'  un peccato che non sia stata tagliata la vegetazione
       ripristinando    l'antico  tracciato,  una  mulattiera  molto
       incassata ed antica, ormai sepolta dalla vegetazione.


Il M. Toc con la frana che fece esondare il lago del Vajont


Panorama da Forc. Lodina verso lo sbocco della Val Cimoliana

        Il  sentierino  segnato  e  non sempre evidente si destreggia
        salendo alla destra della mulattiera  che  sembra un fossato,
        cosicche'  anche  se la vegetazione e' alta, tenendo d'occhio
        il fosso e' impossibile perdersi.
        Si raggiungono ampi e bei pascoli (Pian dei Gai).
        Si  sale  sino  alla  quota di mt.1500 dalla quale altezza il
        tracciato  punta  diritto verso la forcella Lodina che appare
        incassata a nord dell'omonimo monte e ricoperta dalle mughe.
        Si  arriva  sino  a  toccare  le  crode del M.Lodina e poi si
        traversa  in  salita  verso  sinistra  entrando  nel canalone
        finale che in mezzo ai baranci porta sino in forcella.
        Da  dove  iniziano  le  mughe il tracciato diviene una comoda
        mulattiera e diminuisce anche la pendenza.
        Dalla  forcella  vi e' una bella visuale sul M.Duranno e Cima
        dei  Preti,  ma  un  panorama  completo  si  avra'  solamente
        proseguendo  sino  a salire, verso nord, le quote 1990 o 2026
        che si raggiungono con venti minuti di ulteriore cammino.

      Discendendo  per  qualche  metro verso est ci si raccorda con
      il  bivio  del sentiero che proviene dalla Malga Lodina e che
      prosegue,  segnato,  verso  la forcella del Duranno, passando
      per  la  Busa  dei Vediei e puntando verso le creste (Cime di
       Centenere) molto belle, verso nord.

Nota Storica: durante la prima guerra mondiale, dopo lo sfondamento di Caporetto, l'allora tenente Erwin Rommel percorse questo tragitto per attaccare alle spalle le truppe italiane che presidiavano il Passo di S.Osvaldo.
Egli. sfondate le difese di Forc. Clautana, impossibilitato all'attacco frontale del Passo S.Osvaldo, aggirava lo stesso salendo per Malga Lodina e calando per il tragitto sopra descritto.

 Malga Lodina e Forc. Lodina da N.Est


Malga Lodina


Ritaglio   Kriegskarte di Anton Von Zach 1798-1805  dove veniva rappresentata una Val Ludina e tre malghe di Ludina di Sopra,  di Mezzo e di Sotto. fonte: Kriegskarte di Anton Von Zach Tav XIII-8 cartografo ten. Bostel


Passo S.Osvaldo visto da N.Est con dettagli militari.  Disegno di Erwin Rommel da: 'Fanteria all'attacco'  
         ed. LeGuerre - a cura del gen. Fabio Mini




                                                       GIRO  DEL  MONTE  DURANNO
                                                           (DAL RIFUGIO MANIAGO)



       Si  tratta  di  un percorso ad anello di grande classicita' e
       consigliato  a  coloro  che  abbiano  gia'  esperienza di vie
       ferrate ed una buona conoscenza della montagna anche nei suoi aspetti invernali.
       Infatti il percorso ad anello e' raramente sgombro dalla neve
       in  quanto  essa permane a lungo nello stretto canalone della
       Forcella dei Frati.


Insolita telefoto della chiesa di S.Andrea (Polpet) con sfondo il Duranno in veste invernale
dal campo d'aviazione di Belluno

       Il   periodo indicato e'il mese di settembre, in tutti i casi
       non e' male avere con se una corda, moschettoni  e ramponcini
       da  ghiaccio con un picozzino: in caso di vetrato o neve dura
       la  persona attrezzata  salira' per prima assicurando poi gli
       eventuali compagni di escursione.
       Il percorso si sviluppa su sentiero segnato, tratti di roccia
       attrezzati  con corde metalliche e tratti segnati ma privi di
       traccia su terreno.
       L'ambiente  e' grandioso e selvaggio; il silenzio e' profondo
       e  l'isolamento  nell'alta  Valmontina e' completo e dominato
       dalla  possente parete nord-ovest della cima dei Preti ad est
       e dalla parete nord del Duranno frontalmente a chi sale.

       CARTA TOPOGRAFICA: Ediz.TABACCO - Dolomiti di Sinistra Piave
       CARTA IGM: 1:25000 - Perarolo di Cadore e Cimolais

        Dislivello mt.1100 (comprese le perdite di quota)
        Acqua: Al Biv.Baroni 200 mt.verso la forc. dei Frati
               Sulla cengia nord del Duranno a quota mt. 1950
               Presso il ghiaione nord Forc. dei Frati q.1850
        ore: circa 6.30-7


Vista del M.Duranno dalle cave di marmo della Val Zemola


Spalla e M.Duranno vista dalla Forc. Pagnàc di dentro, la Cima dei Preti in Mezzo


Telefoto da Porta Rugo a Belluno (suggerimento dr.Piero d'Olif -Caralte)  Duranno a dx Cima dei Preti


 Il Rifugio Maniago in invernale

       DESCRIZIONE  DEL  PERCORSO  DAL RIF.MANIAGO AL BIV.BARONI
PER LA FORCELLA DELLA SPALLA

        Va  subito  detto  che  il  tracciato su carta topografica e'
        segnato  solo  sulle  carte  turistiche Ediz. TABACCO, mentre
        sulle  carte IGM pur essendo ben rappresentato il terreno, il
        percorso non e' evidenziato.
        Il  percorso  e' segnato sul terreno con segni bianco rossi e
        segue i sentieri CAI nr.382, nr.399, nr.358, nr.374.
       NB: La segnaletica numerica non sempre corrisponde alle carte.
        Dal  rif. Maniago, dal fianco ovest del rifugio, in salita si
        diparte  il  sentiero nr.382 per la Spalla ovest del Duranno;
        vi  e'  la  tabella  segnaletica  che  indica ore 1.15 per la
        forcella ed ore 2.30 per il Biv.Baroni.
        Il    sentiero    sale  in  mezzo  ai  baranci  ben  tagliati
        diagonalmente  verso  ovest ed aggira la costa baranciosa per
        poi inerpicarsi ripido su per un canalino.
        Giunge ad un punto panoramico dal quale e' possibile ammirare
        la  fascia  di  rocce  rossastre  sopra  alla  quale vi e' la
        forcella  della  spalla.  Si  puo'  scorgere  anche  il  cono
        detritico  che  andra' poi risalito con la cengia obliqua che verra' poi percorsa.
        Il    sentiero   traversa  in  diagonale  con  pendenza  meno
        accentuata  puntando  verso  il  cono detritico ed erboso che porta alla cengia.
        La  cengia obliqua in salita da destra a sinistra ed e' molto
        larga  ma  molto  friabile.  La  si  risale  con  l'aiuto non
        indispensabile di una corda fissa di nylon ad anelli.
        Ala  fine  della  corda  va  fatta un po di attenzione per la
        friabilita'  del  terreno  e poi con un tornante su roccia ed
        un  breve  sentierino  ghiaioso si giunge alla forcella.
        (ore 1.15 - disl. 400 mt. quota mt. 2127)


        Dalla Spalla del Duranno il Bosco Nero alto dove è ubicato sul campìgol il Biv. Baroni


Dalla Spalla del Duranno verso la Cima dei Preti


Dalla Spalla del Duranno telefoto verso la Cima dei Preti e cengie ovest

       La  spalla ovest del Duranno e' molto panoramica specie sulla
       selvaggia  Valmontina.  Le  sue creste sabbiose si protendono
       facilmente  percorribili verso ovest ove prosegue il Sentiero
       Zandonella.  Dalla spalla si scorge il Biv.Baroni in mezzo al
       verde dei pini, a destra del quale termina la Spalla Nord del Duranno.

        Sulla  selletta  piu'  vicina al M.Duranno si cala verso nord
        per  un  canalino  ghiaioso  che  lascia  subito  posto ad un
        trincerone  di  roccia che scende ripido. Qui una corda fissa
        di  una  trentina  di  metri aiuta a giungere ad una selletta
        rocciosa  dalla quale si cala ancora tenendosi a destra dello
        sperone  giu'  per  un  canalone sassoso limitato a destra da liscie rocce.
        In  fondo  al  canalone,  sottocroda vi e' un landro che puo'
        offrire riparo in caso di maltempo.
        Si  scende  ancora  sotto  al  landro e poi un sentierino con
        buona  segnaletica  attraversa  a  destra  (est) per ghiaione
        e percorre  una  cengia  molto  larga che si tiene sotto alla
        fascia di rocce senza pero' perdere quota. (acqua)
        Giunti  in  prossimita'  di  un  grande  cavernone, allora si
        attraversa  una frana (grande frana che cala per quattrocento
        metri)  in leggera salita e poi la traccia cala diagonalmente
        su terreno erboso con qualche mugo in direzione del Bivacco.
        Qui  la  traccia su terreno non c'e', quindi i numerosi segni
        sul terreno vanno seguiti molto attentamente.


Il sentiero che cala dalla Spalla del Duranno


La zona di Bosconegro dove è ubicato il Biv. Baroni (dalla cresta ovest della Cima dei Preti)

        Ci  si  immette  poi  tra  i  baranci  calando per canalini e
        talvolta attraversando (attenzione!) improvvisamente.
        Si  giunge  poi  ad  una  radura  tra  i  baranci  che lascia
        intravedere una  buona  mulattiera che va seguita  ma che poi
        si perde tra le mughe  ( e' giocoforza seguire i segni di chi
        ha tracciato  piuttosto casualmente questa parte di percorso)
        Con  piccoli  saliscendi  e  giravolte  strane si perviene al
        bivio  dei  sentieri  382  e  399 (acqua cento metri verso il
        sent. 399) e poi appare la radura dove sorge il Biv.Baroni.
        (Disl. discesa circa 400 mt.- ore 1.15 dalla forc.) mt.1732


Il M. Duranno dal Biv. Baroni (La 'sfinge' del Duranno)

       Il Biv. S.Baroni  e'  del  tipo  "Fondazione  Berti" con nove
       cuccette  e  dotato  di  coperte,  fornello a gas, pentolame,
       pronto soccorso, attrezzi per il taglio della legna ecc.
       E' stato posto dal CAI sez. di Venezia. E' encomiabile, dalla
       pulizia  dello  stesso  e dalla lettura del libro di bivacco,
       il lavoro delle persone che lo mantengono efficente.

       Dal Biv.Baroni il sentiero 399 scende a Macchietto in val del
       Piave  (ore  3  circa) con una discesa molto lunga, tenendosi
       sempre sulla sinistra orografica della Valmontina.
       Il  percorso  e'  ben  segnato  ed attrezzato in un tratto di circa trenta metri.


       DAL  BIV. BARONI AL RIF.MANIAGO PER FORC.DEI FRATI E FORCELLA
       DEL DURANNO.

        Si  segue  il  sentierino  che verso sud dal bivacco porta in
        qualche  minuto  al bivio tra i sentieri 399 e 382 e si segue
        il  sentiero  di  sinistra,  che  prosegue in direzione della
        Forcella dei Frati. (NB! la segnaletica non corrisponde...)
        Dopo  circa  cento  metri  si  incontrano  due sorgenti molto
        vicine  tra  di  loro  ed  il tracciato prosegue in direzione
        est verso la valletta  che risale parallela  alla spalla nord
        del Duranno.
        Si  risale la valletta sottostante alla Spalla Nord tenendosi
        perloppiu' sulla sua destra (sin.orograf.) facendo attenzione
        ai  segni, perche' quando la valletta finisce il tracciato si
        inerpica  su  diritto  per  il colle a sinistra rimontando la
        costa mugosa di quota mt.1930. (30 min. dal biv.)
        Il  sentierino oltrepassa la costa scendendo di qualche metro
        poi  invece  risale  una  ventina di metri per riscendere poi
        diagonalmente sino ad un antro.
(questo vallone ghiaioso è chiamato 'Bus dei Frati'
        Qui  esso  cala  ancora  e  poi attraversa a destra per costa
        baranciosa  e  poi cala ancora giu' diritto per uscire ancora
        sulla  destra in direzione del grande ghiaione.(attenzione ai
        segni poco visibili su terreno) (si perdono circa 100 mt.)
        Il  sentiero  attraversa  in  quota  a 1890mt. e si porta sul
        ghiaione  passando  per  un grosso masso squadrato dove vi e'
        un segno rosso. (mt.1870)


Bus dei Frati:  Il tracciato sfiora un grande masso squadrato e risale il ghiaione verso la Forcella dei Frati

        Si  discende  nel canalone ghiaioso e poi si risale il canale
        verso la parete bagnata dalla quale cala un rivo d'acqua.
        Prima  di  giungere  alla  parete  si  sale  diagonalmente il
        ghiaione  verso  sinistra  rasentando  un  grosso  masso  con
        segnaletica  nr.376  (Nb: non corrispondente con quella delle carte topografiche).
        Si  sale  ancora sottocroda seguendo i segni sino ad aggirare
        le  rocce  ed  immettersi  nel grande canalone che cala dalla
        Forcella dei Frati. La risalita e' molto faticosa a causa del ghiaione poco stabile.
        Si  risale il canalone tenendosi a destra sottocroda, solo in
        alto    ci  si  sposta  sulla  sinistra  per  poi  traversare
        sottocroda  a  destra,  dove  il canolone lascia posto ad uno
        stretto canalino che e' otturato da un grande masso.
        Si  sale  sopra al masso o vi si passa sotto e poi aiutandosi
        con  circa cinquanta metri di corde fisse molto instabili, si
        risale il canalino molto friabile sulla parte sommitale.
        Bisogna  fare  attenzione  perche' al 1994 i chiodi intermedi
        sono  tutti  saltati,  comunque  la corda in alto e' ancorata
        molto bene e (sapendolo...) ci si puo' aiutare senza paura.
        Si  perviene  sulla  forcella  friabile  e  ghiaiosa dove una
        scritta su roccia indica la quota mt. 2205 mentre sulle carte
        la quota segnata e' di mt. 2197.
        (Disl. mt.570 - Ore 2.15 circa)


Dalla Forcella dei Frati verso il Col Alto e la forc. agibile di Collalto


Presso la Forcella dei Frati: I frati in primo piano,  la Cima dei Preti, la Cima dei Frati a dx

       Sul  versante  verso  la  Cima dei Frati si scorgono le torri
       definite  "I Frati" nella val Del Piave, mentre sono chiamate
       "Le Madonute" dagli abitanti di Erto. Esse sono alte da dieci a venti metri.
       Dalla  forcella  si puo' ammirare il versante sud-ovest della
       Cima dei Preti dove sale la Via normale.


La Cima dei Preti

        Si  scende  nel  canalino  sud  della forcella mantenendosi a
        destra   e  seguendo  i  segni  rossi.  Si  esce  poi  sempre
        mantenendosi  a  destra  e  ricollegandosi  con il sentierino
        della  alta  via  nr.6 che porta ad un grande landro che puo'
        offrire riparo in caso di maltempo.(nr.358 segni rosso-verdi)
        Si prosegue sottocroda per sentierino ben marcato percorrendo
        cosi' la cengia sud del Duranno per terreno erboso e roccioso
        sino  a  giungere  alla  erbosa  forcella del Duranno a quota
        mt.2217. (Disl. mt.100- Circa 1 ora dalla Forcella Dei Frati)

       Dalla  forcella  si  gode un bellissimo panorama sulla parete
       sud del Duranno e sul Rif.Maniago sottostante.
       Anche la Cima dei Preti sembra ad un tiro di schioppo.
       Presso  la  forcella  vi  e' un bivio con il sentiero 374 che
       segue sottocresta il lato sud-est  della  montagna,  mentre il
       percorso  che  verra' da noi seguito ha la stessa numerazione
       ma cala ad ovest, giu' per un canalone davvero poco invitante.

        Si  prosegue  rasente  le rocce scendendo per buon sentierino
        giu'  nel  versante  ovest  della  forcella, verso il rifugio
        Maniago. Il timore che incute il fatto di dover scendere giu'
        per  quelle  rocce  viene  subito  fugato  dal  fatto  che il
        sentiero   si  destreggia  tra  le  rocce  in  modo  egregio,
        sfruttando canalini e gradoni di roccia, cosicche' la discesa
        diviene molto divertente sino al ghiaione sottostante.
        Si  scende  per  ripido  sentiero  il  ghiaione  centrale del
        vallone ed in corrispondenza di un pulpito erboso il sentiero
        gira  a  sinistra  e  cala  in  una valletta pietrosa che poi
        attraversa.
        Si superano due greti di torrente che possono essere asciutti
        o  meno  a  seconda  della  stagione  e  poi per mughe con un
        piccolo saliscendi si perviene al rifugio Maniago.
        (circa 45 minuti dalla forcella del Duranno)


Due immagini del M.Duranno della cresta ovest della Cima dei Preti





                    FORCELLA DI  ZITA' DA CASERA BEDIN DI SOPRA (DA VAL ZEMOLA)
Dislivello  mt.250
ore 0.45 circa

Tragitto dal canale con acqua ad ovest della cas. Bedin di Sopra per Forc. di Zità. Foto da Casera Bedin.

Dalla casera Bedin (mt.1711) si segue il sentiero nr.381 che porta  verso la pista forestale sino al torrentello che cala dal M. Città' (Zità)  -5 minuti-
Sulla dx orograf. del torrente  vi sono dei segni sopra ad un sasso, proprio sul sentiero. Li' bisogna salire tra la vegetazione diagonalmente (verso il M.Palazza) tagliando poi un prato in salita  in direzione sud-ovest, sotto ad un grande e caratteristico landro. La traccia tagliando il prato non e' evidente ma si passa circa una ventina di metri sotto al landro (la traccia e' visibile da casera Bedin).
Il sentiero poi si inoltra tra le mughe tagliate e cala nella valletta in leggera discesa  attraversandola tra i massi e risalendo il versante opposto. Dopo una trentina di metri si raggiunge una fascia di rocce alte un paio di metri che va seguita in salita per un canalino in direzione della forcella.
Il canalino va poi abbandonato traversando per traccia in direzione del M.Citta' e poi salendo su diritti per tracce con qualche segno rosso sino in forcella. (mt.1958).


Il percorso per la Forc. di Zità dai pressi del rif. Maniago in prospettiva

NB:Dalla forcella per prati e' possibile risalire sino alla cima del M.Zita' (mt.2191) in quaranta minuti.
Oltre la forcella il sentiero costeggia in piano per circa dieci metri e poi cala giu' diritto (segni) sotto le creste della forcella dapprima per traccia poco evidente e poi per sentiero molto marcato. All'attraversamento di un canalino roccioso vi e' il bivio che puo' passare inosservato dove cala giu' il percorso segnato per il Valòn de Buscada e forcella Borga'. (Sentiero Osvaldo Zandonella) proseguendo diritti si cala per una costa di pini e poi si attraversa un ripido e liscio scivolo d'acqua dove la traccia sale verso un prato e di qui' cala ai ruderi di casera Ardeda. (Non vi sono segni al 1995). Da casera Ardeda un sentiero porta sino a Davestra superando anche uno "Scalon" in legno.
  




     
(in lavorazione)


 DAL  BIV. LAGHETTI DI SOPRA  AL  BIV.GERVASUTTI  
    (Traversata in quota)


       Si  tratta  di  un  percorso  segnato dal CAI e facente parte
      dell'alta via nr.6 "Dei Silenzi".
      Si  sviluppa  sempre al di sopra dei 1800 metri e permette di
      ammirare  il  paesaggio alpino e selvaggio delle alte Val dei
      Frassin, Val dei Lares, Val Misera e Val di S.Maria.  
       L'itinerario  e'  un ripetersi di saliscendi per il passaggio
      da  una  valle all'altra ma il percorso non e' mai pericoloso
       e quindi adatto a tutti.
       Particolare  attenzione  invece  va data al tracciato in caso
       di nebbia, specie nella franosa alta Val di S.Maria.

CARTA TOPOGRAFICA: ediz. TABACCO "Dolomiti di Sinistra Piave"
.        CARTA IGM : Perarolo di Cadore 1:25000

        Dislivello circa mt.350
        Ore 2.30-3
        Acqua nella Val dei Lares ed in alta Val di S.Maria.

             DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Dalla  Casera  Laghetti  di  Sopra a mt. 1871 si prosegue per
        sentiero  che  si diparte lateralmente alla costruzione verso
        la  valletta e superatala, sale diagonalmente per mughe verso
        le crode delle Cime dei Frassin.
        Il sentiero supera dei piccoli ghiaioni e traversa ancora per
        mughe  sottocroda sino ad arrivare ad un pulpito mugoso molto
        panoramico, estremo limite est della costa. (30 min)
        Si  scende  un  passo  su tracciato ghiaioso e poi si sale in
        mezzo  alle  mughe,  diagonalmente, sino a pervenire ad altra
        forcelletta  molto panoramica verso il circo erboso della val
        dei Lares e sulla alta Val di S.Maria.  (30 min)
        Con  qualche saliscendi si aggira il circo erboso della valle
        dei  lares  (segnaletica  su  paletti) ed in mezzo ad essa un
        piccolo rivo d'acqua offre da bere se la stagione lo permette.
        Quasi  tenendosi rasente alle rocce della sinistra orografica
       della  valle  dei Lares, una traccia risale la valle e supera
       una  forcella  (mt.2179)  dando  la  possibilita' di scendere
       verso la val Anfela o traversare poi verso forc. dei Lares.

        Si   scende  diagonalmente  verso  le  crode  della  sinistra
        orografica,  tenendosi  alti sulle mughe e si infila il primo
        canalone sassoso che si incontra sulla sinistra (nord).
        Si  prosegue  ripidamente su per il canalino sassoso e quindi
        per  altro canale a destra dal quale si devia improvvisamente
        a  sinistra  (attenzione  ai  segni,  traccia incerta) ad una
        quarantina  di  metri dalla cresta. Si prosegue per il ripido
        canale  a  sinistra  sino alla forcellina mugosa che offre un
        bel panorama sulla conca della Val Misera. (mt.1950 - 1 ora)

      Da  questa forcella una cengia erbosa sul versante di Val dei
      Lares  permette  di  raggiungere salendo diagonalmente l'alta
       valle suddetta poco sotto alla forcella.

        Si  scende  diagonalmente  seguendo  i  segni  per  baranci e
        terreno  ghiaioso puntando verso il centro della valle ove vi
        e'  un  grosso  masso  con  un  segno  rosso e proseguendo si
        perviene ad un ampio prato. (mt.1832)

      Prima  di giungere al prato e dal prato stesso un sentiero si
       stacca diagonalmente verso sud sottocroda alla quota 1957 con
      un  passaggio  obbligato  porta  in  Val dei Lares o verso il
       fondovalle  della  Val  di  S.Maria. Verso est altro sentiero
      cala a tornanti nel fondovalle.
      La  conca  erbosa  della  Val  Misera  termina  in  alto  con
       l'omonima  forcella,  che  era  il vecchio percorso usato per
       scavalcare  la montagna e collegare la Val di S.Maria con Val
       Anfela  e  Vedorcia.  (infatti  le frane di Forc.Spe non sono
       superabili dal bestiame). Il tracciato del sentiero sale
  sulla  immediata  dx orografica della valle.

        Il  sentiero  prosegue  in  mezzo alle mughe, diagonalmente e
        sottocroda  verso  forc.  Spe, si superano diverse frane e si
        perviene  al bivio del sentiero nr.389 che stiamo percorrendo
        con  il sent. nr. 356 che scende la val di S.Maria alla quota
        di  mt.1950. (Acqua su molti rivi che calano dalle roccie; e'
        consigliabile  fare  rifornimento  in  quanto non vi e' acqua
        presso il biv.Gervasutti e questa e' la piu' vicina.)

        Ora  bisogna superare qualche muro di ghiaia e portarsi sulla
        sinistra  orografica  della  valle  di S.Maria. Il terreno e'
        tutta  una  frana continua e volendo e' possibile raggiungere
        la  vicina  forc. Spe (mt. 2049) salendo per circa 10 min. le
        ghiaie che calano da essa.
        Passati    sul    versante    della  Costa  della  Piura,  in
        corrispondenza  di  un  masso  con  segnaletica,  si prosegue
        salendo  diagonalmente per traccia sulle ghiaie e si perviene
        ad  una  forcellina  con tabella metallica bianco-rossa dalla
        quale in breve ( 5 min.) si cala nella bella conca erbosa ove
        e' sito il Biv. Gervasutti a mt.1940.
        (Circa 1 ora dalla forcellina di quota mt.1950)

       Il biv. e' del tipo "Fondazione A.Berti" con nove posti letto
       e  coperte.  Vi e' il pronto soccorso, legna, attrezzi per il
       taglio  di  legna. E' stato posto dalla sez."XXX Ottobre" del
       CAI di Trieste ed e' dedicato all'alpinista Giusto Gervasutti.
       L'acqua piu' vicina e' in Val S.Maria al bivio.




       GIRO DELLA CIMA DEI FRATI PER BIV.GRESELIN E FORC. DEL DURANNO.
(Percorso alpinistico ad anello dal Ponte Compol)

Il percorso taglia a sud la Cima dei Frati.
     Si  tratta  di un giro ad anello per alpinisti esperti e molto
     ben allenati, dato il dislivello da superare  pass. di 1-2 grado.
     L'ambiente  e' grandioso, con stupendi panorami sulla Cima dei
     Preti, Duranno, Val Compol, Val Zemola, ecc.
     Si  consiglia il giro nel verso descritto per avere un ritorno
     -morbido- quando la fatica si fa sentire.
      Si  consiglia  di  avere nello zaino un minimo di attrezzatura       da roccia
(corda, moschettoni, cordini)

      Sentiero nr. 358-374
       Dislivello mt.1700 compresi saliscendi vari.
       Ore 8-9 soste escluse
       Acqua: abbondante lungo il percorso sino al Biv.Greselin
             sin. orograf. del canalone che cala dalle Madonute
              Cento metri sotto Casera Lodina (fontana)



      


           
 SALITA AL BIV. GRESELIN
      Il  sentiero e' segnato come difficile dal bivio di quota mt.
        1030.  Ciò non e' dovuto alla pericolosita' del tracciato che
        non  presenta  punti particolarmente esposti o pericolosi. E'
        la pendenza e la traccia a volte esile ad aver imposto questo
        tipo di rappresentazione grafica.

        Il  tracciato  si diparte dal ponte Compol, in val Cimoliana,
        dove vi e' un parcheggio  (a destra prima del ponte mentre al
        di  la  del  ponte  vi e' una sbarra con casello-pedaggio del
        parco naturale). mt.728.  Circa 2.5 Km da Cimolais.

        Ci  si  inoltra  nella valle per la sua destra orografica per
        pista  ghiaiosa,  con  moderata pendenza, lasciando a destra,
        nel  fondovalle,  alcune  dighe  di  sbarramento che hanno lo
        scopo  di  frenare  l'acqua nei periodi di piena del torrente Compol.
        La  pista  diviene  ben  presto mulattiera e sale con qualche
        tornante il colle di faggi e pini.
        La  mulattiera  sempre  molto larga supera sfiorando a destra
        alcune  rocce  a  strapiombo  che finiscono nel fondovalle, e
        quindi  essa  perviene  ad  un  bivio  dove  il  sentiero  di
        sinistra,  il piu'largo, prosegue verso la casera Lodina e la
        forcella omonoma (nr.374) mentre il sentiero che ci interessa
        devia  decisamente  a destra in leggera discesa. (Vi e' buona
        segnaletica su cartelli appesi ad un pino) (mt. 1030)

        Si  prosegue  a  destra in leggera discesa sino al fondovalle
        dove  scorre  il torrente, e lo si supera tra grossi massi in
        corrispondenza di un cartello segnaletico divelto.
        Si  prosegue  in  moderata  salita costeggiando le ghiaie del
        torrente  sulla  sua sinistra orografica, si giunge poi ad un
        punto  in  cui  la valle e' sbarrata da rocce verticali e qui
        verra'  guadato  ancora  il  torrente,  passando sulla destra
        orografica verso un ripido colle di baranci e faggi.(mt.1100)


La Val Compol dal Cadin dei Frati


     Risalendo ad est la Cima dei Frati- le cime dei Cantoni e creste della cima Cazz'Alta verso dx


Da sx le crode dei Cantoni e la costa della Cazza Alta -Postegae e M.Turlòm (barancioso)


  Cima dei Preti, Crode dei Cantoni  e contrafforti meridionali della Cazza Alta

        Si  risale  il  ripido  pendio  per  sentierino ben battuto e
        segnato,  tuttavia molto ripido. Esso supera talvolta qualche
        piccolo  tratto incassato con roccette, poi supera un pulpito
        dove  troneggiano  faggi  molto  antichi  e risale ancora per
        mughe  a  lungo,  sino sotto alle rocce che separano la Costa
        dei Tass dalla valle che cala dal Cadin dei Frati.(mt.1700)
        Giunti  a  sfiorare  le  rocce, il sentiero taglia il vallone
        superando  un  rivo d'acqua e risalendo per ghiaie e mughe il
        contrafforte  barancioso  che  porta sino sotto ad una fascia di rocce.
        In  corrispondenza di un ghiaione si attraversa sottocroda la
        fascia  di  rocce  da destra verso sinistra, seguendo un rivo
        d'acqua che non sempre e' presente.
        Si  risale sino ad una crestina morenica molto affilata dalla
        quale  e'  ben visibile il Bivacco Greselin posto in mezzo ad
        un bellissimo anfiteatro di rocce.
        Si  segue  il  la  crestina  e  poi si attraversa per prati a
        destra per comodo sentiero sino al bivacco. (Mt.1920)
        (ore 3 circa)


In vista del bivacco greselin e la Cima dei Preti


 La lunga costa che porta al bivacco


 Il biv. Greselin a q. 1920

      Il  Bivacco  e'  del  tipo  "Fondazione Berti" con nove posti
      letto,  coperte,  sgabelli  e  tavolo.  Esso  e'  sito in una
      posizione  particolarmente  panoramica, in mezzo al Cadin dei
       Frati. Griglie di sassi attorno al bivacco fanno pensare alla
       possibilita' di valanghe invernali.
      L'acqua e' circa venti mt. ad  est del bivacco e la eventuale
       legna per fuoco va raccolta sui baranci poco distante.






TRAVERSATA  DAL  BIV.GRESELIN ALLA FORC. DEL DURANNO.


      Si    tratta    di   un  percorso  alpinistico  che  richiede
      dimistichezza  con  le  vie  ferrate  e l'uso della corda per
      assicurazione  in  quanto  vi  sono  tratti  di secondo grado    
       esposti su paretina ed in traversata.
       Non  e' un percorso facile, non puo' essere paragonato ad una
       via  ferrata  in  quanto  il  percorso e' facilitato da corde
      fisse solo in qualche punto.
       Si  consiglia di avere con se corda, cordini, moschettoni, un
       paio di chiodi.... (corde metalliche con chiodi divelti)
      Il percorso e' segnato ma ormai i segni sono sbiaditi (1995).


             La Cima del Frate ed il monte Duranno dalle facili crestine soprastanti il Bivacco Greselin


     La Cima del Frate che viene tagliata dal prcorso a sud


    Il Biv. Greselin dalle creste della Cima dei Frati


Telefoto della Cima dei Preti risalendo la costa della Cima dei Frati

        Dal  Biv. Greselin si traversa verso sud-ovest per sentierino
        che  taglia  diagonalmente  il prato puntando sottocroda alla
        Cima dei Frati.
        Si  attraversa sotto le roccie con qualche piccolo saliscendi
        e per cengia esposta si tagliano i gradoni di roccia puntando
        verso la forcella piu' bassa, grossomodo all'altezza del Biv.
        ma  prima  di  raggiungerla  si  devia  decisamente  a destra
        salendo  una  paretina  di  roccia di una quarantina di metri
        dove vi e' una corda fissa con molti, stabili chiodi.
        Questo tratto e' su roccia molto buona.
        Si entra nel canalone che portera' alla forcellina superiore,
        un caratteristico intaglio ben visibile anche dal Bivacco.
        A  meta'  canalone  vi  e'  un masso incastrato che si supera
        mantenendosi a destra di esso ed aiutandosi con una scivolosa
        corda metallica di circa quattro metri.
        (Questo  passaggio  e' breve, non e' particolarmente esposto,
        ma  e'  un  po'  strapiombante e bisogna issarsi di peso)
        Si    continua   per  il  canalone  per  sentiero  sino  alla
        forcelletta (quotata 2100 mt. con scritta su roccia)
        Dalla  forcelletta  si  punta  diagonalmente in alto verso la
        base    delle    crode   attraversando  in  salita  un  prato
        (sentierino)  e  quindi si sale ripidi sino ad una forcellina stretta e rocciosa.
        Si  cala  giu'  per il canalino un po' esposto sino al centro
        di  un  canalone  (1ø-2ø  circa  40mt) dal quale si risale il
        versante opposto su facili e salde roccie.
        Ora  si  comincia  a traversare alti ed esposti sopra a lisci
        lastroni   di  roccia,  mantenendosi  su  piccola  cengia  ed
        aiutandosi  con  una  corda  metallica  (attenzione ai chiodi
        instabili) che va usata solo per equilibrio...
        Si traversa cosi' per una cinquantina di metri e poi la corda
        metallica  termina  e  bisogna  proseguire  ancora per cengia
        (attenzione  al ghiaino infido...) esposta che si affaccia al
        largo canalone che cala dalla forc. dei Frati.

       E'  facile  in  questo punto erroneamente salire  per cengia,
       infatti  sembra  incredibile che si debba andare proprio giu'
       verso  il  vuoto  ed  istintivamente,  non  notando  i  segni
      sbiaditi,  si  tende  a seguire in salita la cengia che ormai
       a forza di errori presenta un sentierino battuto!

        Da   questo  punto si consiglia la progressione in sicurezza,
        vista  la delicatezza e l'esposizione del passaggio: non c'e'
        corda fissa. (Assicurare la corda ai chiodi delle corde fisse
        precedenti,  con  quaranta  metri fissati su spuntoni si puo'
        creare una corda fissa che porta quasi in fondo.)
        Giu'  diagonalmente per la ripida cengia in discesa e poi con
        una  serie  di  zig-zag  laddove  la  roccia si presenta piu'
        facile  (segni rossi) si cala una cinquantina di metri per la
        parete verticale sino alle ghiaie del canalone. (2ø esposto)


 Il passaggio chiave di 2 grado dove le funi erano divelte


A sx la forc. del Duranno a dx il ghiaione che risale alla forc. dei Frati


   Forcella dei Frati e Cima dei Frati dalle Creste Centenere

        Si  perviene  sul  canalone ghiaioso che va risalito rasente
        alle crode (destra salendo) per una ventina di metri.
        Sopra di noi, in cresta, incombono i "Frati" o le "Madonute".
        In  questo  punto  scorre  un  piccolo  rivo  d'acqua, ultimo
        rifornimento prima di Cas. Lodina.
        Si  attraversa  mantenendosi  in quota il grande ghiaione che
        alle volte e' duro e difficile da tagliare.
        Giunti alle rocce che calano dalla parete s.est del Duranno si
        incrocia  il  tracciato  che  sale ripidamente alla Forc. dei Frati ( mt.2205)
        Si prosegue per ghiaie giungendo ad un grande landro che puo'
        offrire riparo in caso di maltempo.(nr.358 segni rosso-verdi)
        Si prosegue sottocroda per sentierino ben marcato percorrendo
        cosi' la cengia sud del Duranno per terreno erboso e roccioso
        sino  a  giungere  alla  erbosa  forcella del Duranno a quota
        mt.2217.  (Disl.  mt.150 dalle base delle roccette dove vi e' l'acqua)
        (circa 2.30 ore dal biv. Greselin)

       Dalla  forcella  si  gode un bellissimo panorama sulla parete
       sud del Duranno e sul Rif.Maniago sottostante.
      Anche la Cima dei Preti sembra ad un tiro di schioppo.
       Presso  la  forcella  vi  e' un bivio con il sentiero 374 che
       cala  per  il  versante  ovest    della  montagna,  mentre il
      percorso  che  verra' da noi seguito ha la stessa numerazione
       ma prosegue in quota verso sud, sottocresta.



                   RITORNO PER CASERA LODINA

       Il  ritorno  e'  decisamente  rilassante in un ambiente molto
       panoramico  di  cresta  dapprima,  poi per terreno fortemente
       carsico,  per  ampi pascoli ed alfine per fitto bosco di pini e faggi.
       Questo  percorso,  se  fatto  in  salita,  e'  una bellissima
      passeggiata    (disl.1400    mt.)    che    offre   tutte  le
       varie caratteristiche di flora alpina,  su sentieri e terreno
      privi di qualsiasi difficolta'.


        Dalla  forc. del Duranno a Mt.2217 si prosegue per sentierino
        in  quota  verso  sud,  aggirando  a  sud  la quota mt.2295 e
        superando due enormi caverne, mantenendosi sempre sottocroda.
        Il  sentiero  punta  verso  la cresta piu' alta a quota 2275,
        tagliando  completamente  la  bella e ripida conca erbosa che
        cala a sud delle caverne.
        Siamo sulle Cime Centenere.
        Giunti  in cresta appare ancora il panorama della Val Zemola,
        il  sentiero aggira la cima mantenendosi sotto di essa di una
        decina  di  metri  nel  versante  di Val Zemola e poi ritorna
        subito in cresta sul versante della Val Compol. (segni rossi)
        (ore 0.30 dalla forcella)


                          Dai pressi delle Cime Centenere verso il Gruppo del M.Duranno


       Il  superamento  di  questa  quota  (2275)  e'  possibile sia
       direttamente che aggirando la cima. Numerosi sentierini fatti
       dalle  bestie  possono  ingannare.  In caso di nebbia seguire
      attentamente la segnaletica.

        Si  scende per una cresta erbosa verso Sud-est e si giunge ad
        una  selletta  dalla quale si cala verso sud nell'ampio circo
        carsico ricco di campi carreggiati e di doline.
        (dalla crestina stupendo panorama della zona carsica)
        Al  contrario della rappresentazione su carta topografica, la
        difficolta'  nel  seguire  il  percorso sta proprio da queste
        creste  sino  alla  forcella  Lodina, poiche' una lunghissima
        serie di piccoli saliscendi obbligati ed il terreno con buona
        vegetazione  e  lievissima pendenza obbligano ad una costante
        ricerca dei segni bianco-rossi. (poco battuto, ma largo)
        Si  perviene alla forcella in circa trenta minuti di cammino,
        attraversando  la Busa dei Vediei, mantenendosi tra le creste
        ed una serie di collinette carsiche quotate 2026 e 1990 mt.
        Si perviene alla Forc.Lodina a mt. 1860 (segnaletica)

       La  forcella  Lodina  offre  la  possibilita' di calare a sud
       verso  il  Passo  di  S.Osvaldo in circa 2.30 ore. Attraverso
       questa  forcella durante il primo conflitto mondiale l'allora
      tenente  Rommel  (Truppe  austriache) proveniente da forcella
      Clautana   per  casera  Lodina  accerchio'  le  poche  truppe
       italiane a presidio del Passo S.Osvaldo, sopprafacendole.
      Rommel  calo'  poi  in val del Piave per Erto-Casso tagliando
       la ritirata agli Alpini in rotta dalle Dolomiti del Cadore. (L.A.V.)

        Dalla  forcella,  ripidamente giu' verso est dove la valle e'
        piu'  stretta, un sentiero ben battuto porta alla sottostante
        casera Lodina a Mt.1567 in circa 20 minuti.
        La casera e' ristrutturata ed in ottime condizioni al 1995.
        E' aperta a tutti e permette il pernottamento (coperte).
        Vi e' legna da ardere ed attrezzi per il taglio.
        L'acqua  e'  circa cento metri sotto, in una fontana lungo il
        sentiero che cala a valle.
        Dalla casera Lodina, una ottima mulattiera cala a valle.

       Un bivio (verso dx) 1370 mt. (15 min dalla casera) porta giu'
       direttamente    in    Val    Cimoliana  presso  il  Campeggio
      agrituristico  passando  in  un  canalone a sud del Col delle
      Gramane. (ore 1 dal bivio)

        Ci  si  inoltra  nel bosco di pini e per larga mulattiera con
        pendenza lieve si cala a valle con molti tornanti.
        Superato   il  bivio  della  Val  Compol  di  mt.1030  ci  si
        ricongiunge con l'itinerario di salita e si perviene al ponte
        Compol in circa 1.30 ore dalla Casera Lodina.




       FORC. VAL  DEL GRAP (Drap - Per Casera Laghetti di Sopra)
(GIRO AD ANELLO)



Si  tratta  di  un  percorso  ad  anello  che  offre tutte le
      caratteristiche dell'ambiente montano in tutti i suoi aspetti
       naturali:  dal  grande  bosco  di pini e di faggio al pascolo
       erboso  di  montagna  sino  alle  alte  cengie dove regnano i
      camosci. Vi sono anche alcuni passaggi su roccia molto facili
       ed  in  alta  Val  del  Grap  si  supera  anche un ghiacciaio
       perenne,  con tanto di crepacci e morena. Viene data anche la
       possibilita'  della  discesa "sciata" di un bel ghiaione dove
      la Val del Grap confluisce con la Val dei Frassin.
      Sino  alla  Casera Laghetti di Sopra si tratta di un percorso
       su  ampia  mulattiera,  poi il tracciato diviene per esperti,
      diciamo per persone che abbiano dimestichezza con vie ferrate
       anche se le difficolta' sono minime e non vi sono infissi.
       Il  tracciato  e' sempre ben segnato con segni bianco-rossi e
       si snoda sui sentieri nr.390 all'andata e 389 al ritorno.

     CARTA TOPOGRAFICA: ediz. TABACCO "Dolomiti di sinistra Piave"
      CARTE IGM : Perarolo di Cadore e M.Pramaggiore 1:25.000

        Dislivello mt.1300 circa.
        acqua:  Abbondante  sino  a  Casera  Laghetti  di  Sopra, poi
                presente solo a meta' Cadinut dei Grap, al nevaio.
        Ore: circa 7-8

Avvicinamento  da  Cimolais  (PN)  per Val Cimoliana oltre al
        Ponte  Confoz  di  circa 1.5 Km. sino all'ampio parcheggio ed
        area  di  pic-nic  antistante  alla  confluenza  della Val di
        S.Maria con la Val Cimoliana.
        Questo,  tra l'altro, e' l'unico punto dal quale e' possibile
        fotografare  la  parte alta del Campanil di Val Montanaia che
        e'  sempre  nascosto  alla vista da qualsiasi altro punto del fondovalle.


DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Sul parcheggio sito sul greto del torrente vi sono le tabelle
        segnaletiche  per  i percorsi che si inoltrano nelle valli di
        S.Maria  e  Val  dei  Frassin,  indicanti  anche  il tempo di
        percorrenza. (ore 2.45 per Cas.Laghetti di sopra)
        Si  guada il torrente laddove si presenta piu' attraversabile
        e  si attraversano le ghiaie direttamente verso il bosco dove
        una   pista  forestale  sale  e  si  inoltra  per  la  destra
        orografica della valle. (Sinistra salendo)
        Dopo circa trenta minuti di cammino si incontra un bivio dove
        il  sentiero  di  destra (nr.356) attraversa il torrente e si
        inoltra    per  la  val  di  S.Maria  verso  Forc.Spe  ed  il Biv.Gervasutti.
        Si  seguono  le indicazioni per la Val dei Frassin dove viene
        dato  il  tempo  di 1.30 ore per Cas.Laghetti di sotto e 2.30
        ore per Cas.Laghetti di sopra.
        Si prosegue quindi diritti obliquando a sinistra.
        Si  prosegue  per  pista  forestale  e  dopo  circa una altra
        mezz'ora  di  cammino  si  perviene ad un altro bivio dove il
        sentiero  nr.389  prosegue diritto per la dx orografica della
        valle  (percorso  che verra' effettuato al ritorno) mentre si
        dovra'  attraversare  il  greto del torrente portandosi sulla
        sin.  orografica  e  risalendo  una  costa  boscosa  sino  ad
        attraversare  un rivo d'acqua che cala dalla Val dei Frassin.

      NB:  il bivio di cui si parla e' erroneamente riportato sulle
    carte del Tabacco alla quota mt.1300 mentre il bivio si trova
       alla quota 1183 ed e' riportato come bivio con sentiero non segnato.
       ATTENZIONE: il bivio a quota mt.1300 su terreno non esiste!

        Superato  il piccolo torrente si sale  dapprima in mezzo alle
        ortiche  poi in mezzo al bosco a tornanti, superando anche un
        landro  e si perviene ad un faggio secolare oltre al quale si
        raggiunge la casera Laghetti di Sotto alla quota mt.1580.
        (Circa 1 ora dal bivio di quota mt.1183)

      La casera presenta due stanze abbastanza in ordine, l'una con
      tavolo,  panca e focolare, l'altra con pagliericcio. Il tetto
       e' in buono stato, l'acqua si puo' trovare dieci minuti verso
       la Casera Laghetti di Sopra, continuando per il sentiero.

        Si  oltrepassa  la  casera  tenendosi  a  destra sul colle ed
        inoltrandosi  in  mezzo  alle  ortiche  si  sale di circa una
        quarantina  di metri di dislivello sino ad un prato dal quale
        si  devia  decisamente a sinistra superando un rivo d'acqua e
        portandosi sotto al colle dove e' sita la casera superiore.
        Si  sale  dapprima  traversando  a lungo verso nord e poi con
        qualche  tornante  si  raggiunge  una  piccola  sorgente  sul
        sentiero;  da  qui  un  sentiero  si  diparte verso destra ed
        aggirato  il  piccolo  colle  ci porta alla casera che appare
        improvvisamente e si vede solo all'ultimo momento. mt.1871
        (Circa 45 minuti dalla Casera Laghetti di sotto)

      La  piccola  costruzione  e'  stata  riadattata di recente ed
      offre  tutte  le  piccole  comodita'  di  un piccolo rifugio:
      tavolo,  panche  e  sgabelli,  cucina  economica,  pentolame,
       fornelli a gas, scatolame, candele, pronto soccorso ecc.
       Vi  sono  attrezzi  per  il taglio della legna e vi sono otto
       posti letto con coperte (molti di piu' in caso di emergenza).
      E'  tenuta  molto  pulita  ed  e'  molto frequentata anche ininverno.
      Un'idea  del  numero di persone presenti la si puo' avere dal
       numero di auto parcheggiate nel fondovalle.
       Il  sentiero 389 prosegue anche sotto le crode delle cime dei
      Frassin (Sud-Est) verso il Biv. Gervasutti. (ore 3)


                     Da sx la casera Laghetti de Sòt ed a dx  il Biv. Laghetti de Sòra (acqua)





DA CASERA LAGHETTI DI SOPRA ALLA FORC. VAL DEI GRAP (Drap)

        Si  prosegue dalla casera-bivacco verso la forcella del Frate
        (ometto-guglia   caratteristica).  Dopo  circa  150  mt.  dal
        bivacco  al  bivio si prende la traccia di sinistra (sud) che
        rimonta  a  tornanti  su  diritto verso le roccette per ampia
        mulattiera talvolta scavata nella roccia.
        Aggirata  la  costa  erbosa  si  perviene ad un circo erboso,
        aldila'  del  quale  il sentiero dovendo risalire un canalino
        presenta  un  punto  delicato  per  immettersi  nello  stesso
        (piccolo passo su roccia-attenzione).
        Risalito  il  canalino  si  perviene  ad  una forcelletta che
        consente un ottimo punto di sosta.
        Si  attraversa  il  prato  sino ad un'altra forcelletta dalla
        quale appare il primo dei due circhi detritici che calano dal
        M.Laste e che sono separati da una dorsale rocciosa.
        Il  M.Laste  a sud e' limitato da una costa rocciosa di quota
        mt.  2249 ed il sentiero sulle carte e' rappresentato male in
        quanto esso passa dinnanzi a detta quota, dopo aver attraver-
        sato il circo detritico e non dietro come sembra.
        La dorsale rocciosa presenta una bellissima ed agevole cengia
        verso  sud-est  (sentiero)  che  porta  ad  una forcellina, e
        quindi  per  un  prato  si  entra  nel  secondo  grande circo
        detritico alla sommita' del quale troneggia il "Tridente".
        Sui  prati  al bordo esterno est del circo vi era un caserino
        di pastori di cui restano poche tracce.
        (Ore 1 circa dalla Casera Laghetti di Sopra)


 'al Tridènte' con la finestra di roccia a sx


 La Forcella dei Preti ed a dx tra le nuvole il M.Laste


M.Laste, Tridente visti dalla spalla del Duranno. La forc. dei Preti permette l'accesso alle cengie ovest della
Cima dei Preti.


       Il  "Tridente  e'  limitato  a  sud  da  una forcella quotata
       mt.2418  (Finestra  di  roccia)  ed a nord dalla forcella dei
       Preti alla quota mt.2372.
       La  forcella  dei  Preti e' agibile risalendola diagonalmente
       da  sx verso dx con un tornante sottocroda o direttamente per
       roccette un po' friabili ma facili. (1ø-2ø).
       La forcella della finestra non e' agevolmente risalibile.
       A  nord  della  cima immediatamente a nord del tridente vi e'
       un  canalone  ghiaioso  risalibile  per  giungere in vetta al
       M.Laste  per  la via sud-est, oltre il canalone la via risale
       dei canali sul versante di Valmontina.

        Dai  prati  della  Pala  Anziana dove sorgeva la Caserina, si
        tagliano  in salita i ghiaioni ad est del tridente portandosi
        sul canale che cala dalla sua forcella sud. (Grandi massi)
        Ora  ci si abbassa per sentierino molto ripido (attenzione ai
        passi  rocciosi)  e  si  cala  nel  grande ghiaione (che cala
        agibile  e  parallelo  alla  Val  dei  Grap  verso la Val dei
        Frassin) per circa un centinaio di metri.
        Si attraversa il ghiaione e poi con un passo di qualche metro
        su  roccia  si  giunge per sentiero che sale un ghiaione alla
        forcella Val dei Grap. (segnaletica su roccia) mt.2290.
        Sul passo di roccia e' consigliabile aiutare i meno esperti.


 La Cima Val del Grap vista dal plateau ad est del Tridente


  La Val Grap sulla  Kriegskarte di Anton Von Zach 1798-1805   tav.XIII-7. Cartografo Von Klebek

    NB: L'oronimo  Grap  appare su descrizioni del Lothar Patera del 1904
        (L.A.V.  Natale  1979  pag.119  riportate  da I.Zandonella) e
        sulla tavoletta IGM al 25000 levata 4/1969.
        Sulle  carte Tabacco al 25000 appare l'oronimo Drap riportato
        anche dal Zandonella nella guida Berti Dolomiti Orientali II.

        Ore 1.45 circa dalla Casera Laghetti di Sopra.
        Dislivello circa 420 mt.





DISCESA PER IL CADINUT DEL GRAP VERSO LA VAL CIMOLIANA


        Si  cala  diagonalmente  per il ghiaione in direzione sud, ma
        non  si  oltrepassa  mai il centro del canalone, mantenendosi
        sempre sulla sinistra orografica.
        Giu' per ghiaie e prati ripidi sino alla altezza di un nevaio
        perenne  sito  a quota 2085 mt. circa, seguendo i pochi segni
        bianco-rossi visibili sul terreno. (Rivo d'acqua)
        Scendendo  sempre a sinistra, alla quota di mt. 1950 circa si
        oltrepassa  il  canalone  verso  sud,  per  un sentierino che
        scorre sottocroda, entrando poi nell'anfiteatro roccioso dove
        vi e' il bivio (mt.1900) per la Forcella dei Cacciatori.
        (Bivio per Biv.Greselin, raggiungibile in circa 2-3 ore)


                       Nevaio perenne (ottobre 1994) a circa M.2000 al bivio per Biv.Greselin


        Si seguono i segni che calano paralleli al canalone sulla sua
        sinistra orografica e si cala a lungo tra rocce e baranci che
        talvolta offrono aiuto per la discesa.
        Alla  quota  di  mt.  1600  circa  si  obliqua  decisamente a
        sinistra  (Nord)  percorrendo una larga cengia baranciosa che
        termina poi con un canalino molto stretto.
        Percorso  il  canalino si perviene al grande ghiaione dove il cengione termina.
        Giu'  per  il  ghiaione  con  bella sciata sino al torrente e
        mantenendosi  sempre sulla sinistra orografica si perviene ad
        un grande macigno che puo' offrire riparo. (mt.1300)
        Si  passa  poi sulla destra orografica e si segue il sentiero
        che  porta  al bivio di quota mt. 1183 da dove il percorso e'
        comune con quello fatto salendo.

        Ore 2.30 per giungere al parcheggio della Val Cimoliana.

NB:   Il  percorso,  se  effettuato  in  invernale,  richiede
particolare  attenzione  per  le scariche di neve nel Cadinut
del Grap (meglio con l'uso di ramponi e piccozza).




(in lavorazione)

non avedo mai fatto la traversata, riporto questa esemplare descrizione:
TRAVERSATA DAL BIV.GERVASUTTI AL BIV. GRESELIN
           (Di Sergio Fradeloni - CAI TS-PN)

Allo scopo di facilitare coloro che in futuro
avessero intenzione di fare questa traversata,
davvero interessantissima e splendida, qui di se-
guito riporto la relazione dell'itinerario segna-
lando di volta in volta quando la descrizione del-
la guida è incompleta o si scosta dalla realtà
Dal Biv. Gervasutti si attraversa con alcuni
saliscendi la Valle di S. Maria, la Val Misera e
la Val dei Lares e si raggiunge la Val dei Frassin
circa a quota 1930, presso il vasto pascolo della
Casera Laghetto di Sopra. Fin qui la relazione
della guida è esatta. Qui l'Alta Via n. 6 incrocia
il sentiero che risale tutta la Val dei Frassin, un
sentiero, nel 1982, segnatissimo e ben battuto sul
quale si svolge la marcia ,Cadore-Friuli da Pera-
rolo a Cimolais oltre la Forc. del Frate (..tracce ,
a pag. 131 della guida). Lungo questo sentiero, in
caso di necessità, si può ripiegare velocemente
raggiungendo il fondo della Val Cimoliana o alla
Casera Laghetto di Sotto a quuta 1603; la casera
è in buono stato e può dare un ottimo ricovero.
Senza percorrere il sentiero che sale alla Forc.
del Frate (conviene individuare I'itinerario da
percorrere quando ancora si sta attraversando al-
la base delle pareti della Cima Sella prima di
giungere sul Fondo della Val dei Frassin) si sale
ripidamente (segnavia poco evidente nell'ampio
pascolo; se non c'è buona visibilità conviene ri-
piegare) I'opposto versante della valle (La Pala
Anziana) sino a raggiungere la conca glaciale alla
base delle ghiaie che scendono dalla Cima Laste.
Oltrepassata la conca, si traversa per tracce
sulle ghiaie sotto la Cima Laste e la Forc. dei
Preti (caratteristico foro sulla crcsta; anche qui
il segnavia è poco evidente, specialmente per chi
percorre I'itinerario in discesa). Attraversati al-
cuni canali, per roccette e ghiaie si raggiunge in
breve la Forc. Val dei Grap (Val del Drap è il
nome locale riportato sulla Guicia Berti, edizione
1982; 2290 m, ore 2 dnlla Val dei Frassin).
La guida di Sanmarchi dice di non dirigersi
ad una invitanle forcelletta caratteristica circa
a quota 2250 a causa dei succcssivi salti a picco
sulla Val del Drap: i salti non cadono nella Val
del Drap ma nella valletta confluente nella Val
dei Frassin segnata erroneamente come Val del
Drap con la lettera b nella foto di pag. 134; la
Val del Drap scende alla base delle lastronate
della Cima dei Preti, e' percorsa dall'Alta Via e
si vede molto bene nella foto di pag. 138.
Dalla Forc. Val del Drap si scende per la Val
del Drap tenendosi sui prati sulla sinistra della
valle (a destra, alla base delle caratteristiche pa-
reti a lastroni della Cima dei Preti, la valle è co-
perta da ghiaie e da nevai) fino a quota 2000 circa.
Da questa quota, la Val del Drap scende ad in-
contrare la Val dei Cantoni e la Val dei Frassin
con un pendio di mughi frammisto a placche e
a canalini rocciosi: la discesa di tale pendio non
offre difficoltà se non di scelta dell'itinerario e
può servire per ripiegare a valle prima di affron-
tare la parte piu impegnativa della tappa. Biso-
gna dapprima tenersi a destra sul bordo del ca-
nale a lastroni che scende dal nevaio del Cadinut
del Drap: quindi, quando il canale diventa pro-
fondo e piu ripido (circa a quota 1650), si pro-
segue la discesa piegando a sinistra e si attra-
versa tutto il pendio di mughi (scegliendo le zo-
ne erbose, i canalini e le placche rocciose) fino
a portarsi sotto le pareti che limitano a sinistra
la valle. Per un facile canalino alla base delle
pareti si scende sulle ghiaie evitando così il salto
roccioso terminale della valle. Per tracce prima a
sinistra e poi a destra del greto si raggiunge in
breve il sentiero della Val dei Frassin a quota 1200 circa.

Per proseguire invece lungo 1'Alta Via, si se-
gue il segnavia (anche qui poco evidente) che,
portatosi sulla destra della valle, per una ter-
razza erbosa (piccola sella sulla destra sulla
guida) oltrepassa un crestone e raggiunge il val-
lone ghiaioso e nevoso (Cadinut del Drap sul
Berti 1982) alla base del canalone che scende
dalla Cima dei Preti (le facili roccette, il cana-
lone e l'intaglio 2050m di pag. 133 non sono in-
teressati dall'itinerario segnato). Si attraversano
in quota (segnavia solo alle estremità del vallo-
ne) le ghiaie ed il nevaio (ghiacciato e crepac-
ciato nell'ottobre 1982 dopo un inverno con po-
ca neve ed un'estate particolarmente calda: nep-
pure accennato sulla guida!) e si attaccano le
rocce in direzione dell'evidente forcella circa 130
metri piu alta.
Seguendo il segnavia che da la direttrice ma
non sceglie i passaggi piu facili (un segno in
particolare invita ad attraversare una liscia plac-
ca impegnativa mentre poco sotto c'è una facile
cengia), si sale sulla destra di un canalone incli-
nato per rocce articolate ma esposte e a tratti
friabili: è questo il tratto piu impegnativo della
tappa: 1ø grado con qualche passo di 2ø.
Raggiunta la forcella (2130m; Forc. dei Cac-
ciatori sul Berti- 1982) fra una cresta della Ci-
ma dei Preti e lo sperone roccioso (Punta Zotta
sul Berti) che divide la Val di Drap dalla Val-
le dei Cantoni (ore 2 dalla Forc. Val di Drap),
si attraversa per ghiaie la parte terminale della
Val dei Cantoni (i 1900 m circa di pag. 133 della
guida sono evidentemente errati) e si riprende a
salire per le rocce sulla sinistra del grande ca-
nale obliquo che sale da destra a sinistra inci-
dendo grandi lastroni. Seguendo il segnavia (suf-
ficiente, ma tracciato solo per chi sale...) si su-
perano alcune facili paretine, a tratti esposte, so-
pra una grande lastronata, fino a giungere in
Forc. Compol (2450m, 3 ore dalla Forc. Val del
Drap; la quota 1450 di pag. 135 della guida è un
evidente errore di stampa), splendido punto panoramico.
Dalla forcella, dalla quale si vede il Biv. Gre-
selin, si scende verso il Cadin dei Frati per pa-
rete inclinata (qualche tratto di 1ø grado): dap-
prima si va verso sinistra per poi piegare a de-
stra fino sotto le rocce della Punta Compol (la
cascata in fondo al colatoio di pag. 135 non I'ho
individuata) . Seguendo sempre il segnavia, an-
che qui i segni sono molto radi ed in caso di
scarsa visibilità bisogna prestare molta attenzio-
ne, si scende nel canalone (nel Berti edizione 1982
si avverte che il nevaio che spesso copre il fondo
del canalone puo' nascondere qualche insidia: nel-
I'ottobre 1982 chiaramente non c'era traccia di
neve) fino a quota 1920 circa (un primo largo ca-
nalone a destra porta alla conca ghiaiosa sotto
La Forc. Cadin dei Frati) dove si abbandona il
canalone che continua verso la Valle delle Pale
Floriane (e poi lo si attraversa al suo termine
come a pag. 135 della guida) e si sale per un ca-
nalino circa 80m fino ad un intaglio (invece di
risalire il canalino dal suo punto piu basso, lo si
può anche raggiungere circa ad 1/3 percorrendo
una cengia esposta con un passo del gatto al-
quanto delicato: entrambi gli itinerari sono se-
gnati, ma è decisamente piu facile e consigliabi-
le quello inferiore). Si scende ora brevemente per
ghiaie sotto delle rocce e poi si risale per pochi
metri su uno spallone erboso. Si scende al di la
per un canalino e per un prato fino alla sorgente
distante pochi metri dal Biv. Greselin (ore 2 dalla
Forc. Compol, 7 ore dalla Val dei Frassin).
Su mia proposta, nel 1983 la Commissione Giu-
lio Carnica Sentieri ha programmato di curare la
segnaletica dell'itinerario Biv. Gervasutti - Forc.
del Drap Val del Drap Val dei Frassin quota
1200, in modo da facilitare il percorso del tratto
di questa tappa dell'Alta Via, privo di difficoltà
alpinistiche ma piu difficile da seguire, e del-
I'eventuale itinerario di ripiego a valle per la Val
del Drap ed utilissimo per recarsi agli attacchi
delle vie sulla splendida parete Est della Cima
dei Preti.
Ho fatto questa relazione nella speranza che
possa essere utilizzata da tutti coloro che in-
tendono percorrere questo meraviglioso itinerario
in un ambiente selvaggio ed impervio. Si tratta
però di un percorso d'alta montagna ed il fatto
che la segnaletica fosse finora insufficiente ed
imprecisa e che le difficoltà tecniche e di orien-
tamento fossero superiori a quelle che per lo piu
sono abituati a superare i percorritori delle Alte
Vie, spiega perchè molte comitive si siano trova-
te in grosse difficoltà lungo questo tratto dell'Alta Via.




Da una ricerca sul Web riporto la più significativa recensione sulla figura di un grande alpinista dimenticato che salì quasi tutte le cime sfiorate dall'alta via nr. 7.

Lothar Patera: Nato a Salisburgo  nel 1876 , scopritore delle Carniche. L’alpinista austriaco esplorò e firmò numerose prime tra il 1895 e il 1913
(Luciano Santin )

«Quale gioia concedi a colui che odia l’attività forzata degli stolti uomini. Libero da tutte le preoccupazioni, il sognatore solitario si sente come un bambino nel grembo protettivo della natura tanto amata, il cui culto da solo gli offre la consolazione per ogni male e gli dà una rassegnazione e una certa fuga dal mondo». Queste parole vennero scritte cent'anni fa, dopo un bivacco in montagna, da Lothar Patera, alpinista austriaco e sistematico scalatore delle Carniche.
Malgrado l'importante opera di esplorazione svolta tre il 1895 e il 1913 sulle montagne comprese tra il Friuli e la Carinzia, nonché l'intensa attività pubblicistica, da questa parte del versante alpino la sua figura è quasi sconosciuta. A trarla dall'oblio ci ha pensato Daniele Bertossi, giovane osovano appassionato di alpinismo e di fotografia, che ne ha ripercorso buona parte delle "prime", confezionando una proiezione-conferenza già presentata in alcune sezioni regionali del Cai. Dalle sue ricerche sono tratte le note che seguono.
Lothar Patera nasce il 12 marzo del 1876 a Salisburgo, dove frequenta il ginnasio, avendo come insegnante Ludwig Purtscheller, la cui influenza è presumibilmente decisiva nella sua formazione. Si trasferisce in seguito a Vienna dove si diploma all'istituto superiore di veterinaria. Dopo un breve tirocinio, inizia ad esercitare in Carinzia: a Kirchbach, nella Gailtal, e a St. Leonhard, nella Lavanttal, per continuare, da ufficiale veterinario, nel Tirolo settentrionale e nel Lungau.
Intanto ha iniziato le sue scalate, d’estate e d'inverno. Sarà durante una scialpinistica sullo Shareck, che un congelamento gli porterà via alcune dita (per la cronaca, l'assicurazione non gli riconoscerà il danno, sentenziando che poteva comunque scrivere e visitare i suoi pazienti a quattro gambe).
La sua è un'attività metodica, che comprende molte traversate di cresta, capaci di dare una miglior conoscenza dei gruppi. Traccia una trentina di "prime", anche assolute (quelle note, ma non è escluso che siano di più), su una serie di cime: tra queste il Brentoni, il Crissin, l’Avanza, la Creta Forata, il Fleons occidentale, il Volaia, lo Zermula, la Cima Capolago, il Sernio, il Cuestalta (è una probabilità, perchè la cima indicata è la sconosciuta Edelweisspitze, in zona Cason di Lanza, e la quota coincide). Raggiunge in prima assoluta la vetta del Tuglia, sul Cavallo di Pontebba, sale lo spallone nord, oggi percorso dalla ferrata Contin, sulla Creta d'Aip l'attuale "via della bicicletta", effettua la prima invernale sul monte Peralba.
Nella "grande settimana" dall’8 al 14 settembre 1900 scopre l'attuale via normale dell'Avanza, traversa la Creta Forata aprendone la cresta sudoccidentale, sale per la prima volta il Tuglia, concatena la cresta dei Fleons (per l'Edigon e la Creta Verde si tratta di altre prime assolute), per concludere con la Cresta dei Biegenkopfke.
Le sue salite si fermano sempre alla Valcanale, come ci fosse un tacito impegno con il poco più anziano Kugy, che negli stessi anni sta perlustrando le Giulie.
Affianca alle ascensioni un'intensa attività di divulgazione: Patera scrive su tutte le maggiori riviste alpinistiche di lingua tedesca, e redige numerose monografie alcune delle quali sulle montagne friulane. Rimane il testo sul Cavallo, mentre quelli sulle Alpi Clautane e sullo Stefanogruppe, ovvero la catena Brentoni-Popera-Crissin, sono andati perduti nell'incendio della sua casa nel borgo Kreuth di Kötschach. Dalla sciagura, avvenuta nel marzo del 1929, si salvò saltando dalla finestra l'unica figlia Lotty, avuta dalla compagna Aurelia Kellner. Persona che costituisce una sorta di mistero, perchè il suo nome compare sulla tomba di famiglia e nei necrologi, però dalle testimonianze risulta anche l'esistenza di una moglie, Marianne, con la quale è attestata anche la salita al Rosskopf (una prima documentata, forse assoluta).
Patera fu piccolo editore in proprio, e si impegnò nella valorizzazione di alcune zone alpine. Convinse Karl Schottner ad acquistare la capanna Leitmeritz nelle Dolomiti di Lienz per farne un rifugio (l’attuale Karlsbadhütte) e fondò, nel 1910, la società Tauriskia, per acquistare e gestire a fini
alpinistici una capanna di caccia, la Tauriskiahütte, oggi Untere Gasthofalm, c/o il Radstat tunnel.
Nella Grande Guerra fu Alpiner referent, come Kugy. E come "Onkel Julius" si prodigò perché postazioni e baraccamenti venissero posizionati in zone non battute dalle valanghe (in alcuni casi i suoi consigli rimasero inascoltati, con gravi perdite umane).
Dopo il conflitto continuò l'attività alpinistica e pubblicistica sino alla morte, avvenuta nel marzo del 1931, a 56 anni, per una diagnosi errata: in una salita scialpinistica sui monti di Kötschach contrasse una polmonite che venne curata come un semplice raffreddore, portandolo al decesso in una settimana di atroci sofferenze. A ricordarlo, oggi, oltre alle sue vie e ai suoi scritti, conosciuti più nell'area germanofona che in Italia, rimangono alcune cime, e l'Alta via delle Dolomiti numero 7, dal monte Dolada al Cimon del Cavallo, intitolata ufficialmente al suo nome.




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