Duranno-C.dei Preti
Dolomiti > Dolom Friulane
(in lavorazione)
NB: questi appunti di cammino sono stati redatti alla buona dagli anni '70, alcune descrizioni potrebbero essere obsolete riguardo eventuali infissi metallici, agibilità di baite, frane su sentieri. Alcune foto sono d'epoca ('70-'80) digitalizzate e possono essere interessanti per stimare la diversità di vegetazione.
Le descrizioni e le ricerche sono di Gian Garzotto
Anello della Val Zemola
per Cas.Bedin, Rif. Maniago, Cas.Galvana
Si tratta di un percorso ad anello con stupendo panorama sul
gruppo del M. Duranno, del M.Borgà e frontalmente, a sud, sul Col Nudo.
Il percorso si svolge nel Parco Naturale delle Dolomiti Carniche.
Il giro può essere svolto in un giorno con un impegno di
circa otto ore escluse le soste, oppure in due mezze
giornate, con pernottamento al Rif.Maniago. Quest'ultima e' l'alternativa consigliata.
Il percorso non e' impegnativo, tuttavia richiede particolare
attenzione nel tratto tra il rif. Maniago e la Cas.Galvana,
in quanto il sentiero e' franato in piu' punti.
Avvicinamento
Percorrendo la statale che congiunge Longarone a Cimolais, ad
Erto per un bivio si seguono le indicazioni per la Val Zemola
e rif. Maniago e si sale dapprima per strada asfaltata
superando la chesetta di S.Liberale e poi per strada bianca,
inoltrandosi per la val Zemola alti e per stradina molto ardita
ed esposta.(Molti parcheggiano l'auto al limite dell'asfalto, presso un
tornante, fuori dalla valle a m.975, inoltrandosi a piedi per
la val Zemola con un perditempo di circa mezz'ora.)
Si giunge al limite del Parco naturale delle Dolomiti
Carniche dove vi e' un parcheggio abbastanza capace.
Nei pressi, sopra ad un colle (fontana d'acqua) vi e' la Casera
di Mela.(m.1172) .(Da Belluno circa 40 minuti d'auto)
Descrizione del percorso
Dal parcheggio ci si dirige verso valle sino ad un bivio.
Si sale a dx verso la Casera di Mela (consigliabile
rifornimento di acqua) e si segue la pista forestale che si inerpica
dapprima nel bosco e poi taglia diagonalmente in moderata
salita tutta la costa sottostante le cave di marmo.
Si supera m.1330 una caseretta con un vecchio verricello
arruginito e si prosegue lasciando a dx una pista che ci
raggiunge a tornanti e proviene sempre dal parcheggio della
Val Zemola, passando per Cas. Ferrera. (e' un'alternativa al
percorso descritto)
Si prosegue sempre diritti aggirando la costa boscosa e poi
tre tornanti ci fanno prendere quota (da un tornante si
scorge in alto la Cas. Bedin) e si sale il lungo rettifilo
che punta verso la galleria che porta alle cave.
La galleria non si raggiunge perche' bisogna seguire a dx un
sentiero (segnaletica) che ci fa invertire il cammino e
con qualche piccolo saliscendi ma sempre grossomodo alla
stessa quota ci porta al rivo d'acqua perenne che scende
dalle creste dal M.Citt\'e0. (Piano di Tamarie m.1717).
Oltrepassato il rivo in qualche minuto si raggiunge la casera
Bedin di sopra a m.1711.
NB: Circa ore 2.30 dal parcheggio di Val Zemola. Copertura
telefonica buona a Cas. Bedin di sopra. La Casera Bedin
presenta vano notte con sei posti su tavolato, possibilita' di fare fuoco,
fontana d'acqua. Al 2002 Non vi sono stoviglie nè pentolame.
Si prosegue per buon sentiero che passa dinnanzi alla casera
verso nord e ci si inoltra in discesa per il bosco di pini e faggi.
Si perde quota per circa cinquanta metri e si attraversa per
una larga cengia sotto a rocce con un grande landro, esse si
aggirano pervenendo ad un rivo che cala da forc.Pagnac di fuori.
Si oltrepassa la valletta e subito si lascia a sinistra il
.sentiero che sale per il percorso Zandonella e si segue a dx
in leggera discesa il sentiero ben battuto che con molti
saliscendi, superata una fonte d'acqua , attraversa tutta la
testata della valle, sempre tendenzialmente in leggera discesa.
Si superano due greti di torrente e sulla dx orogr. di uno di essi
(in alto la forc. della spalla) vi e' un bivio (segnaletica) che
consente di scendere a valle senza passare per il rif.
Maniago. (circa un'ora per ritornare al parcheggio)
Si prosegue nel bosco sempre con saliscendi, il sentiero e'
sempre ben visibile e ben segnato, oltrepassato un altro
bivio si perviene al rifugio lateralmente ad esso, da ovest
in circa dieci minuti. (Mt. 1698)
Ore 1.45 circa dalla cas. Bedin di sopra.
NB: Il rifugio Maniago sorge sulle rovine della Cas. Bozzia,
e' gestito privatamente. Di fianco ad esso una chiesetta . A
dx una fontana. Una pista forestale vi ginge molto vicina.
(vi e' copertura telefonica cellulare)
Si prosegue passando dinnanzi alla chiesetta e calando per un
sentierino seguendo le indicazioni per casera Galvana.
Si oltrepassa una fonte d'acqua sotto alle rocce e poi il
sentiero prosegue superando una serie di vallette in discesa
ma anche con piccoli saliscendi.
Calati per un costone di faggi con molta foglia nel fondo, lo
si aggira e si perviene ad un ghiaione che andra' superato
diagonalmente (sentieri di bestie lo tagliano in piu' punti).
Si superano ancora molti canaloni (acqua) con continui
saliscendi e poi si supera un ultimo canale roccioso
sconvolto dalle alluvioni riprendendo aldil\'e0 la mulattiera
sommersa dalle foglie (parapetti in legno) .
La mulattiera compie dapprima punta verso la costa boscosa
ma poi compie un tornante e sale verso la cima della costa
diagonalmente e poi per un canalino roccioso.
Si esce poi diagonalmente verso ovest sulla costa prativa
molto panoramica (panchina in legno ) dalla quale si gode un
bellissimo panorama sulla Val Zemola e sul Duranno. Da qui si
vede bene la casera Galvana al di la del vallone, verso sud.
Paletti con segnaletica sul terreno.
NB: questa costa e' discendibile senza salti od interruzioni
sino sulle ghiaie della Val Zemola. Naturalmente la discesa
e' piuttosto ripida e priva di segnaletica. E' possibile
calare giu' proprio dalla panchina di legno oppure aggirando
la testata del colle verso nord, per il sentiero appena salito.
Si sale per il fio di cresta e poi con un passo in discesa si
riprende il sentiero che in leggera discesa taglia la costa
boscosa e passando una ventina di metri sotto alla forcella
Forca, (Bivio per Val Zemola) raggiunge la casera Galvana a
mt. 1613. Ore 2.15 dal Rif.Maniago.
NB: La casera 'è in ottimo stato, vi e' un Larin, tavola ,
tavolato per pernottare. Legna da ardere. Non mi sembra vi
sia acqua nelle immediate vicinanze.
Si ritorna al centro della valletta, sotto alla forcella dove
vi e' il bivio e si riprende il sentiero che cala a valle (segnaletica).
Si scende a stretti tornanti gi\'f9 per la valletta per sentiero
ben battuto e ben visibile. (La valle e' della Al b\'f9s de la Galvana)
Il sentiero poi attraversa la valletta e si porta sulla
sinistra orografica ed e' qui molto ampio seppur coperto da fogliame.
Ripidamente la mulattiera cala sempre sulla sinistra
orografica , molto larga e ben visibile.
Quasi in fondo alla valle, si supera una radura e poi il
sentiero si infila nuovamente nel bosco pervenendo sulle
ghiaie della Val Zemola a mt. 1203. Ore 0.35 circa da Cas. Galvana.
Bisogna ora tagliare le ghiaie e superare il torrentello per
prendere la pista forestale che vi e' al di la, molto larga e
ben visibile, sul fondovalle.
In circa mezz'ora si perviene per pista forestale al
parcheggio di Cas. Mela, compiendo cos\'ec l'anello della Val Zemola.
Ore complessive escluse le seste : 7-8
Rifornimenti di acqua : Cas.Mela
Pian di Tamarie-Cas.Bedin Rif.Maniago
Vallette sotto il M.Fortezza.
Bus della Galvana.
Dislivello circa 1100 mt.
Giro ad anello lungo il
SENTIERO OSVALDO ZANDONELLA
(Per il rif.MANIAGO)
Ritaglio da: carte Topografica: TABACCO 1:25000 Dolomiti di sin. Piave .UTM.GPS
Giro ad anello dalla Val Zemola (Cas. di Conte)
E' una meravigliosa escursione di stile natural-alpinistico,
comprendente tutti i tipi di terreno dolomitici, in un
ambiente selvaggio e panoramico su valli incontaminate.
La parte centrale dell'itinerario e' parzialmente attrezzata
e si svolge in cresta, ora sul versante di Val Zemola ed ora
sul versante di Valmontina e Val del Piave. Buona segnaletica.
Il giro ad anello richiede circa 8-9 ore ed e' adatto per
alpinisti esperti ed allenati, se fatto in un giorno.
E' consigliabile il pernottamento al rif.Maniago volendo
effettuare il giro con calma e lasciare tempo per
osservazioni al binocolo e fotografie.
E' particolarmente remunerativa la vista della alta val
Montina, alta Val Rudita, Sasso di Mezzodi', Val Costamolin.
Carte Topografiche: TABACCO 1:25000 Dolomiti di sin. Piave
IGM - 1:25000 Perarolo
IGM - 1:25000 Cimolais
Dislivelli: circa 1200 metri in salita e discesa.
Acqua: solamente al rif. Maniago e nei pressi di Cas.Bedin
AVVICINAMENTO
Da Erto si salgono i tornanti asfaltati che risalgono il
paese, seguendo la segnaletica per rif.Maniago.
Si sale a tornanti per strada asfaltata oltre il paese, poi
la strada diviene sterrata con un avviso di transito a proprio rischio.
Si prosegue su pista che taglia su roccia la destra
orografica della Val Zemola e con un paio di tornanti si
perviene al parcheggio presso la casera di Conte ove vi e'
il divieto di transito. (Km 3 circa da Erto).
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Lasciato il parcheggio, ci si inoltra per la pista forestale
bassa, la piu' diretta, proseguendo in piano paralleli alla
val Zemola. (Indicazioni, segni rossi, sent.374).
Superate delle rocce gialle di conglomerato si perviene sulle
ghiaie del fondovalle (torrente) che vanno superate
(segnaletica per cas.Galvana a destra) e quindi si sale
paralleli al torrente su per pista forestale che sale sulla
sin. orografica, pervenendo ad una fontana in legno.(45 min).
Si sale per mulattiera a destra immettendosi nel bellissimo
bosco di pini e faggi che andra' risalito con larghi tornanti
sino a pervenire ad un punto ove una frana sta divorando la
montagna ed il sentiero e' obbligato ad un passo sottocosta.
Superata la frana che sta erodendo la costa da ambo i lati
si continua per bosco superando diritti la pista forestale
che proveniendo da cas.Pezze cala verso la Gravina del Duranno.
Ancora su per bosco con qualche passo ripido sino a sbucare
sulla bella radura dove sorge il rifugio, con stupenda vista
sul M.Duranno ed omonimo passo. (1.45 dal parcheggio)
NB: Il rifugio e' aperto nella stagione estiva, e' possibile
pernottare e mangiare, e' dotato di telefono e si possono
avere informazioni sullo stato attuale degli infissi del
percorso Osvaldo Zandonella.
NB: FARE RIFORNIMENTO DI ACQUA ! Il prossimo rifornimento
sara' possibile solo a traversata finita (circa 6 ore).
Dal rif. Maniago, dal fianco ovest del rifugio, in salita si
diparte il sentiero nr.382 per la Spalla ovest del Duranno;
vi e' la tabella segnaletica che indica ore 1.15 per la
forcella ed ore 2.30 per il Biv.Baroni.
Il sentiero sale in mezzo ai baranci ben tagliati
diagonalmente verso ovest ed aggira la costa baranciosa per
poi inerpicarsi ripido su per un canalino.
Giunge ad un punto panoramico dal quale e' possibile ammirare
la fascia di rocce rossastre sopra alla quale vi e' la
forcella della spalla. Si puo' scorgere anche il cono
detritico che andra' poi risalito con la cengia obliqua che
verra' poi percorsa.
Forcella della Spalla vista in invenale dai pressi del Rif. Maniago
Il sentiero traversa in diagonale con pendenza meno
accentuata puntando verso il cono detritico ed erboso che
porta alla cengia.
La cengia obliqua in salita da destra a sinistra ed e' molto
larga ma molto friabile. La si risale con l'aiuto non
indispensabile di una corda fissa di nylon ad anelli.
Ala fine della corda va fatta un po di attenzione per la
friabilita' del terreno e poi con un tornante su roccia ed
un breve sentierino ghiaioso si giunge alla forcella.
(ore 1.15 - disl. 400 mt. quota mt. 2127)
Dalla forcella della Spalla del Duranno e' possibile scorgere
il punto trigonometrico in legno sulla Cima della Spalla a
mt.2234. La si raggiunge per la ghiaiosa crestina in circa
20 minuti di cammino. La segnaletica e' sempre presente.
NB: Dalla Cima della Spalla e' possibile scendere nella alta
val di BoscoNegro costeggiando ad est le crode del Sasso
delle Dieci in discesa per ghiaie in direzione del Colle dei
Tas. Poi sottocroda alla cresta della spalla dirigersi in
direzione del Bivacco Baroni in quota a circa 1800 mt.
per il biv.Baroni, comunque la va diretta più veloce è la breve
ferratina che cala direttamente adiacente alle rocce del M.Duranno.
Cadìn De Ru di Tia dalle Portelìne: Costa dei Tass giù verso la Valmontina - sfondo la frana del M.Zucco
Dalle Portelìne di cresta: Sass delle Dodici e Sass delle Undici , sotto il Cadìn de Ru di Tia
Si prosegue seguendo i segni rossi verso il Sasso delle Dieci
costeggiando a sud le sue crode per bel sentierino battuto
che scorre sul versante di Val Zemola.
Giunti alla prima Portelìna (Forcella stretta che cala con
un ghiaione nell' alto Van di Ru di Tia) si cala giu' per il
ghiaione circa cinquanta metri e poi si risale la Portelina
seguente con altrettanti cinquanta metri di dislivello.
Questo scavalcamento permette di evitare una strettissima
cengia e nel contempo offre un bellissimo panorama sul Van di Ru di Tia.
Si prosegue sul versante di Val Zemola in traversata (corda)
poi si risale una forcellina erbosa per tracce quasi in cresta
giungendo poi ad un pulpito dal quale bisogna discendere un
bel caminetto attrezzato con corda metallica.
Il canalino roccioso attrezzato di circa 40 metri che porta alla forc. della Portellina
Si scendono i facili gradoni del caminetto con l'aiuto della
corda (attenti alla solidita' dei chiodi intermedi!) per
circa quaranta metri giungendo ad una terza portellina molto
piu' ampia delle precedenti la quale e' un agibile valico in
ambo i lati tra il Cadìn de Ru di Tia e la Val Laugen che
e' confluente della Val Zemola. E' la forcella di Ru di Tia.
(Circa 1.15 ore dalla Cima della Spalla)
NB: verso sud la forcella e' discesa da tracce che
inizialmente calano sottocroda per la sinistra orografica,
poi si portano sulla destra orografica e mano a mano che si
scende esse divengono sempre piu' evidenti sino a
congiungersi con il sentiero nr.381 che collega la malga
Bedin di Sopra con il rif.Maniago.
Verso nord il ghiaione e' facilmente discendibile e collega
la forc. Cadìn di Ru di Tia, il fondovalle con sentiero n.399 ed
il col dei Tas per cengia.
Da questa forcella e' facimente raggiungibile (calando per
ghiaione e poi traversando sottocroda al Sasso delle Undici)
la forcella Van de Ruditia, che si apre sulla Val Pagnac di Dentro.
Carte topografiche militari datate 1948 presentano un
sentiero che sale la forcella da sud e tracce che lo scendono verso nord.
Si risale qualche metro sul versante della Cima di Rodisegre
oltrepassando un bellissimo landro squadrato e riparato e
poi il sentierino cala giu' diagonalmente verso sud sul
versante di Val Zemola (corde metalliche) e perviene ad uno
stretto intaglio roccioso a sud della Cima di Rodisegre dove
il tracciato presenta due possibilita'.(Buona segnaletica)
Si puo' continuare sul versante di Val Zemola calando per
canalino un po' friabile oppure (ed e' consigliato) si
traversa per cengia rocciosa a nord-ovest, alti a strapiombo
sulla Val Pagnac di Dentro.
Il Bivio dove è possibile scendere a sud per canalino o traversare a nord per aerea cengia attrezzata. Bellissimo panorama verso la Costamolin e Val Pagnàc di dentro.
La splendida cengia nord attrezzata. Notare che la frana sullo sfondo è la stessa della
foto sopra.
La cengia e' stupenda: roccia sana, cengia pulita, qualche
passo con corda metallica e sulla traversata e per calare
circa quattro metri onde riprendere la cengia un po' piu'
bassi. (3ø-4ø grado se non vi fosse la corda).
I chiodi sono ottimi anche se non cementati. (sarebbe
augurabile il fissaggio di spits).
Passaggi labirintici in cresta.
La cengia porta ad un pulpito mugoso, la sosta panoramica e'
d'obbligo anche perche' le difficolta' sono terminate.
Giu' verso sud-ovest e' visibile il sentierino che risale la
forcella Pagnac di Dentro e che poi dovremo percorrere in salita.
Il percorso da questo pulpito non scende giu' sul versante
Val Piave ma cala sul versante di Val Zemola (attenti ai
segni!) ricongiungendosi subito con la variante
precedentemente menzionata.
Sopra e sotto il tracciato del sentiero in cresta nei pressi della forcella di Ruditia
Si prosegue calando diagonalmente per mughe, poi il sentiero
passa sotto le crode gialle a sud della Cima di Rodisegre
(ometti) e poi cala giu' ripidamente tra le mughe sino alla
forcella Pagnac di Dentro, ma il tracciato rimane sottocresta
qualche metro sul versante di Val Piave e continua in salita,
non affacciandosi nemmeno alla forcella che e' agibile.
NB: le vecchie carte TABACCO riportano in modo diverso il
tracciato del percorso, in quanto non si scavalca la forcella
Pagnac di Dentro, bensi' una forcellina di cresta posta tra
la Cima Pagnac e la forcella Pagnac di Dentro, a q.1970 mt.
Praticamente circa 150 mt a sud-ovest, e piu' alti della forc.
Il Sasso di Mezzodì
Dalla crestine di Pagnàc: Il Sasso di Mezodì con la Torre Ilario - a dx il sasso delle Undici
Si continua sempre per il versante di Val Piave.(n.ovest)
Si risale sottocroda superando un landro e pervenendo alla
forcellina di cresta (bellissimo pulpito panoramico) posta
a nord-est della Cima Pagnac, tra le mughe.
Da questo sito e' possibile ammirare la zona circostante la
casera Bedin di Sopra ed il sentiero che poi verra' percorso.
(Circa 1.30 ore dalla forc. di Rudita)
Scavalcata la forcellina verso sud si cala un tornante per
buon sentiero tra le mughe e poi il tracciato traversa in
quota mandenendosi a sud sotto alla Cima Pagnac.
Raggiunto un canalino sassoso, il percorso cala giu' diritto
per il rivo (circa centocinquanta metri di quota) che del
resto e' l'unica possibile via di calata nel mare di baranci
che ci circonda. Si supera anche qualche piccolo saltino
mantenendosi ora a destra ed ora a sinistra ed aiutandoci con
le mughe. (Segnaletica rada ma il percorso e' obbligato)
Inaspettatamente il canalino e' tagliato da un sentiero
(ometto) e bisogna seguirlo verso sud (destra) in quota tra
le mughe.
Dopo aver attraversato qualche valletta ci si collega con il
sentiero che unisce il rif.Maniago con la Cas.Bedin di Sopra
e subito dopo si oltrepassa un rivo che cala dalle Cime di
Zita. (acqua)
Il sentiero scorre sotto una fascia di crode e poi risale
alla Casera Bedin di Sopra. (Privata- Chiusa)
(circa 1.15 dalle creste di Pagnac)
Si prosegue in quota per ottimo sentiero che oltrepassa una
valle con acqua e bellissimi pascoli (Pian di Tamarie).
Presso la valletta si stacca il percorso per la forc. di Zita
che cala giu' verso Cas. Copada e Davestra in Val Piave
Si oltrepassano i pascoli scendendo verso la pista forestale
sottostante che puo' essere raggiunta anche calando diritti
per sentiero in mezzo al bosco (Si perviene ad un tornante).
Si segue la pista forestale tralasciando dapprima una
diramazione a destra verso sud presso un tornante e poi
un'altra che lascia la pista in direzione opposta a quella di discesa.
Si supera la casera Valle a sin. (Grande blocco rotondo di
cemento) a mt.1329 ed oltrepassatala di circa trenta metri
bisogna scendere per un sentiero che proviene dall'alto giu'
dalle cave di marmo.
Proseguendo diritti per la pista egualmente si giunge al par-
cheggio, ma si percorre piu' strada.
Si perviene nei pressi del trivio di piste forestali presso
la Cas. di Conte, dove e' stata parcheggiata l'auto.
(ore 1 circa dalla Cas. Bedin di Sopra)
Mi permetto di riportare:
Il percorso alpinistico "Osvaldo Zandonella"
(nel Gruppo del Duranno).
descrizione di: Italo Zandonella
(Sez. Valcomelico e Montebelluna)
Itinerario: traversata dal Biv.S.Baroni 1732m
o dal Rif. Maniago 1730 m. Alla Forc. Borga' per
Erto 1790 m passando per la Forc. della Spalla del
Duranno 2133 m, Cima della Spalln 2231m, Forc.
delle Portelline 2080-2056 m, Cresta di Rodisda-
gro 2100 m, Forc. Pagnac di Dentro 1950 m, Cas.
Bedin di Sopra 1710m, Forc. di Citta 1956m,
Cengione Ovest de La Palazza 1800-1500 m.
Difficolta':tratti di I e II. Percorso alpinisti-
co. Corda per gli inesperti.
Tempi: Dal Bivacco o dal Rifugio fino a Forc.
Borga', ore 9,30 circa (ore 11 per Erto).
Dislivelli: in salita c. 1050 m (dal Biv. o dal
Rif. a Forc. Borga'); in discesa c. 1OOO m dal
Biv. o dal Rif. a Forc. Borga).
Segnaletica: Inesistente dalla Spalla al Borga'
ed a Erto. Vari ometti. Il sentiero verra' presto
integralmente segnato.
Ambiente: Estremamente severo e solitario, a
cavallo della Val del Piave e del Vaiont. Grandi
Visuali sulle Dolomiti Bellunesi e sulle Carniche.
Punti d'apoggio: Biv.S.Baroni, Rif. Maniago,
Cas. Bedin di Sopra. Il tratto Rif. Maniago-Forc.
della Spalla-Cas. Bedin, e' stato percorso in pri-
ma il 25-6-77 da Italo Zandonella, Diego Zan-
donella, Flavio Sartor, Bruno Capraro, mentre il
secondo tratto, Cas Bedin-Cengione-forc. Borga'
e'stato percorso il 31-8-75 da Italo Zandonella, solo.
Relazione tecnica: dal Biv.S.Baroni in Val Bo-
sconero Alta 1732m (V.Montina, versante Piave)
o dal Rif. Maniago 1730m (V. Bozzia; versante
del Vajont) si raggiunge la Forc. della Spalla
del Duranno 2133m, per sentiero e tracce con
segni rossi. Circa ore 1,30 da entrambi i punti
d'appoggio. Si segue a Ovest la cresta sabbiosa
della Spalla fino alla cima omonima 2233 m.
Ore 0,30. Punto trigonometrico. Sempre sul filo di
cresta e per rocce rotte si scende (Nord-ovest)
a toccare una sella che divide la Spalla dalla di-
ramazione secondaria del Col dei Tass (ometto).
Bella veduta sul Duranno con l'intera catena a
nord, sulle Marmarole, Antelao, Bosconero, Cit-
ta-Palazza-Borga', Col Nudo, Vajont, ccc. Per le
debolissime tracce di camosci si traversano, qua-
si in quota e in versante Vajont, le ripide ghiaie
sotto le brevi pareti formanti la cresta spartiac-
que toccando, oltre una cengia ghiaiosa sopra una
paretina grigia, una piccola forcella (ometto).
Non scendere, ma traversare alla Forc. de Le
Portelline che ha un caratteristico torrione al
centro (ometto). Giu 'ora in versante Piave (Nord-
ovest) per circa 100 m di ghiaione, aggirare un
roccione e risalire in breve all'altra Forcellina,
di poco piu' bassa (si puo'anche, ma decisamen-
te piu' difficile, traversare in versante Vajont per
rocce e ripidi detriti). Dalla forcella, per cengia
rocciosa (passaggi di II), si tocca una zona er-
bosa con vicino landro. Sempre in traversata
mista a erba e roccia si giunge sopra una for-
cella erbosa fiancheggiata da rocce strapiomban-
ti. La si raggiunge scendendo per un camino di
40m in versante Piave (Ovest, II). Si risale per
rocce I'opposta parete (c. 20 m) e si continua a
traversare per cenge il versante Vajont fino ad
incontrare un altro bellissimo landro, regolare
e squadrato. Fuori da questo (pass. delicato evi-
tabile scendendo di alcuni metri) si prosegue
per cengia baranciosa (ometti) fino a scendere
diagonalmente per entrare in una zona di roc-
ce, sovrastanti un intaglio di cresta. Lo si puo'
raggiungere direttamente dall'alto (alcuni metri
di IV), oppure arrampicando dalla cengia supe-
riore ad un'altra piu' bassa, piuttosto aerea, che
porta direttamente all'intaglio (passaggi di II).
Si continua ancora in quota per circa 100 m,
poi decisamente per canalino franoso (c. 100 m)
oltre il quale, per cengie e roccette, a una zona
erbosa terminante su una costola baranciosa a
destra della quale si apre un grande landro sot-
to le rocce gialle strapiombanti. Giu' per mughi
circa 50 m, poi per cengia (landro) ad una sella
baranciosa. La si scavalca divallando per tracce
di camosci in versante Piave, costeggiando la
cresta e risalendo brevemente a toccare la Forc.
Pagnac di Dentro 1938 m. Si segue tutta I'ampia
forc. verso Sud-ovest fino al suo termine, donde
si scende per erba e mughi (versante Vajont)
ad incontrare, nel mare di baranci, un canalino
sassoso che si segue ripidamente fino a delle
tracce che conducono alla Cas. Bedin di Sopra
1710m; ore 3,30-5,30. Da questa si raggiunge a
Ovest la soprastante Forc. di Citta 1956m, fra
da sx la forc. di Citta, il M. La Palazza, Buscada sino al Valòn de Buscada
il monte omonimo e La Palazza. Grande veduta
sulle Dolomiti del Piave. Tenendosi sulla sin. or.
si scende verso la V. Piave fino a q. 1800 c., pri-
ma per pascolo ripido, poi per canalone roc-
cioso, ad incontrare sulla sin. or., sotto gli stra-
piombi de La Palazza, una traccia che si inol-
tra a Sud. La si segue a lungo per baranci e bo-
sco rado, su cengia assai larga fino dove questa
muore sotto le pareti della Buscada. Costeggian-
dole si passa con cautela sulla cengia erbosa ripi-
dissima. Zona altamente suggestiva; non scen-
dere assolutamente; qualche difficolta'.Traver-
sando canali assai ripidi e friabili senza segni
di passaggio, con alcuni tratti resi delicati dal
pietrisco, si giunge all'ultima costola sopra il
Vallon di Buscada, che si raggiunge scendendo
per mughi, ed aiutandosi con questi, (utile un
cordino) proprio sotto un torrione isolato. Si ri-
sale ora il Vallon, incassato fra il Borga' e la
Buscada in ambiente molto tetro, tenendosi sot-
to le rocce, fino a giungere all'erbosa Forc. Bor-
ga' 1790m: ore 4-9,30.
Vallon de Buscada visto dalla forcella alta per Erto
Iscrizione sentiero O.Zandonella sita cento mt. sotto la forcella per Erto (vall. Buscada)
Dalla Forc. alta per Erto le pareti nord del M.Borgà
Dalla forc. alta per Erto verso Bosconero e Sforgnoi
Discesa:
a) chi volesse raggiungere Davestra,
sul Piave, una volta terminato il cengione puo'
scendere direttamente per il Vallon di Buscada
in fondo al quale incontrera' un buon sentiero
che conduce ai ruderi di Cas. Copada, 865 m, e
quindi in Val del Piave. Oltre 2 ore dal Vallon.
b) Per raggiungere Erto dalla Forc. Borga' si se-
guono le tracce che divallano verso d. Il sentie-
ro diventa buono e conduce ripidamente al ro-
mito paese, c. ore 1,30.
c) Per tornare alla Cas. Bedin di Sopra si segue
il declivio prativo a Nord della Forc. Borga
passando sopra le cave di marmo e continuando, in
direzione del Duranno,
fino ad incontrare il sentiero che, per cen-
gia e poi per una lastra, tocca la Cas. e prose-
gue ancora fino al Rif. Maniago. Dalla Cas. un
discreto sentierino conduce in breve, direttamen-
te, in V. Zemola all'altezza della Cas. Ferrera.
Ore 2 dalla Forcella.
(Relazione di Italo Zandonella, Le Alpi Venete, 1977)
DAL PASSO DI S.OSVALDO A FORCELLA LODINA
(PER SENTIERO NR.374a)
Il tracciato della mulattiera che sale alla Forc. Lodina dal Passo S.Osvaldo
Da Forcella Lodina verso Sud-ovest, si noti la frana del M-Toc
Da Forc.Lodina verso Nord-est il gruppo della Cima dei Preti
Dai pressi della forcella Lodina il M.Duranno
Panorama verso il gruppo della Vacalizza dalla Forc. Lodina
La forcella Lodina vista dalla zona della 'Garofala'
Alla Garofala: Assomiglia ad un famoso Mauro....
Si tratta di un percorso segnato dal CAI che si sviluppa
dapprima per larga mulattiera in bosco di faggio e quindi si
snoda per una dorsale su esile sentierino parallelo alla
vecchia, larga ed incassata mulattiera ormai coperta dalla
vegetazione. La parte alta del tracciato e' molto panoramica
sia sulla piana di Cimolais che sulla zona Vajont, e si
sviluppa su aperti e ripidi prati sino ad incassarsi nel
terreno carsico e mugoso della forcella. Il sentiero non e'
per niente pericoloso e quindi adatto a tutti, sempre esposto
a sud ed adatto per escursioni nella stagione invernale con
poca neve. (Forte pericolo di slavine sulla parte alta del percorso)
Tutto il percorso e' visibile dalla strada statale dalla
localita' " Pra' de Tegn".
Dislivello: circa 1000 mt.
ore circa 3
Non vi e' acqua sul percorso.
L'itinerario si stacca dalla strada statale che congiunge
Erto con Cimolais, presso il Passo S.Osvaldo.
Vi sono due possibilita' di imboccare il sentiero nr. 374a e cioe':
1) parcheggiare l'auto circa duecento metri oltre il passo
nel versante di Cimolais e seguire il sentiero che si stacca
evidente (segnaletica) in salita verso nord.
Esso sale con media pendenza molto ampio e taglia poco sopra
la pista forestale. (segni bianco-rossi)
2)parcheggiare l'auto presso l' ampia curva dove sorge la
Colonia Pontificia. Si attraversa il Pra' de Tegn proprio
dinnanzi alla Colonia e risalita la scarpata per circa una
ventina di metri si segue la pista forestale che con dolce
pendenza verso est supera alta la muraglia. Poco piu' avanti
si infila il sentiero segnato proveniente dalla statale che
sale diagonalmente verso nord tagliando la pista forestale.
La mulattiera sale molto larga tagliando per due volte la
strada e poi la sfiora in corrispondenza di un tornante.
La mulattiera sale a tornanti e supera una fascia di rocce
passando rasente ad esse sottocroda, da est verso ovest.
Le supera diagonalmente nell'unica grande cengia possibile
e perviene ad una dorsale dove la larga mulattiera viene
abbandonata per salire direttamente la costa. (Loc. Alune)
NB: e' un peccato che non sia stata tagliata la vegetazione
ripristinando l'antico tracciato, una mulattiera molto
incassata ed antica, ormai sepolta dalla vegetazione.
Il M. Toc con la frana che fece esondare il lago del Vajont
Panorama da Forc. Lodina verso lo sbocco della Val Cimoliana
Il sentierino segnato e non sempre evidente si destreggia
salendo alla destra della mulattiera che sembra un fossato,
cosicche' anche se la vegetazione e' alta, tenendo d'occhio
il fosso e' impossibile perdersi.
Si raggiungono ampi e bei pascoli (Pian dei Gai).
Si sale sino alla quota di mt.1500 dalla quale altezza il
tracciato punta diritto verso la forcella Lodina che appare
incassata a nord dell'omonimo monte e ricoperta dalle mughe.
Si arriva sino a toccare le crode del M.Lodina e poi si
traversa in salita verso sinistra entrando nel canalone
finale che in mezzo ai baranci porta sino in forcella.
Da dove iniziano le mughe il tracciato diviene una comoda
mulattiera e diminuisce anche la pendenza.
Dalla forcella vi e' una bella visuale sul M.Duranno e Cima
dei Preti, ma un panorama completo si avra' solamente
proseguendo sino a salire, verso nord, le quote 1990 o 2026
che si raggiungono con venti minuti di ulteriore cammino.
Discendendo per qualche metro verso est ci si raccorda con
il bivio del sentiero che proviene dalla Malga Lodina e che
prosegue, segnato, verso la forcella del Duranno, passando
per la Busa dei Vediei e puntando verso le creste (Cime di
Centenere) molto belle, verso nord.
Nota Storica: durante la prima guerra mondiale, dopo lo sfondamento di Caporetto, l'allora tenente Erwin Rommel percorse questo tragitto per attaccare alle spalle le truppe italiane che presidiavano il Passo di S.Osvaldo.
Egli. sfondate le difese di Forc. Clautana, impossibilitato all'attacco frontale del Passo S.Osvaldo, aggirava lo stesso salendo per Malga Lodina e calando per il tragitto sopra descritto.
Malga Lodina e Forc. Lodina da N.Est
Malga Lodina
Ritaglio Kriegskarte di Anton Von Zach 1798-1805 dove veniva rappresentata una Val Ludina e tre malghe di Ludina di Sopra, di Mezzo e di Sotto. fonte: Kriegskarte di Anton Von Zach Tav XIII-8 cartografo ten. Bostel
Passo S.Osvaldo visto da N.Est con dettagli militari. Disegno di Erwin Rommel da: 'Fanteria all'attacco'
ed. LeGuerre - a cura del gen. Fabio Mini
GIRO DEL MONTE DURANNO
(DAL RIFUGIO MANIAGO)
Si tratta di un percorso ad anello di grande classicita' e
consigliato a coloro che abbiano gia' esperienza di vie
ferrate ed una buona conoscenza della montagna anche nei suoi aspetti invernali.
Infatti il percorso ad anello e' raramente sgombro dalla neve
in quanto essa permane a lungo nello stretto canalone della
Forcella dei Frati.
Insolita telefoto della chiesa di S.Andrea (Polpet) con sfondo il Duranno in veste invernale
dal campo d'aviazione di Belluno
Il periodo indicato e'il mese di settembre, in tutti i casi
non e' male avere con se una corda, moschettoni e ramponcini
da ghiaccio con un picozzino: in caso di vetrato o neve dura
la persona attrezzata salira' per prima assicurando poi gli
eventuali compagni di escursione.
Il percorso si sviluppa su sentiero segnato, tratti di roccia
attrezzati con corde metalliche e tratti segnati ma privi di
traccia su terreno.
L'ambiente e' grandioso e selvaggio; il silenzio e' profondo
e l'isolamento nell'alta Valmontina e' completo e dominato
dalla possente parete nord-ovest della cima dei Preti ad est
e dalla parete nord del Duranno frontalmente a chi sale.
CARTA TOPOGRAFICA: Ediz.TABACCO - Dolomiti di Sinistra Piave
CARTA IGM: 1:25000 - Perarolo di Cadore e Cimolais
Dislivello mt.1100 (comprese le perdite di quota)
Acqua: Al Biv.Baroni 200 mt.verso la forc. dei Frati
Sulla cengia nord del Duranno a quota mt. 1950
Presso il ghiaione nord Forc. dei Frati q.1850
ore: circa 6.30-7
Vista del M.Duranno dalle cave di marmo della Val Zemola
Spalla e M.Duranno vista dalla Forc. Pagnàc di dentro, la Cima dei Preti in Mezzo
Telefoto da Porta Rugo a Belluno (suggerimento dr.Piero d'Olif -Caralte) Duranno a dx Cima dei Preti
Il Rifugio Maniago in invernale
DESCRIZIONE DEL PERCORSO DAL RIF.MANIAGO AL BIV.BARONI
PER LA FORCELLA DELLA SPALLA
Va subito detto che il tracciato su carta topografica e'
segnato solo sulle carte turistiche Ediz. TABACCO, mentre
sulle carte IGM pur essendo ben rappresentato il terreno, il
percorso non e' evidenziato.
Il percorso e' segnato sul terreno con segni bianco rossi e
segue i sentieri CAI nr.382, nr.399, nr.358, nr.374.
NB: La segnaletica numerica non sempre corrisponde alle carte.
Dal rif. Maniago, dal fianco ovest del rifugio, in salita si
diparte il sentiero nr.382 per la Spalla ovest del Duranno;
vi e' la tabella segnaletica che indica ore 1.15 per la
forcella ed ore 2.30 per il Biv.Baroni.
Il sentiero sale in mezzo ai baranci ben tagliati
diagonalmente verso ovest ed aggira la costa baranciosa per
poi inerpicarsi ripido su per un canalino.
Giunge ad un punto panoramico dal quale e' possibile ammirare
la fascia di rocce rossastre sopra alla quale vi e' la
forcella della spalla. Si puo' scorgere anche il cono
detritico che andra' poi risalito con la cengia obliqua che verra' poi percorsa.
Il sentiero traversa in diagonale con pendenza meno
accentuata puntando verso il cono detritico ed erboso che porta alla cengia.
La cengia obliqua in salita da destra a sinistra ed e' molto
larga ma molto friabile. La si risale con l'aiuto non
indispensabile di una corda fissa di nylon ad anelli.
Ala fine della corda va fatta un po di attenzione per la
friabilita' del terreno e poi con un tornante su roccia ed
un breve sentierino ghiaioso si giunge alla forcella.
(ore 1.15 - disl. 400 mt. quota mt. 2127)
Dalla Spalla del Duranno il Bosco Nero alto dove è ubicato sul campìgol il Biv. Baroni
Dalla Spalla del Duranno verso la Cima dei Preti
Dalla Spalla del Duranno telefoto verso la Cima dei Preti e cengie ovest
La spalla ovest del Duranno e' molto panoramica specie sulla
selvaggia Valmontina. Le sue creste sabbiose si protendono
facilmente percorribili verso ovest ove prosegue il Sentiero
Zandonella. Dalla spalla si scorge il Biv.Baroni in mezzo al
verde dei pini, a destra del quale termina la Spalla Nord del Duranno.
Sulla selletta piu' vicina al M.Duranno si cala verso nord
per un canalino ghiaioso che lascia subito posto ad un
trincerone di roccia che scende ripido. Qui una corda fissa
di una trentina di metri aiuta a giungere ad una selletta
rocciosa dalla quale si cala ancora tenendosi a destra dello
sperone giu' per un canalone sassoso limitato a destra da liscie rocce.
In fondo al canalone, sottocroda vi e' un landro che puo'
offrire riparo in caso di maltempo.
Si scende ancora sotto al landro e poi un sentierino con
buona segnaletica attraversa a destra (est) per ghiaione
e percorre una cengia molto larga che si tiene sotto alla
fascia di rocce senza pero' perdere quota. (acqua)
Giunti in prossimita' di un grande cavernone, allora si
attraversa una frana (grande frana che cala per quattrocento
metri) in leggera salita e poi la traccia cala diagonalmente
su terreno erboso con qualche mugo in direzione del Bivacco.
Qui la traccia su terreno non c'e', quindi i numerosi segni
sul terreno vanno seguiti molto attentamente.
Il sentiero che cala dalla Spalla del Duranno
La zona di Bosconegro dove è ubicato il Biv. Baroni (dalla cresta ovest della Cima dei Preti)
Ci si immette poi tra i baranci calando per canalini e
talvolta attraversando (attenzione!) improvvisamente.
Si giunge poi ad una radura tra i baranci che lascia
intravedere una buona mulattiera che va seguita ma che poi
si perde tra le mughe ( e' giocoforza seguire i segni di chi
ha tracciato piuttosto casualmente questa parte di percorso)
Con piccoli saliscendi e giravolte strane si perviene al
bivio dei sentieri 382 e 399 (acqua cento metri verso il
sent. 399) e poi appare la radura dove sorge il Biv.Baroni.
(Disl. discesa circa 400 mt.- ore 1.15 dalla forc.) mt.1732
Il M. Duranno dal Biv. Baroni (La 'sfinge' del Duranno)
Il Biv. S.Baroni e' del tipo "Fondazione Berti" con nove
cuccette e dotato di coperte, fornello a gas, pentolame,
pronto soccorso, attrezzi per il taglio della legna ecc.
E' stato posto dal CAI sez. di Venezia. E' encomiabile, dalla
pulizia dello stesso e dalla lettura del libro di bivacco,
il lavoro delle persone che lo mantengono efficente.
Dal Biv.Baroni il sentiero 399 scende a Macchietto in val del
Piave (ore 3 circa) con una discesa molto lunga, tenendosi
sempre sulla sinistra orografica della Valmontina.
Il percorso e' ben segnato ed attrezzato in un tratto di circa trenta metri.
DAL BIV. BARONI AL RIF.MANIAGO PER FORC.DEI FRATI E FORCELLA
DEL DURANNO.
Si segue il sentierino che verso sud dal bivacco porta in
qualche minuto al bivio tra i sentieri 399 e 382 e si segue
il sentiero di sinistra, che prosegue in direzione della
Forcella dei Frati. (NB! la segnaletica non corrisponde...)
Dopo circa cento metri si incontrano due sorgenti molto
vicine tra di loro ed il tracciato prosegue in direzione
est verso la valletta che risale parallela alla spalla nord
del Duranno.
Si risale la valletta sottostante alla Spalla Nord tenendosi
perloppiu' sulla sua destra (sin.orograf.) facendo attenzione
ai segni, perche' quando la valletta finisce il tracciato si
inerpica su diritto per il colle a sinistra rimontando la
costa mugosa di quota mt.1930. (30 min. dal biv.)
Il sentierino oltrepassa la costa scendendo di qualche metro
poi invece risale una ventina di metri per riscendere poi
diagonalmente sino ad un antro.
(questo vallone ghiaioso è chiamato 'Bus dei Frati'
Qui esso cala ancora e poi attraversa a destra per costa
baranciosa e poi cala ancora giu' diritto per uscire ancora
sulla destra in direzione del grande ghiaione.(attenzione ai
segni poco visibili su terreno) (si perdono circa 100 mt.)
Il sentiero attraversa in quota a 1890mt. e si porta sul
ghiaione passando per un grosso masso squadrato dove vi e'
un segno rosso. (mt.1870)
Bus dei Frati: Il tracciato sfiora un grande masso squadrato e risale il ghiaione verso la Forcella dei Frati
Si discende nel canalone ghiaioso e poi si risale il canale
verso la parete bagnata dalla quale cala un rivo d'acqua.
Prima di giungere alla parete si sale diagonalmente il
ghiaione verso sinistra rasentando un grosso masso con
segnaletica nr.376 (Nb: non corrispondente con quella delle carte topografiche).
Si sale ancora sottocroda seguendo i segni sino ad aggirare
le rocce ed immettersi nel grande canalone che cala dalla
Forcella dei Frati. La risalita e' molto faticosa a causa del ghiaione poco stabile.
Si risale il canalone tenendosi a destra sottocroda, solo in
alto ci si sposta sulla sinistra per poi traversare
sottocroda a destra, dove il canolone lascia posto ad uno
stretto canalino che e' otturato da un grande masso.
Si sale sopra al masso o vi si passa sotto e poi aiutandosi
con circa cinquanta metri di corde fisse molto instabili, si
risale il canalino molto friabile sulla parte sommitale.
Bisogna fare attenzione perche' al 1994 i chiodi intermedi
sono tutti saltati, comunque la corda in alto e' ancorata
molto bene e (sapendolo...) ci si puo' aiutare senza paura.
Si perviene sulla forcella friabile e ghiaiosa dove una
scritta su roccia indica la quota mt. 2205 mentre sulle carte
la quota segnata e' di mt. 2197.
(Disl. mt.570 - Ore 2.15 circa)
Dalla Forcella dei Frati verso il Col Alto e la forc. agibile di Collalto
Presso la Forcella dei Frati: I frati in primo piano, la Cima dei Preti, la Cima dei Frati a dx
Sul versante verso la Cima dei Frati si scorgono le torri
definite "I Frati" nella val Del Piave, mentre sono chiamate
"Le Madonute" dagli abitanti di Erto. Esse sono alte da dieci a venti metri.
Dalla forcella si puo' ammirare il versante sud-ovest della
Cima dei Preti dove sale la Via normale.
La Cima dei Preti
Si scende nel canalino sud della forcella mantenendosi a
destra e seguendo i segni rossi. Si esce poi sempre
mantenendosi a destra e ricollegandosi con il sentierino
della alta via nr.6 che porta ad un grande landro che puo'
offrire riparo in caso di maltempo.(nr.358 segni rosso-verdi)
Si prosegue sottocroda per sentierino ben marcato percorrendo
cosi' la cengia sud del Duranno per terreno erboso e roccioso
sino a giungere alla erbosa forcella del Duranno a quota
mt.2217. (Disl. mt.100- Circa 1 ora dalla Forcella Dei Frati)
Dalla forcella si gode un bellissimo panorama sulla parete
sud del Duranno e sul Rif.Maniago sottostante.
Anche la Cima dei Preti sembra ad un tiro di schioppo.
Presso la forcella vi e' un bivio con il sentiero 374 che
segue sottocresta il lato sud-est della montagna, mentre il
percorso che verra' da noi seguito ha la stessa numerazione
ma cala ad ovest, giu' per un canalone davvero poco invitante.
Si prosegue rasente le rocce scendendo per buon sentierino
giu' nel versante ovest della forcella, verso il rifugio
Maniago. Il timore che incute il fatto di dover scendere giu'
per quelle rocce viene subito fugato dal fatto che il
sentiero si destreggia tra le rocce in modo egregio,
sfruttando canalini e gradoni di roccia, cosicche' la discesa
diviene molto divertente sino al ghiaione sottostante.
Si scende per ripido sentiero il ghiaione centrale del
vallone ed in corrispondenza di un pulpito erboso il sentiero
gira a sinistra e cala in una valletta pietrosa che poi
attraversa.
Si superano due greti di torrente che possono essere asciutti
o meno a seconda della stagione e poi per mughe con un
piccolo saliscendi si perviene al rifugio Maniago.
(circa 45 minuti dalla forcella del Duranno)
Due immagini del M.Duranno della cresta ovest della Cima dei Preti
FORCELLA DI ZITA' DA CASERA BEDIN DI SOPRA (DA VAL ZEMOLA)
Dislivello mt.250
ore 0.45 circa
Tragitto dal canale con acqua ad ovest della cas. Bedin di Sopra per Forc. di Zità. Foto da Casera Bedin.
Dalla casera Bedin (mt.1711) si segue il sentiero nr.381 che porta verso la pista forestale sino al torrentello che cala dal M. Città' (Zità) -5 minuti-
Sulla dx orograf. del torrente vi sono dei segni sopra ad un sasso, proprio sul sentiero. Li' bisogna salire tra la vegetazione diagonalmente (verso il M.Palazza) tagliando poi un prato in salita in direzione sud-ovest, sotto ad un grande e caratteristico landro. La traccia tagliando il prato non e' evidente ma si passa circa una ventina di metri sotto al landro (la traccia e' visibile da casera Bedin).
Il sentiero poi si inoltra tra le mughe tagliate e cala nella valletta in leggera discesa attraversandola tra i massi e risalendo il versante opposto. Dopo una trentina di metri si raggiunge una fascia di rocce alte un paio di metri che va seguita in salita per un canalino in direzione della forcella.
Il canalino va poi abbandonato traversando per traccia in direzione del M.Citta' e poi salendo su diritti per tracce con qualche segno rosso sino in forcella. (mt.1958).
Il percorso per la Forc. di Zità dai pressi del rif. Maniago in prospettiva
NB:Dalla forcella per prati e' possibile risalire sino alla cima del M.Zita' (mt.2191) in quaranta minuti.
Oltre la forcella il sentiero costeggia in piano per circa dieci metri e poi cala giu' diritto (segni) sotto le creste della forcella dapprima per traccia poco evidente e poi per sentiero molto marcato. All'attraversamento di un canalino roccioso vi e' il bivio che puo' passare inosservato dove cala giu' il percorso segnato per il Valòn de Buscada e forcella Borga'. (Sentiero Osvaldo Zandonella) proseguendo diritti si cala per una costa di pini e poi si attraversa un ripido e liscio scivolo d'acqua dove la traccia sale verso un prato e di qui' cala ai ruderi di casera Ardeda. (Non vi sono segni al 1995). Da casera Ardeda un sentiero porta sino a Davestra superando anche uno "Scalon" in legno.
(in lavorazione)
DAL BIV. LAGHETTI DI SOPRA AL BIV.GERVASUTTI
(Traversata in quota)
Si tratta di un percorso segnato dal CAI e facente parte
dell'alta via nr.6 "Dei Silenzi".
Si sviluppa sempre al di sopra dei 1800 metri e permette di
ammirare il paesaggio alpino e selvaggio delle alte Val dei
Frassin, Val dei Lares, Val Misera e Val di S.Maria.
L'itinerario e' un ripetersi di saliscendi per il passaggio
da una valle all'altra ma il percorso non e' mai pericoloso
e quindi adatto a tutti.
Particolare attenzione invece va data al tracciato in caso
di nebbia, specie nella franosa alta Val di S.Maria.
CARTA TOPOGRAFICA: ediz. TABACCO "Dolomiti di Sinistra Piave"
. CARTA IGM : Perarolo di Cadore 1:25000
Dislivello circa mt.350
Ore 2.30-3
Acqua nella Val dei Lares ed in alta Val di S.Maria.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Dalla Casera Laghetti di Sopra a mt. 1871 si prosegue per
sentiero che si diparte lateralmente alla costruzione verso
la valletta e superatala, sale diagonalmente per mughe verso
le crode delle Cime dei Frassin.
Il sentiero supera dei piccoli ghiaioni e traversa ancora per
mughe sottocroda sino ad arrivare ad un pulpito mugoso molto
panoramico, estremo limite est della costa. (30 min)
Si scende un passo su tracciato ghiaioso e poi si sale in
mezzo alle mughe, diagonalmente, sino a pervenire ad altra
forcelletta molto panoramica verso il circo erboso della val
dei Lares e sulla alta Val di S.Maria. (30 min)
Con qualche saliscendi si aggira il circo erboso della valle
dei lares (segnaletica su paletti) ed in mezzo ad essa un
piccolo rivo d'acqua offre da bere se la stagione lo permette.
Quasi tenendosi rasente alle rocce della sinistra orografica
della valle dei Lares, una traccia risale la valle e supera
una forcella (mt.2179) dando la possibilita' di scendere
verso la val Anfela o traversare poi verso forc. dei Lares.
Si scende diagonalmente verso le crode della sinistra
orografica, tenendosi alti sulle mughe e si infila il primo
canalone sassoso che si incontra sulla sinistra (nord).
Si prosegue ripidamente su per il canalino sassoso e quindi
per altro canale a destra dal quale si devia improvvisamente
a sinistra (attenzione ai segni, traccia incerta) ad una
quarantina di metri dalla cresta. Si prosegue per il ripido
canale a sinistra sino alla forcellina mugosa che offre un
bel panorama sulla conca della Val Misera. (mt.1950 - 1 ora)
Da questa forcella una cengia erbosa sul versante di Val dei
Lares permette di raggiungere salendo diagonalmente l'alta
valle suddetta poco sotto alla forcella.
Si scende diagonalmente seguendo i segni per baranci e
terreno ghiaioso puntando verso il centro della valle ove vi
e' un grosso masso con un segno rosso e proseguendo si
perviene ad un ampio prato. (mt.1832)
Prima di giungere al prato e dal prato stesso un sentiero si
stacca diagonalmente verso sud sottocroda alla quota 1957 con
un passaggio obbligato porta in Val dei Lares o verso il
fondovalle della Val di S.Maria. Verso est altro sentiero
cala a tornanti nel fondovalle.
La conca erbosa della Val Misera termina in alto con
l'omonima forcella, che era il vecchio percorso usato per
scavalcare la montagna e collegare la Val di S.Maria con Val
Anfela e Vedorcia. (infatti le frane di Forc.Spe non sono
superabili dal bestiame). Il tracciato del sentiero sale
sulla immediata dx orografica della valle.
Il sentiero prosegue in mezzo alle mughe, diagonalmente e
sottocroda verso forc. Spe, si superano diverse frane e si
perviene al bivio del sentiero nr.389 che stiamo percorrendo
con il sent. nr. 356 che scende la val di S.Maria alla quota
di mt.1950. (Acqua su molti rivi che calano dalle roccie; e'
consigliabile fare rifornimento in quanto non vi e' acqua
presso il biv.Gervasutti e questa e' la piu' vicina.)
Ora bisogna superare qualche muro di ghiaia e portarsi sulla
sinistra orografica della valle di S.Maria. Il terreno e'
tutta una frana continua e volendo e' possibile raggiungere
la vicina forc. Spe (mt. 2049) salendo per circa 10 min. le
ghiaie che calano da essa.
Passati sul versante della Costa della Piura, in
corrispondenza di un masso con segnaletica, si prosegue
salendo diagonalmente per traccia sulle ghiaie e si perviene
ad una forcellina con tabella metallica bianco-rossa dalla
quale in breve ( 5 min.) si cala nella bella conca erbosa ove
e' sito il Biv. Gervasutti a mt.1940.
(Circa 1 ora dalla forcellina di quota mt.1950)
Il biv. e' del tipo "Fondazione A.Berti" con nove posti letto
e coperte. Vi e' il pronto soccorso, legna, attrezzi per il
taglio di legna. E' stato posto dalla sez."XXX Ottobre" del
CAI di Trieste ed e' dedicato all'alpinista Giusto Gervasutti.
L'acqua piu' vicina e' in Val S.Maria al bivio.
GIRO DELLA CIMA DEI FRATI PER BIV.GRESELIN E FORC. DEL DURANNO.
(Percorso alpinistico ad anello dal Ponte Compol)
Il percorso taglia a sud la Cima dei Frati.
Si tratta di un giro ad anello per alpinisti esperti e molto
ben allenati, dato il dislivello da superare pass. di 1-2 grado.
L'ambiente e' grandioso, con stupendi panorami sulla Cima dei
Preti, Duranno, Val Compol, Val Zemola, ecc.
Si consiglia il giro nel verso descritto per avere un ritorno
-morbido- quando la fatica si fa sentire.
Si consiglia di avere nello zaino un minimo di attrezzatura da roccia
(corda, moschettoni, cordini)
Sentiero nr. 358-374
Dislivello mt.1700 compresi saliscendi vari.
Ore 8-9 soste escluse
Acqua: abbondante lungo il percorso sino al Biv.Greselin
sin. orograf. del canalone che cala dalle Madonute
Cento metri sotto Casera Lodina (fontana)
SALITA AL BIV. GRESELIN
Il sentiero e' segnato come difficile dal bivio di quota mt.
1030. Ciò non e' dovuto alla pericolosita' del tracciato che
non presenta punti particolarmente esposti o pericolosi. E'
la pendenza e la traccia a volte esile ad aver imposto questo
tipo di rappresentazione grafica.
Il tracciato si diparte dal ponte Compol, in val Cimoliana,
dove vi e' un parcheggio (a destra prima del ponte mentre al
di la del ponte vi e' una sbarra con casello-pedaggio del
parco naturale). mt.728. Circa 2.5 Km da Cimolais.
Ci si inoltra nella valle per la sua destra orografica per
pista ghiaiosa, con moderata pendenza, lasciando a destra,
nel fondovalle, alcune dighe di sbarramento che hanno lo
scopo di frenare l'acqua nei periodi di piena del torrente Compol.
La pista diviene ben presto mulattiera e sale con qualche
tornante il colle di faggi e pini.
La mulattiera sempre molto larga supera sfiorando a destra
alcune rocce a strapiombo che finiscono nel fondovalle, e
quindi essa perviene ad un bivio dove il sentiero di
sinistra, il piu'largo, prosegue verso la casera Lodina e la
forcella omonoma (nr.374) mentre il sentiero che ci interessa
devia decisamente a destra in leggera discesa. (Vi e' buona
segnaletica su cartelli appesi ad un pino) (mt. 1030)
Si prosegue a destra in leggera discesa sino al fondovalle
dove scorre il torrente, e lo si supera tra grossi massi in
corrispondenza di un cartello segnaletico divelto.
Si prosegue in moderata salita costeggiando le ghiaie del
torrente sulla sua sinistra orografica, si giunge poi ad un
punto in cui la valle e' sbarrata da rocce verticali e qui
verra' guadato ancora il torrente, passando sulla destra
orografica verso un ripido colle di baranci e faggi.(mt.1100)
La Val Compol dal Cadin dei Frati
Risalendo ad est la Cima dei Frati- le cime dei Cantoni e creste della cima Cazz'Alta verso dx
Da sx le crode dei Cantoni e la costa della Cazza Alta -Postegae e M.Turlòm (barancioso)
Cima dei Preti, Crode dei Cantoni e contrafforti meridionali della Cazza Alta
Si risale il ripido pendio per sentierino ben battuto e
segnato, tuttavia molto ripido. Esso supera talvolta qualche
piccolo tratto incassato con roccette, poi supera un pulpito
dove troneggiano faggi molto antichi e risale ancora per
mughe a lungo, sino sotto alle rocce che separano la Costa
dei Tass dalla valle che cala dal Cadin dei Frati.(mt.1700)
Giunti a sfiorare le rocce, il sentiero taglia il vallone
superando un rivo d'acqua e risalendo per ghiaie e mughe il
contrafforte barancioso che porta sino sotto ad una fascia di rocce.
In corrispondenza di un ghiaione si attraversa sottocroda la
fascia di rocce da destra verso sinistra, seguendo un rivo
d'acqua che non sempre e' presente.
Si risale sino ad una crestina morenica molto affilata dalla
quale e' ben visibile il Bivacco Greselin posto in mezzo ad
un bellissimo anfiteatro di rocce.
Si segue il la crestina e poi si attraversa per prati a
destra per comodo sentiero sino al bivacco. (Mt.1920)
(ore 3 circa)
In vista del bivacco greselin e la Cima dei Preti
La lunga costa che porta al bivacco
Il biv. Greselin a q. 1920
Il Bivacco e' del tipo "Fondazione Berti" con nove posti
letto, coperte, sgabelli e tavolo. Esso e' sito in una
posizione particolarmente panoramica, in mezzo al Cadin dei
Frati. Griglie di sassi attorno al bivacco fanno pensare alla
possibilita' di valanghe invernali.
L'acqua e' circa venti mt. ad est del bivacco e la eventuale
legna per fuoco va raccolta sui baranci poco distante.
TRAVERSATA DAL BIV.GRESELIN ALLA FORC. DEL DURANNO.
Si tratta di un percorso alpinistico che richiede
dimistichezza con le vie ferrate e l'uso della corda per
assicurazione in quanto vi sono tratti di secondo grado
esposti su paretina ed in traversata.
Non e' un percorso facile, non puo' essere paragonato ad una
via ferrata in quanto il percorso e' facilitato da corde
fisse solo in qualche punto.
Si consiglia di avere con se corda, cordini, moschettoni, un
paio di chiodi.... (corde metalliche con chiodi divelti)
Il percorso e' segnato ma ormai i segni sono sbiaditi (1995).
La Cima del Frate ed il monte Duranno dalle facili crestine soprastanti il Bivacco Greselin
La Cima del Frate che viene tagliata dal prcorso a sud
Il Biv. Greselin dalle creste della Cima dei Frati
Telefoto della Cima dei Preti risalendo la costa della Cima dei Frati
Dal Biv. Greselin si traversa verso sud-ovest per sentierino
che taglia diagonalmente il prato puntando sottocroda alla
Cima dei Frati.
Si attraversa sotto le roccie con qualche piccolo saliscendi
e per cengia esposta si tagliano i gradoni di roccia puntando
verso la forcella piu' bassa, grossomodo all'altezza del Biv.
ma prima di raggiungerla si devia decisamente a destra
salendo una paretina di roccia di una quarantina di metri
dove vi e' una corda fissa con molti, stabili chiodi.
Questo tratto e' su roccia molto buona.
Si entra nel canalone che portera' alla forcellina superiore,
un caratteristico intaglio ben visibile anche dal Bivacco.
A meta' canalone vi e' un masso incastrato che si supera
mantenendosi a destra di esso ed aiutandosi con una scivolosa
corda metallica di circa quattro metri.
(Questo passaggio e' breve, non e' particolarmente esposto,
ma e' un po' strapiombante e bisogna issarsi di peso)
Si continua per il canalone per sentiero sino alla
forcelletta (quotata 2100 mt. con scritta su roccia)
Dalla forcelletta si punta diagonalmente in alto verso la
base delle crode attraversando in salita un prato
(sentierino) e quindi si sale ripidi sino ad una forcellina stretta e rocciosa.
Si cala giu' per il canalino un po' esposto sino al centro
di un canalone (1ø-2ø circa 40mt) dal quale si risale il
versante opposto su facili e salde roccie.
Ora si comincia a traversare alti ed esposti sopra a lisci
lastroni di roccia, mantenendosi su piccola cengia ed
aiutandosi con una corda metallica (attenzione ai chiodi
instabili) che va usata solo per equilibrio...
Si traversa cosi' per una cinquantina di metri e poi la corda
metallica termina e bisogna proseguire ancora per cengia
(attenzione al ghiaino infido...) esposta che si affaccia al
largo canalone che cala dalla forc. dei Frati.
E' facile in questo punto erroneamente salire per cengia,
infatti sembra incredibile che si debba andare proprio giu'
verso il vuoto ed istintivamente, non notando i segni
sbiaditi, si tende a seguire in salita la cengia che ormai
a forza di errori presenta un sentierino battuto!
Da questo punto si consiglia la progressione in sicurezza,
vista la delicatezza e l'esposizione del passaggio: non c'e'
corda fissa. (Assicurare la corda ai chiodi delle corde fisse
precedenti, con quaranta metri fissati su spuntoni si puo'
creare una corda fissa che porta quasi in fondo.)
Giu' diagonalmente per la ripida cengia in discesa e poi con
una serie di zig-zag laddove la roccia si presenta piu'
facile (segni rossi) si cala una cinquantina di metri per la
parete verticale sino alle ghiaie del canalone. (2ø esposto)
Il passaggio chiave di 2 grado dove le funi erano divelte
A sx la forc. del Duranno a dx il ghiaione che risale alla forc. dei Frati
Forcella dei Frati e Cima dei Frati dalle Creste Centenere
Si perviene sul canalone ghiaioso che va risalito rasente
alle crode (destra salendo) per una ventina di metri.
Sopra di noi, in cresta, incombono i "Frati" o le "Madonute".
In questo punto scorre un piccolo rivo d'acqua, ultimo
rifornimento prima di Cas. Lodina.
Si attraversa mantenendosi in quota il grande ghiaione che
alle volte e' duro e difficile da tagliare.
Giunti alle rocce che calano dalla parete s.est del Duranno si
incrocia il tracciato che sale ripidamente alla Forc. dei Frati ( mt.2205)
Si prosegue per ghiaie giungendo ad un grande landro che puo'
offrire riparo in caso di maltempo.(nr.358 segni rosso-verdi)
Si prosegue sottocroda per sentierino ben marcato percorrendo
cosi' la cengia sud del Duranno per terreno erboso e roccioso
sino a giungere alla erbosa forcella del Duranno a quota
mt.2217. (Disl. mt.150 dalle base delle roccette dove vi e' l'acqua)
(circa 2.30 ore dal biv. Greselin)
Dalla forcella si gode un bellissimo panorama sulla parete
sud del Duranno e sul Rif.Maniago sottostante.
Anche la Cima dei Preti sembra ad un tiro di schioppo.
Presso la forcella vi e' un bivio con il sentiero 374 che
cala per il versante ovest della montagna, mentre il
percorso che verra' da noi seguito ha la stessa numerazione
ma prosegue in quota verso sud, sottocresta.
RITORNO PER CASERA LODINA
Il ritorno e' decisamente rilassante in un ambiente molto
panoramico di cresta dapprima, poi per terreno fortemente
carsico, per ampi pascoli ed alfine per fitto bosco di pini e faggi.
Questo percorso, se fatto in salita, e' una bellissima
passeggiata (disl.1400 mt.) che offre tutte le
varie caratteristiche di flora alpina, su sentieri e terreno
privi di qualsiasi difficolta'.
Dalla forc. del Duranno a Mt.2217 si prosegue per sentierino
in quota verso sud, aggirando a sud la quota mt.2295 e
superando due enormi caverne, mantenendosi sempre sottocroda.
Il sentiero punta verso la cresta piu' alta a quota 2275,
tagliando completamente la bella e ripida conca erbosa che
cala a sud delle caverne.
Siamo sulle Cime Centenere.
Giunti in cresta appare ancora il panorama della Val Zemola,
il sentiero aggira la cima mantenendosi sotto di essa di una
decina di metri nel versante di Val Zemola e poi ritorna
subito in cresta sul versante della Val Compol. (segni rossi)
(ore 0.30 dalla forcella)
Dai pressi delle Cime Centenere verso il Gruppo del M.Duranno
Il superamento di questa quota (2275) e' possibile sia
direttamente che aggirando la cima. Numerosi sentierini fatti
dalle bestie possono ingannare. In caso di nebbia seguire
attentamente la segnaletica.
Si scende per una cresta erbosa verso Sud-est e si giunge ad
una selletta dalla quale si cala verso sud nell'ampio circo
carsico ricco di campi carreggiati e di doline.
(dalla crestina stupendo panorama della zona carsica)
Al contrario della rappresentazione su carta topografica, la
difficolta' nel seguire il percorso sta proprio da queste
creste sino alla forcella Lodina, poiche' una lunghissima
serie di piccoli saliscendi obbligati ed il terreno con buona
vegetazione e lievissima pendenza obbligano ad una costante
ricerca dei segni bianco-rossi. (poco battuto, ma largo)
Si perviene alla forcella in circa trenta minuti di cammino,
attraversando la Busa dei Vediei, mantenendosi tra le creste
ed una serie di collinette carsiche quotate 2026 e 1990 mt.
Si perviene alla Forc.Lodina a mt. 1860 (segnaletica)
La forcella Lodina offre la possibilita' di calare a sud
verso il Passo di S.Osvaldo in circa 2.30 ore. Attraverso
questa forcella durante il primo conflitto mondiale l'allora
tenente Rommel (Truppe austriache) proveniente da forcella
Clautana per casera Lodina accerchio' le poche truppe
italiane a presidio del Passo S.Osvaldo, sopprafacendole.
Rommel calo' poi in val del Piave per Erto-Casso tagliando
la ritirata agli Alpini in rotta dalle Dolomiti del Cadore. (L.A.V.)
Dalla forcella, ripidamente giu' verso est dove la valle e'
piu' stretta, un sentiero ben battuto porta alla sottostante
casera Lodina a Mt.1567 in circa 20 minuti.
La casera e' ristrutturata ed in ottime condizioni al 1995.
E' aperta a tutti e permette il pernottamento (coperte).
Vi e' legna da ardere ed attrezzi per il taglio.
L'acqua e' circa cento metri sotto, in una fontana lungo il
sentiero che cala a valle.
Dalla casera Lodina, una ottima mulattiera cala a valle.
Un bivio (verso dx) 1370 mt. (15 min dalla casera) porta giu'
direttamente in Val Cimoliana presso il Campeggio
agrituristico passando in un canalone a sud del Col delle
Gramane. (ore 1 dal bivio)
Ci si inoltra nel bosco di pini e per larga mulattiera con
pendenza lieve si cala a valle con molti tornanti.
Superato il bivio della Val Compol di mt.1030 ci si
ricongiunge con l'itinerario di salita e si perviene al ponte
Compol in circa 1.30 ore dalla Casera Lodina.
FORC. VAL DEL GRAP (Drap - Per Casera Laghetti di Sopra)
(GIRO AD ANELLO)
Si tratta di un percorso ad anello che offre tutte le
caratteristiche dell'ambiente montano in tutti i suoi aspetti
naturali: dal grande bosco di pini e di faggio al pascolo
erboso di montagna sino alle alte cengie dove regnano i
camosci. Vi sono anche alcuni passaggi su roccia molto facili
ed in alta Val del Grap si supera anche un ghiacciaio
perenne, con tanto di crepacci e morena. Viene data anche la
possibilita' della discesa "sciata" di un bel ghiaione dove
la Val del Grap confluisce con la Val dei Frassin.
Sino alla Casera Laghetti di Sopra si tratta di un percorso
su ampia mulattiera, poi il tracciato diviene per esperti,
diciamo per persone che abbiano dimestichezza con vie ferrate
anche se le difficolta' sono minime e non vi sono infissi.
Il tracciato e' sempre ben segnato con segni bianco-rossi e
si snoda sui sentieri nr.390 all'andata e 389 al ritorno.
CARTA TOPOGRAFICA: ediz. TABACCO "Dolomiti di sinistra Piave"
CARTE IGM : Perarolo di Cadore e M.Pramaggiore 1:25.000
Dislivello mt.1300 circa.
acqua: Abbondante sino a Casera Laghetti di Sopra, poi
presente solo a meta' Cadinut dei Grap, al nevaio.
Ore: circa 7-8
Avvicinamento da Cimolais (PN) per Val Cimoliana oltre al
Ponte Confoz di circa 1.5 Km. sino all'ampio parcheggio ed
area di pic-nic antistante alla confluenza della Val di
S.Maria con la Val Cimoliana.
Questo, tra l'altro, e' l'unico punto dal quale e' possibile
fotografare la parte alta del Campanil di Val Montanaia che
e' sempre nascosto alla vista da qualsiasi altro punto del fondovalle.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Sul parcheggio sito sul greto del torrente vi sono le tabelle
segnaletiche per i percorsi che si inoltrano nelle valli di
S.Maria e Val dei Frassin, indicanti anche il tempo di
percorrenza. (ore 2.45 per Cas.Laghetti di sopra)
Si guada il torrente laddove si presenta piu' attraversabile
e si attraversano le ghiaie direttamente verso il bosco dove
una pista forestale sale e si inoltra per la destra
orografica della valle. (Sinistra salendo)
Dopo circa trenta minuti di cammino si incontra un bivio dove
il sentiero di destra (nr.356) attraversa il torrente e si
inoltra per la val di S.Maria verso Forc.Spe ed il Biv.Gervasutti.
Si seguono le indicazioni per la Val dei Frassin dove viene
dato il tempo di 1.30 ore per Cas.Laghetti di sotto e 2.30
ore per Cas.Laghetti di sopra.
Si prosegue quindi diritti obliquando a sinistra.
Si prosegue per pista forestale e dopo circa una altra
mezz'ora di cammino si perviene ad un altro bivio dove il
sentiero nr.389 prosegue diritto per la dx orografica della
valle (percorso che verra' effettuato al ritorno) mentre si
dovra' attraversare il greto del torrente portandosi sulla
sin. orografica e risalendo una costa boscosa sino ad
attraversare un rivo d'acqua che cala dalla Val dei Frassin.
NB: il bivio di cui si parla e' erroneamente riportato sulle
carte del Tabacco alla quota mt.1300 mentre il bivio si trova
alla quota 1183 ed e' riportato come bivio con sentiero non segnato.
ATTENZIONE: il bivio a quota mt.1300 su terreno non esiste!
Superato il piccolo torrente si sale dapprima in mezzo alle
ortiche poi in mezzo al bosco a tornanti, superando anche un
landro e si perviene ad un faggio secolare oltre al quale si
raggiunge la casera Laghetti di Sotto alla quota mt.1580.
(Circa 1 ora dal bivio di quota mt.1183)
La casera presenta due stanze abbastanza in ordine, l'una con
tavolo, panca e focolare, l'altra con pagliericcio. Il tetto
e' in buono stato, l'acqua si puo' trovare dieci minuti verso
la Casera Laghetti di Sopra, continuando per il sentiero.
Si oltrepassa la casera tenendosi a destra sul colle ed
inoltrandosi in mezzo alle ortiche si sale di circa una
quarantina di metri di dislivello sino ad un prato dal quale
si devia decisamente a sinistra superando un rivo d'acqua e
portandosi sotto al colle dove e' sita la casera superiore.
Si sale dapprima traversando a lungo verso nord e poi con
qualche tornante si raggiunge una piccola sorgente sul
sentiero; da qui un sentiero si diparte verso destra ed
aggirato il piccolo colle ci porta alla casera che appare
improvvisamente e si vede solo all'ultimo momento. mt.1871
(Circa 45 minuti dalla Casera Laghetti di sotto)
La piccola costruzione e' stata riadattata di recente ed
offre tutte le piccole comodita' di un piccolo rifugio:
tavolo, panche e sgabelli, cucina economica, pentolame,
fornelli a gas, scatolame, candele, pronto soccorso ecc.
Vi sono attrezzi per il taglio della legna e vi sono otto
posti letto con coperte (molti di piu' in caso di emergenza).
E' tenuta molto pulita ed e' molto frequentata anche ininverno.
Un'idea del numero di persone presenti la si puo' avere dal
numero di auto parcheggiate nel fondovalle.
Il sentiero 389 prosegue anche sotto le crode delle cime dei
Frassin (Sud-Est) verso il Biv. Gervasutti. (ore 3)
Da sx la casera Laghetti de Sòt ed a dx il Biv. Laghetti de Sòra (acqua)
DA CASERA LAGHETTI DI SOPRA ALLA FORC. VAL DEI GRAP (Drap)
Si prosegue dalla casera-bivacco verso la forcella del Frate
(ometto-guglia caratteristica). Dopo circa 150 mt. dal
bivacco al bivio si prende la traccia di sinistra (sud) che
rimonta a tornanti su diritto verso le roccette per ampia
mulattiera talvolta scavata nella roccia.
Aggirata la costa erbosa si perviene ad un circo erboso,
aldila' del quale il sentiero dovendo risalire un canalino
presenta un punto delicato per immettersi nello stesso
(piccolo passo su roccia-attenzione).
Risalito il canalino si perviene ad una forcelletta che
consente un ottimo punto di sosta.
Si attraversa il prato sino ad un'altra forcelletta dalla
quale appare il primo dei due circhi detritici che calano dal
M.Laste e che sono separati da una dorsale rocciosa.
Il M.Laste a sud e' limitato da una costa rocciosa di quota
mt. 2249 ed il sentiero sulle carte e' rappresentato male in
quanto esso passa dinnanzi a detta quota, dopo aver attraver-
sato il circo detritico e non dietro come sembra.
La dorsale rocciosa presenta una bellissima ed agevole cengia
verso sud-est (sentiero) che porta ad una forcellina, e
quindi per un prato si entra nel secondo grande circo
detritico alla sommita' del quale troneggia il "Tridente".
Sui prati al bordo esterno est del circo vi era un caserino
di pastori di cui restano poche tracce.
(Ore 1 circa dalla Casera Laghetti di Sopra)
'al Tridènte' con la finestra di roccia a sx
La Forcella dei Preti ed a dx tra le nuvole il M.Laste
M.Laste, Tridente visti dalla spalla del Duranno. La forc. dei Preti permette l'accesso alle cengie ovest della
Cima dei Preti.
Il "Tridente e' limitato a sud da una forcella quotata
mt.2418 (Finestra di roccia) ed a nord dalla forcella dei
Preti alla quota mt.2372.
La forcella dei Preti e' agibile risalendola diagonalmente
da sx verso dx con un tornante sottocroda o direttamente per
roccette un po' friabili ma facili. (1ø-2ø).
La forcella della finestra non e' agevolmente risalibile.
A nord della cima immediatamente a nord del tridente vi e'
un canalone ghiaioso risalibile per giungere in vetta al
M.Laste per la via sud-est, oltre il canalone la via risale
dei canali sul versante di Valmontina.
Dai prati della Pala Anziana dove sorgeva la Caserina, si
tagliano in salita i ghiaioni ad est del tridente portandosi
sul canale che cala dalla sua forcella sud. (Grandi massi)
Ora ci si abbassa per sentierino molto ripido (attenzione ai
passi rocciosi) e si cala nel grande ghiaione (che cala
agibile e parallelo alla Val dei Grap verso la Val dei
Frassin) per circa un centinaio di metri.
Si attraversa il ghiaione e poi con un passo di qualche metro
su roccia si giunge per sentiero che sale un ghiaione alla
forcella Val dei Grap. (segnaletica su roccia) mt.2290.
Sul passo di roccia e' consigliabile aiutare i meno esperti.
La Cima Val del Grap vista dal plateau ad est del Tridente
La Val Grap sulla Kriegskarte di Anton Von Zach 1798-1805 tav.XIII-7. Cartografo Von Klebek
NB: L'oronimo Grap appare su descrizioni del Lothar Patera del 1904
(L.A.V. Natale 1979 pag.119 riportate da I.Zandonella) e
sulla tavoletta IGM al 25000 levata 4/1969.
Sulle carte Tabacco al 25000 appare l'oronimo Drap riportato
anche dal Zandonella nella guida Berti Dolomiti Orientali II.
Ore 1.45 circa dalla Casera Laghetti di Sopra.
Dislivello circa 420 mt.
DISCESA PER IL CADINUT DEL GRAP VERSO LA VAL CIMOLIANA
Si cala diagonalmente per il ghiaione in direzione sud, ma
non si oltrepassa mai il centro del canalone, mantenendosi
sempre sulla sinistra orografica.
Giu' per ghiaie e prati ripidi sino alla altezza di un nevaio
perenne sito a quota 2085 mt. circa, seguendo i pochi segni
bianco-rossi visibili sul terreno. (Rivo d'acqua)
Scendendo sempre a sinistra, alla quota di mt. 1950 circa si
oltrepassa il canalone verso sud, per un sentierino che
scorre sottocroda, entrando poi nell'anfiteatro roccioso dove
vi e' il bivio (mt.1900) per la Forcella dei Cacciatori.
(Bivio per Biv.Greselin, raggiungibile in circa 2-3 ore)
Nevaio perenne (ottobre 1994) a circa M.2000 al bivio per Biv.Greselin
Si seguono i segni che calano paralleli al canalone sulla sua
sinistra orografica e si cala a lungo tra rocce e baranci che
talvolta offrono aiuto per la discesa.
Alla quota di mt. 1600 circa si obliqua decisamente a
sinistra (Nord) percorrendo una larga cengia baranciosa che
termina poi con un canalino molto stretto.
Percorso il canalino si perviene al grande ghiaione dove il cengione termina.
Giu' per il ghiaione con bella sciata sino al torrente e
mantenendosi sempre sulla sinistra orografica si perviene ad
un grande macigno che puo' offrire riparo. (mt.1300)
Si passa poi sulla destra orografica e si segue il sentiero
che porta al bivio di quota mt. 1183 da dove il percorso e'
comune con quello fatto salendo.
Ore 2.30 per giungere al parcheggio della Val Cimoliana.
NB: Il percorso, se effettuato in invernale, richiede
particolare attenzione per le scariche di neve nel Cadinut
del Grap (meglio con l'uso di ramponi e piccozza).
(in lavorazione)
non avedo mai fatto la traversata, riporto questa esemplare descrizione:
TRAVERSATA DAL BIV.GERVASUTTI AL BIV. GRESELIN
(Di Sergio Fradeloni - CAI TS-PN)
Allo scopo di facilitare coloro che in futuro
avessero intenzione di fare questa traversata,
davvero interessantissima e splendida, qui di se-
guito riporto la relazione dell'itinerario segna-
lando di volta in volta quando la descrizione del-
la guida è incompleta o si scosta dalla realtà
Dal Biv. Gervasutti si attraversa con alcuni
saliscendi la Valle di S. Maria, la Val Misera e
la Val dei Lares e si raggiunge la Val dei Frassin
circa a quota 1930, presso il vasto pascolo della
Casera Laghetto di Sopra. Fin qui la relazione
della guida è esatta. Qui l'Alta Via n. 6 incrocia
il sentiero che risale tutta la Val dei Frassin, un
sentiero, nel 1982, segnatissimo e ben battuto sul
quale si svolge la marcia ,Cadore-Friuli da Pera-
rolo a Cimolais oltre la Forc. del Frate (..tracce ,
a pag. 131 della guida). Lungo questo sentiero, in
caso di necessità, si può ripiegare velocemente
raggiungendo il fondo della Val Cimoliana o alla
Casera Laghetto di Sotto a quuta 1603; la casera
è in buono stato e può dare un ottimo ricovero.
Senza percorrere il sentiero che sale alla Forc.
del Frate (conviene individuare I'itinerario da
percorrere quando ancora si sta attraversando al-
la base delle pareti della Cima Sella prima di
giungere sul Fondo della Val dei Frassin) si sale
ripidamente (segnavia poco evidente nell'ampio
pascolo; se non c'è buona visibilità conviene ri-
piegare) I'opposto versante della valle (La Pala
Anziana) sino a raggiungere la conca glaciale alla
base delle ghiaie che scendono dalla Cima Laste.
Oltrepassata la conca, si traversa per tracce
sulle ghiaie sotto la Cima Laste e la Forc. dei
Preti (caratteristico foro sulla crcsta; anche qui
il segnavia è poco evidente, specialmente per chi
percorre I'itinerario in discesa). Attraversati al-
cuni canali, per roccette e ghiaie si raggiunge in
breve la Forc. Val dei Grap (Val del Drap è il
nome locale riportato sulla Guicia Berti, edizione
1982; 2290 m, ore 2 dnlla Val dei Frassin).
La guida di Sanmarchi dice di non dirigersi
ad una invitanle forcelletta caratteristica circa
a quota 2250 a causa dei succcssivi salti a picco
sulla Val del Drap: i salti non cadono nella Val
del Drap ma nella valletta confluente nella Val
dei Frassin segnata erroneamente come Val del
Drap con la lettera b nella foto di pag. 134; la
Val del Drap scende alla base delle lastronate
della Cima dei Preti, e' percorsa dall'Alta Via e
si vede molto bene nella foto di pag. 138.
Dalla Forc. Val del Drap si scende per la Val
del Drap tenendosi sui prati sulla sinistra della
valle (a destra, alla base delle caratteristiche pa-
reti a lastroni della Cima dei Preti, la valle è co-
perta da ghiaie e da nevai) fino a quota 2000 circa.
Da questa quota, la Val del Drap scende ad in-
contrare la Val dei Cantoni e la Val dei Frassin
con un pendio di mughi frammisto a placche e
a canalini rocciosi: la discesa di tale pendio non
offre difficoltà se non di scelta dell'itinerario e
può servire per ripiegare a valle prima di affron-
tare la parte piu impegnativa della tappa. Biso-
gna dapprima tenersi a destra sul bordo del ca-
nale a lastroni che scende dal nevaio del Cadinut
del Drap: quindi, quando il canale diventa pro-
fondo e piu ripido (circa a quota 1650), si pro-
segue la discesa piegando a sinistra e si attra-
versa tutto il pendio di mughi (scegliendo le zo-
ne erbose, i canalini e le placche rocciose) fino
a portarsi sotto le pareti che limitano a sinistra
la valle. Per un facile canalino alla base delle
pareti si scende sulle ghiaie evitando così il salto
roccioso terminale della valle. Per tracce prima a
sinistra e poi a destra del greto si raggiunge in
breve il sentiero della Val dei Frassin a quota 1200 circa.
Per proseguire invece lungo 1'Alta Via, si se-
gue il segnavia (anche qui poco evidente) che,
portatosi sulla destra della valle, per una ter-
razza erbosa (piccola sella sulla destra sulla
guida) oltrepassa un crestone e raggiunge il val-
lone ghiaioso e nevoso (Cadinut del Drap sul
Berti 1982) alla base del canalone che scende
dalla Cima dei Preti (le facili roccette, il cana-
lone e l'intaglio 2050m di pag. 133 non sono in-
teressati dall'itinerario segnato). Si attraversano
in quota (segnavia solo alle estremità del vallo-
ne) le ghiaie ed il nevaio (ghiacciato e crepac-
ciato nell'ottobre 1982 dopo un inverno con po-
ca neve ed un'estate particolarmente calda: nep-
pure accennato sulla guida!) e si attaccano le
rocce in direzione dell'evidente forcella circa 130
metri piu alta.
Seguendo il segnavia che da la direttrice ma
non sceglie i passaggi piu facili (un segno in
particolare invita ad attraversare una liscia plac-
ca impegnativa mentre poco sotto c'è una facile
cengia), si sale sulla destra di un canalone incli-
nato per rocce articolate ma esposte e a tratti
friabili: è questo il tratto piu impegnativo della
tappa: 1ø grado con qualche passo di 2ø.
Raggiunta la forcella (2130m; Forc. dei Cac-
ciatori sul Berti- 1982) fra una cresta della Ci-
ma dei Preti e lo sperone roccioso (Punta Zotta
sul Berti) che divide la Val di Drap dalla Val-
le dei Cantoni (ore 2 dalla Forc. Val di Drap),
si attraversa per ghiaie la parte terminale della
Val dei Cantoni (i 1900 m circa di pag. 133 della
guida sono evidentemente errati) e si riprende a
salire per le rocce sulla sinistra del grande ca-
nale obliquo che sale da destra a sinistra inci-
dendo grandi lastroni. Seguendo il segnavia (suf-
ficiente, ma tracciato solo per chi sale...) si su-
perano alcune facili paretine, a tratti esposte, so-
pra una grande lastronata, fino a giungere in
Forc. Compol (2450m, 3 ore dalla Forc. Val del
Drap; la quota 1450 di pag. 135 della guida è un
evidente errore di stampa), splendido punto panoramico.
Dalla forcella, dalla quale si vede il Biv. Gre-
selin, si scende verso il Cadin dei Frati per pa-
rete inclinata (qualche tratto di 1ø grado): dap-
prima si va verso sinistra per poi piegare a de-
stra fino sotto le rocce della Punta Compol (la
cascata in fondo al colatoio di pag. 135 non I'ho
individuata) . Seguendo sempre il segnavia, an-
che qui i segni sono molto radi ed in caso di
scarsa visibilità bisogna prestare molta attenzio-
ne, si scende nel canalone (nel Berti edizione 1982
si avverte che il nevaio che spesso copre il fondo
del canalone puo' nascondere qualche insidia: nel-
I'ottobre 1982 chiaramente non c'era traccia di
neve) fino a quota 1920 circa (un primo largo ca-
nalone a destra porta alla conca ghiaiosa sotto
La Forc. Cadin dei Frati) dove si abbandona il
canalone che continua verso la Valle delle Pale
Floriane (e poi lo si attraversa al suo termine
come a pag. 135 della guida) e si sale per un ca-
nalino circa 80m fino ad un intaglio (invece di
risalire il canalino dal suo punto piu basso, lo si
può anche raggiungere circa ad 1/3 percorrendo
una cengia esposta con un passo del gatto al-
quanto delicato: entrambi gli itinerari sono se-
gnati, ma è decisamente piu facile e consigliabi-
le quello inferiore). Si scende ora brevemente per
ghiaie sotto delle rocce e poi si risale per pochi
metri su uno spallone erboso. Si scende al di la
per un canalino e per un prato fino alla sorgente
distante pochi metri dal Biv. Greselin (ore 2 dalla
Forc. Compol, 7 ore dalla Val dei Frassin).
Su mia proposta, nel 1983 la Commissione Giu-
lio Carnica Sentieri ha programmato di curare la
segnaletica dell'itinerario Biv. Gervasutti - Forc.
del Drap Val del Drap Val dei Frassin quota
1200, in modo da facilitare il percorso del tratto
di questa tappa dell'Alta Via, privo di difficoltà
alpinistiche ma piu difficile da seguire, e del-
I'eventuale itinerario di ripiego a valle per la Val
del Drap ed utilissimo per recarsi agli attacchi
delle vie sulla splendida parete Est della Cima
dei Preti.
Ho fatto questa relazione nella speranza che
possa essere utilizzata da tutti coloro che in-
tendono percorrere questo meraviglioso itinerario
in un ambiente selvaggio ed impervio. Si tratta
però di un percorso d'alta montagna ed il fatto
che la segnaletica fosse finora insufficiente ed
imprecisa e che le difficoltà tecniche e di orien-
tamento fossero superiori a quelle che per lo piu
sono abituati a superare i percorritori delle Alte
Vie, spiega perchè molte comitive si siano trova-
te in grosse difficoltà lungo questo tratto dell'Alta Via.
Da una ricerca sul Web riporto la più significativa recensione sulla figura di un grande alpinista dimenticato che salì quasi tutte le cime sfiorate dall'alta via nr. 7.
Lothar Patera: Nato a Salisburgo nel 1876 , scopritore delle Carniche. L’alpinista austriaco esplorò e firmò numerose prime tra il 1895 e il 1913
(Luciano Santin )
«Quale gioia concedi a colui che odia l’attività forzata degli stolti uomini. Libero da tutte le preoccupazioni, il sognatore solitario si sente come un bambino nel grembo protettivo della natura tanto amata, il cui culto da solo gli offre la consolazione per ogni male e gli dà una rassegnazione e una certa fuga dal mondo». Queste parole vennero scritte cent'anni fa, dopo un bivacco in montagna, da Lothar Patera, alpinista austriaco e sistematico scalatore delle Carniche.
Malgrado l'importante opera di esplorazione svolta tre il 1895 e il 1913 sulle montagne comprese tra il Friuli e la Carinzia, nonché l'intensa attività pubblicistica, da questa parte del versante alpino la sua figura è quasi sconosciuta. A trarla dall'oblio ci ha pensato Daniele Bertossi, giovane osovano appassionato di alpinismo e di fotografia, che ne ha ripercorso buona parte delle "prime", confezionando una proiezione-conferenza già presentata in alcune sezioni regionali del Cai. Dalle sue ricerche sono tratte le note che seguono.
Lothar Patera nasce il 12 marzo del 1876 a Salisburgo, dove frequenta il ginnasio, avendo come insegnante Ludwig Purtscheller, la cui influenza è presumibilmente decisiva nella sua formazione. Si trasferisce in seguito a Vienna dove si diploma all'istituto superiore di veterinaria. Dopo un breve tirocinio, inizia ad esercitare in Carinzia: a Kirchbach, nella Gailtal, e a St. Leonhard, nella Lavanttal, per continuare, da ufficiale veterinario, nel Tirolo settentrionale e nel Lungau.
Intanto ha iniziato le sue scalate, d’estate e d'inverno. Sarà durante una scialpinistica sullo Shareck, che un congelamento gli porterà via alcune dita (per la cronaca, l'assicurazione non gli riconoscerà il danno, sentenziando che poteva comunque scrivere e visitare i suoi pazienti a quattro gambe).
La sua è un'attività metodica, che comprende molte traversate di cresta, capaci di dare una miglior conoscenza dei gruppi. Traccia una trentina di "prime", anche assolute (quelle note, ma non è escluso che siano di più), su una serie di cime: tra queste il Brentoni, il Crissin, l’Avanza, la Creta Forata, il Fleons occidentale, il Volaia, lo Zermula, la Cima Capolago, il Sernio, il Cuestalta (è una probabilità, perchè la cima indicata è la sconosciuta Edelweisspitze, in zona Cason di Lanza, e la quota coincide). Raggiunge in prima assoluta la vetta del Tuglia, sul Cavallo di Pontebba, sale lo spallone nord, oggi percorso dalla ferrata Contin, sulla Creta d'Aip l'attuale "via della bicicletta", effettua la prima invernale sul monte Peralba.
Nella "grande settimana" dall’8 al 14 settembre 1900 scopre l'attuale via normale dell'Avanza, traversa la Creta Forata aprendone la cresta sudoccidentale, sale per la prima volta il Tuglia, concatena la cresta dei Fleons (per l'Edigon e la Creta Verde si tratta di altre prime assolute), per concludere con la Cresta dei Biegenkopfke.
Le sue salite si fermano sempre alla Valcanale, come ci fosse un tacito impegno con il poco più anziano Kugy, che negli stessi anni sta perlustrando le Giulie.
Affianca alle ascensioni un'intensa attività di divulgazione: Patera scrive su tutte le maggiori riviste alpinistiche di lingua tedesca, e redige numerose monografie alcune delle quali sulle montagne friulane. Rimane il testo sul Cavallo, mentre quelli sulle Alpi Clautane e sullo Stefanogruppe, ovvero la catena Brentoni-Popera-Crissin, sono andati perduti nell'incendio della sua casa nel borgo Kreuth di Kötschach. Dalla sciagura, avvenuta nel marzo del 1929, si salvò saltando dalla finestra l'unica figlia Lotty, avuta dalla compagna Aurelia Kellner. Persona che costituisce una sorta di mistero, perchè il suo nome compare sulla tomba di famiglia e nei necrologi, però dalle testimonianze risulta anche l'esistenza di una moglie, Marianne, con la quale è attestata anche la salita al Rosskopf (una prima documentata, forse assoluta).
Patera fu piccolo editore in proprio, e si impegnò nella valorizzazione di alcune zone alpine. Convinse Karl Schottner ad acquistare la capanna Leitmeritz nelle Dolomiti di Lienz per farne un rifugio (l’attuale Karlsbadhütte) e fondò, nel 1910, la società Tauriskia, per acquistare e gestire a fini
«Quale gioia concedi a colui che odia l’attività forzata degli stolti uomini. Libero da tutte le preoccupazioni, il sognatore solitario si sente come un bambino nel grembo protettivo della natura tanto amata, il cui culto da solo gli offre la consolazione per ogni male e gli dà una rassegnazione e una certa fuga dal mondo». Queste parole vennero scritte cent'anni fa, dopo un bivacco in montagna, da Lothar Patera, alpinista austriaco e sistematico scalatore delle Carniche.
Malgrado l'importante opera di esplorazione svolta tre il 1895 e il 1913 sulle montagne comprese tra il Friuli e la Carinzia, nonché l'intensa attività pubblicistica, da questa parte del versante alpino la sua figura è quasi sconosciuta. A trarla dall'oblio ci ha pensato Daniele Bertossi, giovane osovano appassionato di alpinismo e di fotografia, che ne ha ripercorso buona parte delle "prime", confezionando una proiezione-conferenza già presentata in alcune sezioni regionali del Cai. Dalle sue ricerche sono tratte le note che seguono.
Lothar Patera nasce il 12 marzo del 1876 a Salisburgo, dove frequenta il ginnasio, avendo come insegnante Ludwig Purtscheller, la cui influenza è presumibilmente decisiva nella sua formazione. Si trasferisce in seguito a Vienna dove si diploma all'istituto superiore di veterinaria. Dopo un breve tirocinio, inizia ad esercitare in Carinzia: a Kirchbach, nella Gailtal, e a St. Leonhard, nella Lavanttal, per continuare, da ufficiale veterinario, nel Tirolo settentrionale e nel Lungau.
Intanto ha iniziato le sue scalate, d’estate e d'inverno. Sarà durante una scialpinistica sullo Shareck, che un congelamento gli porterà via alcune dita (per la cronaca, l'assicurazione non gli riconoscerà il danno, sentenziando che poteva comunque scrivere e visitare i suoi pazienti a quattro gambe).
La sua è un'attività metodica, che comprende molte traversate di cresta, capaci di dare una miglior conoscenza dei gruppi. Traccia una trentina di "prime", anche assolute (quelle note, ma non è escluso che siano di più), su una serie di cime: tra queste il Brentoni, il Crissin, l’Avanza, la Creta Forata, il Fleons occidentale, il Volaia, lo Zermula, la Cima Capolago, il Sernio, il Cuestalta (è una probabilità, perchè la cima indicata è la sconosciuta Edelweisspitze, in zona Cason di Lanza, e la quota coincide). Raggiunge in prima assoluta la vetta del Tuglia, sul Cavallo di Pontebba, sale lo spallone nord, oggi percorso dalla ferrata Contin, sulla Creta d'Aip l'attuale "via della bicicletta", effettua la prima invernale sul monte Peralba.
Nella "grande settimana" dall’8 al 14 settembre 1900 scopre l'attuale via normale dell'Avanza, traversa la Creta Forata aprendone la cresta sudoccidentale, sale per la prima volta il Tuglia, concatena la cresta dei Fleons (per l'Edigon e la Creta Verde si tratta di altre prime assolute), per concludere con la Cresta dei Biegenkopfke.
Le sue salite si fermano sempre alla Valcanale, come ci fosse un tacito impegno con il poco più anziano Kugy, che negli stessi anni sta perlustrando le Giulie.
Affianca alle ascensioni un'intensa attività di divulgazione: Patera scrive su tutte le maggiori riviste alpinistiche di lingua tedesca, e redige numerose monografie alcune delle quali sulle montagne friulane. Rimane il testo sul Cavallo, mentre quelli sulle Alpi Clautane e sullo Stefanogruppe, ovvero la catena Brentoni-Popera-Crissin, sono andati perduti nell'incendio della sua casa nel borgo Kreuth di Kötschach. Dalla sciagura, avvenuta nel marzo del 1929, si salvò saltando dalla finestra l'unica figlia Lotty, avuta dalla compagna Aurelia Kellner. Persona che costituisce una sorta di mistero, perchè il suo nome compare sulla tomba di famiglia e nei necrologi, però dalle testimonianze risulta anche l'esistenza di una moglie, Marianne, con la quale è attestata anche la salita al Rosskopf (una prima documentata, forse assoluta).
Patera fu piccolo editore in proprio, e si impegnò nella valorizzazione di alcune zone alpine. Convinse Karl Schottner ad acquistare la capanna Leitmeritz nelle Dolomiti di Lienz per farne un rifugio (l’attuale Karlsbadhütte) e fondò, nel 1910, la società Tauriskia, per acquistare e gestire a fini
alpinistici una capanna di caccia, la Tauriskiahütte, oggi Untere Gasthofalm, c/o il Radstat tunnel.
Nella Grande Guerra fu Alpiner referent, come Kugy. E come "Onkel Julius" si prodigò perché postazioni e baraccamenti venissero posizionati in zone non battute dalle valanghe (in alcuni casi i suoi consigli rimasero inascoltati, con gravi perdite umane).
Dopo il conflitto continuò l'attività alpinistica e pubblicistica sino alla morte, avvenuta nel marzo del 1931, a 56 anni, per una diagnosi errata: in una salita scialpinistica sui monti di Kötschach contrasse una polmonite che venne curata come un semplice raffreddore, portandolo al decesso in una settimana di atroci sofferenze. A ricordarlo, oggi, oltre alle sue vie e ai suoi scritti, conosciuti più nell'area germanofona che in Italia, rimangono alcune cime, e l'Alta via delle Dolomiti numero 7, dal monte Dolada al Cimon del Cavallo, intitolata ufficialmente al suo nome.
Nella Grande Guerra fu Alpiner referent, come Kugy. E come "Onkel Julius" si prodigò perché postazioni e baraccamenti venissero posizionati in zone non battute dalle valanghe (in alcuni casi i suoi consigli rimasero inascoltati, con gravi perdite umane).
Dopo il conflitto continuò l'attività alpinistica e pubblicistica sino alla morte, avvenuta nel marzo del 1931, a 56 anni, per una diagnosi errata: in una salita scialpinistica sui monti di Kötschach contrasse una polmonite che venne curata come un semplice raffreddore, portandolo al decesso in una settimana di atroci sofferenze. A ricordarlo, oggi, oltre alle sue vie e ai suoi scritti, conosciuti più nell'area germanofona che in Italia, rimangono alcune cime, e l'Alta via delle Dolomiti numero 7, dal monte Dolada al Cimon del Cavallo, intitolata ufficialmente al suo nome.