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Alcune note sulla cartografia antica della zona M.Pizzocco e dintorni
“...I documenti cartografici antichi sono spesso considerati più come una curiosità storica che come un serio oggetto di studio e ciò dipende in parte dalla presenza di molti errori che possono scoraggiare l'analisi del contenuto...” Verissimo, ma la curiosità è uno stimolo che alle volte crea ricerche, dalle quali ogni tanto esce qualcosa di storicamente molto interessante.
Sfogliando il ”Saggio Storico” di Enrico De Nard, dalla cui prefazione è stato tratto il virgolettato, e che sarà una delle fonti principali di queste righe, è possibile descrivere in maniera facilitata l'evoluzione della cartografia antica tra M.Pizzocco, Erera e Val del Mis.
Le rappresentazioni cartografiche sono dapprima delle pergamene con disegni fatti a mano ed archiviate dapprima nelle chiese e nei conventi, poi nei vari archivi ecclesiastici e di stato. La Repubblica di Venezia fu la prima che intuì la grande importanza da dare alle rappresentazioni grafiche del territorio. Per poter meglio disquisire sui confini ed il loro tracciamento, sui pericoli provenienti dalle varie zone, sull'impegno delle truppe per la custodia dei territori che spesso venivano 'dannificati' da eserciti d'oltralpe, veniva ordinato di produrre cartografia, allora chiamata 'dissegno', da affiancare alle carte 'portolane' usate dalla loro gente di mare.
Le prime rappresentazioni grafiche degne di menzione e veramente significative sono quelle del Giacomo Gastaldi, definito il più grande cartografo italiano del sedicesimo secolo, che riusciva a mettere al loro posto fiumi, città e montagne, con una gradevole proporzione. Successivi cartografi presentavano il loro 'dissegno' con scene pastorali, cornici barocche e distorsioni prospettiche che non davano una corretta visione della realtà pur strabiliando per la ricchezza artistica.
Ritaglio da: “Marcha Trevisana, nova tavola” datata 1548 di G.Gastaldi.
Ecco che appare per la prima volta il torrente “Mis F.” sulla carta titolata “Marcha Trevisana, nova tavola” Le montagne venivano rappresentate identiche, senza alcuna differenziazione tra l'una e l'altra, così come paesi od ospizi. Veniva rappresentato il Mis, il lago di Vedana (anche l'abitato di Agre in Val Cordevole – allora era una chiesa con 'hospitale').
Alla fine del 1500 ed inizi del 1600 la produzione cartografica comincia ad essere stampata utilizzando incisioni litografiche. Uno dei maggiori cartografi di questo periodo fu Giovanni Antonio Magini di cui l'opera postuma fu l'Atlante Italia, composto da 61 tavole tra cui 'Il bellunese con il Feltrino e il Cadorino'. Lo stile del Magini durerà oltre un secolo. Per avere finalmente qualche informazione toponomastica ed orografica del territorio della 'destra Mis' bisogna attendere la cartografia del Grandis del 1713. Il disegno ha fini riservati militari e si propone, come richiesto, di illustrare il territorio con i nomi allora conosciuti e con una tabella di note numerate in calce.
Ritaglio da F.Grandis 'Dissegno del territorio di Felre, 1713'
Ritaglio da F.Grandis 'Dissegno del territorio di Felre, 1713' – Note in calce
Il contenuto delle note erano i punti in cui dovevano essere poste delle guardie o tagliati i sentieri a difesa del territorio in caso di invasioni o di epidemia. In questi casi venivano fatti tagliare i sentieri nei 'punti più precipitosi'. L'epidemia era temuta come le guerre. A fianco del numero 37 viene riportato in nota :” sarà tagliata la strada della Cimogna al sito detto scorteggade sive Forcella di Branzol”. I numeri 36-39-40-41 riguardano tutti i dintorni di 'Val Alta' dove veniva disposto un grande numero di guardie presso la 'Minera di RR.. da Vedana' .
Ecco che appaiono i nomi Val Alta, Arera, Branzol, Campo Torondo, Valon, Monte della Costa Longa, Val del Brenton, Cole del Brenton, Monte di Suspiroi, Forca, Monte di Palia ecc.
Anche i sentieri fanno la loro comparsa: si nota quello che da Sagron Basso oltrepassa la Val Pezzea, scavalca la dorsale e porta in Val Canzoi per 'Scortegade sive Forcella di Branzol', (sive in latino significa 'o, cioè, oppure') oronimo che ora chiamiamo Forcella dell'Omo. (vi è ad Est del M.Agnelèze altro vallone chiamato 'scortegade' ma questa carta non lo riporta.) Anche per il passo Forca era indicato un sentiero che portava a 'Campo Torondo' ed 'Arera'.
Nel 1777 a Venezia con uso del francese, venne stampata la carta 'Le Bellunèse, le Feltrin et le Cadorin' da Paolo Santini (Prelato, morì a Belluno nel 1793 dove risiedevano suoi parenti).
La rappresentazione grafica riporta tutta la zona del Mis senza alcun toponimo, confermando la segretezza militare della rappresentazione precedente del Grandis.
(interessante è l' ubicazione di due insediamenti, sucessivamente persi, Toppe e Pegolera sull'impluvio del Cordevole).
Ritaglio da: 'Le Bellunèse, le Feltrin et le Cadorin' di Paolo Santini -1777-
ll Cartografo Marco Sebastiano Giampiccoli nel 1780 incideva 'il territorio del Feltrino' , all'epoca l'incisione era considerata di qualità leggermente inferiore rispetto ad altre sue incisioni, ma buona
sia come idrografia che come toponimi; appaiono dei tratteggi riportati poi in altre stampe. Molto interessante stabilire se questi tratteggi, in relazione alla data storica, potessero essere confini, sentieri, od entrambi. In particolare si noti il tratteggio che risale la Val del Brenton volgendo poi a sud con una labile diramazione per la Val dei Cantoni (alta Val dei Burt) e più netta per la Val Falcina a nord del 'M.te di Suspiroi'. I monti sono disegnati identici, appare chiaro che il Monte di Palia sia l'odierno M.Pizzocco e questo lo confermeranno ulteriori rappresentazioni grafiche .
R.S.Giampiccoli 1780 - 'La provincia di Feltre' Idem -ingrandimento-
Un'altra rappresentazione più grossolana del Giampiccoli ( 1780).
Nel 1783 Il cartografo bellunese Antonio Zatta con una incisione di pregio rappresenta il territorio Feltrino ed in particolare la zona tra Erera e Val del Mis, purtroppo non aggiunge nulla di nuovo alla toponomastica né usa gli strumenti scientifici già esistenti all'epoca. La 'val del Brenton', una delle poche valli sempre nominate, deriva da 'brenta', cioè grande recipiente, pignatta, catino; chi si reca sul posto sul largo sentiero turistico capirà piacevolmente il perchè.
Ritaglio: A.Zatta 'Il feltrino'-1783
Sorvolando sul posizionamento di passi, chiese e valli che ricordano le prime righe di queste note,
la sua incisione appare un bel disegno che tenta di dare all'immagine una sorta di tridimensionalità , con ombreggiature prevalenti delle zone ad est dei monti che però non si riconoscono nella realtà se non per la loro maestosità. Si nota a sinistra il Monte de Bernardi (M.Pievidur) ed il Monte di Palia (M.Pizzocco) al centro. Sulla destra il Monte de Suspiròi (M.Sperone) rappresentato come una aguzza crestina ed il monte detto 'La Rocca di Vedana'.
Questa è una delle prime rappresentazioni dove l'oronimo 'monte' viene inteso e disegnato come cima e non come zona di pascolo o di monticazione di bestiame come veniva fatto nelle precedenti rappresentazioni grafiche.
Gli anni 1780-90 sono gli ultimi nei quali troviamo una rappresentazione dei luoghi stimata con le lunghezze delle strade del fondovalle. In effetti non vi era la possibilità di stimare altrimenti le distanze se non ad 'occhio', naturalmente con la consulenza di persone dei luoghi e, per le zone di montagna, dei cacciatori che già nel 1700 usavano i fucili (il 'tiro di fucile' era quasi una misura).
Ritaglio da: DOGLIONI LUCIO (mons) 'Notizie istoriche e geografiche di Belluno e sua provinciia'- 1780 note del 1816- ' Editore Forni rist. anast. 1976. Pag.59
La cartografia in seguito sarà quella 'scientifica' ottenuta da misure esatte di partenza, misure di angoli e calcoli trigonometrici che daranno la possibilità a pochi eruditi di operare per i militari e nel settore civile delle confinazioni: saranno chiamati agrimensori e poi cartografi. Compito del cartografo è disegnare carte che, con una distorsione minima, illustrino quelle caratteristiche che il fruitore della carta ritiene desiderabili. Un termine per indicare carte con proiezione corretta, non distorta, è 'ortomorfiche'.Tali carte riproducono fedelmente la forma di piccole parti della superfice raffigurata, ma non quella dei continenti o di superfici molto vaste.
La cartografia scientifica in scala offrì un grande incremento all'industria scientifica del settore specie in Inghilterra e Germania, ma anche in Italia con grandi 'botteghe' di produzione ottica per leUniversità. Si cominciarono a produrre, per uso di ricerca scientifica dapprima e poi per uso militare, i primi teodoliti. La precisione di questi ultimi arrivava alla rilevazione del decimo di grado. Essi permettevano, da un punto relativamente comodo, di mirare verso cime di montagne, campanili, case ed altri obbiettivi, per poter stabilire misure di distanza anche verso punti inaccessibili. Con la rilevazione degli angoli, venivano fatti calcoli trigonometrici e le misure risultanti venivano riportate in scala sulla carta.
Le confinazioni e le misure agrimensorie erano uno dei lavori più richiesti a questi personaggi che girovagavano con il mulo, tavoletta pretoriana, cannocchiale, bussola magnetica. L'Agrimensore Domenico Argenta, nel 1790 venne incaricato di effettuare per conto del Monastero di S.Chiara di Feltre, descrizioni e rilievi del territorio tra il Torrente Mis ed i pascoli di 'Arera e Branzol'. Fu così che venne depositata negli archivi ecclesiastici feltrini tutta la documentazione in merito che comprende preziose carte topografiche, le prime carte in scala della zona, ricche di informazioni orografiche e toponomastiche.
Le triangolazioni di Domenico Argenta 1790 – zona di Campotorondo, Mori e Pattine
Domenico Argenta 1790 – Ritaglio zona di confine tra Torrente Pezzea e Mis
Il ritaglio della carta di Domenico Argenta del 1790 rappresenta il confine tra Veneto e Tirolo scolpito sulla roccia presso la confluenza del torrente Mis e Pezzea che marca in modo incontestabile il territorio. Questa incisione si trova proprio dove termina il vecchio sentiero che scende da Sagron verso il greto.
D.Argenta-1790- Ritaglio tra Il Vallone di Campotorondo ed il Valon delle Moneghe
Gli ultimi anni del 1700 ed i primi anni del 1800 vedono la vera nascita delle carte topografiche militari funzionali agli eventi bellici di Austria e Francia. L'anno 1792 vede l'inizio della grande rappresentazione cartografica napoleonica del Louis Albert Ghislain Bacler d'Albe che verrà ultimata nel 1802 quando il Veneto era già passato all'Austria. L'ingegnere geografo al seguito di Napoleone compose in trenta fogli tutta l'opera che viene conservata presso I.G.M. di Firenze.
Ritaglio da: Bacler d'Albe 1792-1802 'Chartè gènèral du Thèatre de la guerre en Italie...ecc.'
L'opera è in scala 1:259200 ('una linea per trecento tese') Da notare il tracciato del percorso che da Cergnai porta nel Canal del Mis scavalcando la dorsale tra M.Palia (M.Pizzocco) e M.Suspiroi (M.Sperone). La percorrenza della Val del Mis era rappresentata tutta sulla dx orografica.
Dobbiamo constatare comunque che gli austriaci un lustro dopo (Barone Von Zach) fecero un lavoro molto più scientifico ed accurato, migliorando quello francese che requisirono ad Udine.
Ritaglio da Kriegskarte di Anton Von Zach - Cartografo Ludwig Geppert: zona Erera Brandol - Ritaglio da foglio XI-9
Ritaglio della KriegsKarte. Si noti l'assenza di informazioni sulle miniere di Vallalta site vicino alla 'Casera Vechia' allora pienamente in funzione. Sono però riportati tutti i sentieri che vi pervengono. La traccia rossa è il confine tra l'allora (1803) Veneto e Tirolo.
La fine della 'Serenissima' e quindi l'uscita dei Francesi dal Veneto con il subentrare degli austriaci dopo il trattato di Campoformio (1797-UD) vide la nascita della prima carta militare del Ducato di Venezia come primo atto della presa in possesso del territorio. Si tratta della 'Carta militare topografico-geometrica del Ducato di Venezia ' o 'Kriegskarte'. Il lavoro venne commissionato al Barone Von Zach nel 1798 che lo consegnò ai reali d'Austria nel 1805. (Dal 1804 il Veneto era di nuovo francese sino al 1814) Le zone riguardanti questa trattazione sono state cartografate da Ludwig Geppert (1802) per la zona di Erera - Piani Eterni – Campotorondo e dal Carlo Catinelli (1803) per la zona della destra Mis e Val Falcina. La scala delle tavole è 1:28800.
Troviamo nuovi oronimi, come L'Omi, La Pallasa, Lagnelesa, Narera, Coston Covolada. Come sentieri, ne seguiamo uno che dalle Pelse porta serpeggiando verso il Passo Forca. Il confine tra Veneto e Tirolo è evidentissimo, segnato con tratto rosso sulla sx in alto, ed alla confluenza dei torrenti Mis e Pezzea che erano confini naturali.
Guglielmo Seiffert ed Antonio Guernieri composero (1833-1866) la 'carta topografica della Provincia di Belluno' scala 1:43200 . E' il più importante lavoro topografico ottocentesco che riguardi direttamente la provincia di Belluno. E' una grande carta litografata composta da 24 fogli ognuno dei quali riporta una porzione di territorio. Le zone al di fuori della provincia rimangono bianche.
Negli spazi vuoti sono state disegnate le piante della città di Belluno, Feltre, Agordo, Pieve di Cadore, Longarone e Fonzaso. Questa carta, apparentemente, sembra un ingrandimento della Carta Militare Austriaca (1833-foglio XXX) ma in realtà è arricchita con nuovi toponimi e vie di comunicazione in modo però non omogeneo per tutta l'opera. In particolare sulla zona di Vallalta, presso le miniere, è riportata la strada rotabile che portava ai ripiani degli ingressi. Un altro particolare è quello delle 'Case delle Monache' (sx orografica Val Pezzea) che vengono riportate in territorio Austriaco. E' una cosa curiosa perchè le monache facevano riferimento al Convento di S.Chiara di Feltre.
Ritaglio da: 'Carta della Provincia di Belluno' – A.Guernieri-G.Seiffert 1866 ristampa .
Ritaglio da: DOGLIONI PAOLO - 'Schegge di storia Bellunese' ed. Tarantola BL -2012
NB: Nota dell'Ing. Minerario Niccolò Pellati al riguardo della Carta del Seiffert
Ritaglio da: IGM Belluno 023 – 1:100000 – Levata 1898
La carta d'Italia dell'istituto Geografico Militare di Firenze. Il principale lavoro fu la 'Carta topografica del Regno d'Italia'. Essa nacque dalla necessità di uniformare la variegata cartografia delle singole parti di territorio del Regno d'Italia finalmente unito. Dal 1875 venne decisa la scala 1:100000 per le future levature, con curve di livello 50 metri. e di 1:25000 con curve di livello 25 metri. Tra il 1895 ed il 1900 tutta la penisola italiana era cartografata in questo modo. Vennero edite anche le carte riservate militari dove comparivano pure le opere di fortificazione non riportate nelle carte civili. Le levate della cartografia italiana IGM si susseguirono ininterrottamente sino ad oggi mediamente ogni cinque anni. Le carte riservate militari vennero poi declassate con gli anni.
Ritaglio da IGM-1:25000 Gosaldo IV-SO Levata 1926
Dai primi decenni del 1900 si sviluppò anche l'aereofotogrammetria, un valido sistema di ortofoto aeree i cui fotogrammi ricoprivano grandi 'strisciate' di territorio. Ortofoto significa foto ortogonale, cioè fatta perpendicolarmente al terreno; fotografando da grandi altezze una piccola porzione di terreno, l'effetto della curvatura terrestre viene ridotto al minimo e quello che viene rilevato può considerarsi una proiezione indistorta.
La cartografia IGM fu data quindi in concessione alle Case Editrici turistiche che le sfruttarono come base per arricchirle di particolari alpinistici e di utilità turistica. Queste presentano una ricchezza di particolari orografici pari alle carte edite da IGM ed in più con la traccia dei sentieri segnati dal CAI, vie ferrate, tracce per discese di sci-alpinismo. rifugi, bivacchi, parcheggi, ecc
Ritaglio da IGM-1:25000 Gosaldo IV-SO Levata 1948
Un estratto di cartografia
Una ottima rappresentazione topografica in scala, purtroppo non acquisibile da sola, ma venduta assieme alla pubblicazione delle guide alpine è quel tipo di disegno (tavola o schizzo) a priorità orografica che troviamo, come esempio, nelle formidabili opere edite dal Touring Club come Guida dei monti d'Italia. Il Camillo Berti, Piero Sommavilla, Gino Buscaini, Piero Rossi sono alcuni dei pionieri di queste rappresentazioni. I disegni sono il frutto della consultazione di tutta la cartografia esistente per la zona trattata accoppiata alla conoscenza diretta ed indiretta dei luoghi. Il risultato è veramente quello che interessa l'alpinista: senza tanti dettagli, riuscire ad individuare velocemente i passaggi più o meno difficili tra le dorsali rocciose che vengono rappresentate come le venature di una foglia, avere a disposizione i toponimi locali, tutto in una visione complessiva assai difficile per le carte topografiche canoniche.
Foto c/o trattoria Bacchetti di Camolino: Monti del Sole - Pizzocco, carta dei F.lli Vedana
Un esempio di rappresentazione grafica di questo tipo è la Carta dei F.lli Vedana promossa dal CAI di Feltre nel 1973 con edizioni del 15.02, 01.03, 20.03 pubblicata come affissione presso la Trattoria di Camolino (tuttora consultabile nel 2016).
Nel 1798 Val del Mis e Gena rischiarono…
(Erano già nei piani dell’invasore austriaco)
Ho scritto queste righe con l’intenzione di riuscire a farle inserire in qualche pubblicazione riguardante la Valle del Mis, sperando che la cosa possa interessare magari marginalmente come nota storica, intanto le pubblico in questo mio sito di appunti di montagna.
L’importanza delle note è dovuta al fatto che le fonti dalle quali sono tratte e commentate provengono dagli studi militari austriaci del 1798-1805, che furono immediatamente segretati sino al 2005, quindi sconosciuti per gli scrittori e studiosi di cose di montagna sino a quella seconda data. Quando le truppe naziste tedesche bruciarono Gena Alta, nel novembre 1944, conoscevano la topografia del territorio perché le loro carte riportavano i dettagli della KriegsKarte del 1798.
Quadro di unione delle sezioni topografiche della KriegsKarte
Le descrizioni che seguono riguardano gli ultimi anni del ‘700 ed i primi dell’800: la Francia aveva conquistato la ‘Serenissima’ con un assedio ad oltranza di Venezia senza spargimento di sangue (per merito del Doge, dopo 500 anni di pace…) e successivamente, per poter proseguire con le sue armate verso la Russia aveva barattato praticamente questo passaggio con la donazione all’impero austriaco del sopravvenuto Ducato di Venezia.
Gli ufficiali cartografi stilavano la carta e descrivevano le zone assegnate pensando esclusivamente a tattiche di guerra, posizionamenti delle armate, facilità delle comunicazioni e sussistenza.
La sussistenza delle truppe veniva fornita dal territorio: dove l’armata sostava, venivano stilate delle obbligazioni cartacee che, date alle malghe e pastori, mugnai e negozianti, obbligavano i comuni al risarcimento dei ‘prelievi’. Si trattava praticamente di furti legalizzati dallo stato di guerra peraltro mai voluto dalla gente locale.
Giornalmente una armata abbisognava di circa venti mucche od un centinaio di ovini, circa quaranta sacchi di farina, una grande quantità di avena ed alfine biada per i cavalli e circa centocinquanta barili di vino. La sosta di una armata di fanti era considerata una rovina completa per le genti del territorio, sia per i ‘prelievi’ sia per i danni inevitabili che la truppa provocava alle cose, alle persone, specialmente alle donne. Di queste dannificazioni vi sono molte testimonianze sugli scritti delle opere di storici come l’ Alvisi o Ferdinando Tamis.
Leggendo le ‘Descrizioni militari’ (libro 1° della KriegsKarte) che sono state tradotte dal tedesco, nella nostra zona, descritta dal Capitano Catinelli, topografo austriaco di origine chiaramente italiana, sono state individuate perlomeno tre zone adatte ad un campo militare. Una di queste zone erano ‘le Gene’:
La scelta di questa località era giustificata da più motivi:
• per primo il fatto che allora Sagròn era in territorio tirolese ed una eventuale iintervento sarebbe partito da li ed avrebbe permesso all’armata di giungere nei buoni pascoli della Val del Mis in un giorno di cammino (allora le armate si muovevano di circa 15-20 chilometri per ogni tappa).
• La zona di Gena era protetta per tre lati da montagne insormontabili e quindi la difesa era ristretta al lato di Gena Bassa e tatticamente la poneva come prima scelta.
• Vi era acqua in abbondanza per la logistica dell’armata, spazi per gli attendamenti e molte malghe in valle da dove effettuare i ‘prelievi’.
Zona delle 'Gene' sul ritaglio della Kriegskarte del Von Zach - 1798-1805
Ecco la trascrizione dal tedesco (Traduttori D. Fossaluzza - D. Pace) delle considerazioni militari che il Cap. Catinelli scrisse ed inoltrò al generale A.Von Zach per la zona della Val del Mis:
(pag.272 vol.1)
“...via equestre verso la Valle del Miss. Dalle Rosse Basse una via equestre passa davanti a Santa Giuliana attraverso Jena Bassa verso Ca del Canal del Miss e da li verso Tiser o verso Sagron. Quest’ultima località si trova in Tirolo. Questa via equestre è perloppiù pessima. Si può percorrere solo con cavalli o animali da soma che si trovino nel canal del Miss. Si passa e si ripassa il Miss almeno ogni mille passi, che è molto impetuoso e pieno di pezzi di roccia staccati. E’ estremamente pericoloso, in particolare verso l’uscita dalla valle prima di arrivare a Ca del Canal. La ci sono pochissimi ponti e quelli sono fatti solo per le persone. Quì è indispensabile un’ abile guida che conosca bene tutti i guadi, che vada in acqua e conduca il cavallo. Sino ad oltre la Stua un pedone può avanzare quasi sempre attraverso un piccolo ponte ma di li in poi non si può che guadare. Si tratta di un corso d’acqua impetuoso, alto un piede e mezzo, due piedi e mezzo. Per quanto pessima sia la via equestre, essa è altrettanto importante, conduce in Primiero e di conseguenza è una comunicazione molto importante…”
(pag.274 vol.1)
“…catena montuosa fra il Cordevole e il Miss. Questa viene da Tiser dove c’è una forcella piuttosto profonda. Attraverso i monti di Mezzodì forcella di Pegolera, Mont Alto, Cima di Peralora, Cima di Carpenada e Spizzo di Vedana. Non è così alta come la dorsale della Prièta, ma costantemente rocciosa e scalabile a malapena. (NA: con Ponta de Prièta era indicata la Gusèla del Vescovà con il M.Schiara)
I possibili passaggi sono:
1- la forcella di Pegolera, che però non usano più neanche i cacciatori di camosci.
2- la forcella di Peralora,
3- i due passaggi presso Cima di Carpenada non del tutto pericolosi. Il punto più alto di questa dorsale è il Monte Alto.
Catena montuosa fra Val di Canzoi e Canal del Miss. Le Vetti proseguono attraverso il passo di Finestra presso una forcella. All’origine del Canzoi la montagna sale ancora e forma la dorsale montuosa di Bandol, Narera e Monte Torondo, tre casere che la dorsale lascia a sud. Tutto questo tratto è quasi piano, ha belli alpeggi e solo qua e la, in questa sezione, singole alture e cime si snodano fino al Pizoc e all’Agnelezze.
Questa zona ha un pendio quasi verticale verso tutti e quattro i punti cardinali; quello verso il canal del Miss consiste in una parete rocciosa verticale che dà la possibilità di passare anche se con estrema difficoltà. Questo passaggio attraversa la Cima di Cimia verso la Valle Follina..”.
(NA: intendi Val Falcina, il Cap Catinelli aveva mappato l’anno prima la zona di Vittorio Veneto – Follina)
(pag.276 Vol.1)
“…Fiume Miss. Le caratteristiche principali di questo corso d’acqua sono state dette nella descrizione della via equestre lungo il Canal del Miss. Presso Santa Giuliana scorre fra due pareti rocciose e proprio li non è assolutamente impetuoso. Si può transitare lungo il suo letto con dei carri grandi…”
(pag.277 Vol.1)
“…Posizioni militari. Nella Valle del Miss le alture di Jena procureranno un appostamento sicuro. Le truppe appostate per la loro difesa dovrebbero temere solo moltissimi aggiramenti ma perciò non sarebbero sottoposte ad alcun attacco. Le pareti rocciose dalle quali sarebbero circondate parzialmente le protegerebbero da ogni attacco ma altrettanto facilmente sarebbero bloccate….”
Una considerazione con il senno di poi:
l’imperatore austriaco aveva in mente piani molto aggressivi per l’immediato futuro, perché la numerazione dei fogli topografici del Ducato di Venezia lascia capire una cosa molto importante: l’opera completa avrebbe dovuto comprendere anche l’attuale Lombardia, parte della attuale Slovenia e Croazia. Era già quindi previsto un allargamento dell’impero verso est e verso ovest, ma ufficialmente lo si è capito solo dopo il 2005…
Bibliografia:
VON ZACH ANTON - Kriegskarte 1798-1805 -Il ducato di Venezia nella carta di Anton Von Zach –Editore -2007
Fondazione Benetton-Grafiche Bernardi Pieve di Soligo ,Tv-2005 – Descrizioni militari Vol I-II.
MASSIMO ROSSI - L’officina della Kriegskarte– - Descrizioni militari- Edizioni Fondazione Benetton
Grafiche Bernardi Pieve di Soligo Tv-2007
ENRICO DE NARD - Cartografia Bellunese –saggio storico – Ist. Bell. di Ricerche sociali e culturali serie ‘varie’ n.10 -1985 –Tipografia Piave -Belluno
(ricerca di Gian Garzotto -2011- Belluno)